martedì 4 giugno 2013

amianto sentenza eternit: i risarcimenti li avremo soltanto se ci aiuta lo stato

“R isarcimenti? Li avremo soltanto se ci aiuta lo Stato” DOPO LA SENTENZA ETERNIT, ASSOCIAZIONI E COMUNI CHIEDONO L’INTERVENTO DEL GOVERNO DECIDE IL MINISTERO Per recuperare i soldi che deve lo svizzero Schmidheiny, il sindaco di Casale suggerisce di fare una rogatoria internazionale e Andrea Giambartolomei Soltanto lo Stato, dicono le associazioni delle vittime e gli amministratori locali, può far applicare la sentenza Eternit e far recuperare il risarcimento che deve lo svizzero Stephan Schmidheiny. E ancora: l’amianto deve essere messo al bando in tutto il mondo, la richiesta parte da Casale Monferrato dopo la condanna a 18 anni di carcere a Stephan Schmidheiny, l’ex proprietario dell’Eternit. Secondo le stime dell’Or - ganizzazione mondiale della sanità (Oms), circa 125 milioni di persone sono esposte all’amianto al lavoro e di queste più di 107 mila muoiono ogni anno per cancro ai polmoni, mesotelioma e asbestosi. Grazie alla convenzione di Rotterdam, 152 Stati hanno vietato l’amianto, ma non quello crisolito perché Canada e Russia hanno posto il veto. Nella Ue il materiale è proibito, ma in molti Stati i responsabili dell’inquinamen - to restano impuniti. LA SODDISFAZIONE per quella che rappresenta la prima sentenza di condanna al mondo per disastro ambientale doloso permanente e che come tale, seppure abbia mietuto vittime nel nostro Paese, supera di gran lunga i confini italiani, rischia di infrangersi contro le enormi difficoltà per ottenere i risarcimenti. Quasi 90 milioni di euro fra amministrazioni locali, parenti delle vittime e operai. La difficoltà sta nel fatto che il solo proprietario di Eternit rimasto, l’al - tro il barone belga Louis de Cartier de Marchienne è deceduto un mese fa (per lui dovrebbero pagare gli eredi, ma una causa civile durerebbe almeno 15 anni), lo svizzero Stephan Schmidheiny potrebbe dire, come è probabile: se siete capaci venite a prendervi i soldi. Tradotto significherebbe dover affrontare un iter lungo, azzardato e costosissimo che vedrebbe come primo atto la richiesta di rendere esecutiva la sentenza in Svizzera, e di conseguenza dare avvio a rogatorie per il sequestro dei beni. Una guerra giudiziaria che al magnate svizzero non scalfirebbe un baffo visto che Stephan Schmidheiny, cittadino svizzero-tedesco con villa a Zurigo, che vive prevalentemente in Costa Rica, fino a qualche anno fa, prima di occultare parte del suo patrimonio per un ammontare di parecchi miliardi, era all'apice della scala dei più ricchi al mondo. Possiede società in attività con capitali sociali che si aggirano intorno a qualche decina di milioni di euro, ville in molti Paesi del mondo. Qualche anno fa, quando tentò di giocare la carta della filantropia, costituì in Brasile fondazioni per lo sviluppo sostenibile a colpi di un miliardo e mezzo di dollari (ma si potrebbe cercare di recuperare i soldi anche da lì). BASTI RICORDARE che dall'84 al 2005, come scoperto dal pm Raffaele Guariniello, ha ingaggiato lo studio legale Bellodi&C con uno staff di sei specialisti per tenere in piedi un sistema di spionaggio per controllare la magistratura e l'Associazione famigliari delle vittime da amianto. “Che si avvaleva anche della collaborazione di Cristina Bruno, giornalista freelance, ora radiata dall'Ordine, che con la scusa di informare partecipava alle riunioni dell'Associazione per poi riferire ogni decisione” spiega Bruno Pesce coordinatore dell'Associazione familiari delle vittime da amianto, che si dice fiducioso di ottenere il risarcimento come da sentenza solo se scenderà in campo lo Stato. “Stiamo parlando di una multinazionale preponderante del cartello dell’amianto estratto al 70% in Russia utilizzato dalla Cina, dall’India, dall’Asia, dall’Africa e dall’America latina che per anni ha negato la cangerosità e in seguito ha affermato che veniva lavorato in sicurezza tanto da non pagare più l'Inail a Casale. Appare alquanto improbabile se non impossibile che noi da soli riusciremo ad ottenere le provvisio-nali a meno che lo “svizzero” non giunga a miti consigli e decida di rispettare la sentenza, ipotesi che considero remota”. E aggiunge: “La sola soluzione, soprattutto ora che è stata stralciata la posizione dell'Inail che sarebbe stato per noi un ottimo traino istituzionale, è che sia lo Stato a pretendere che la sentenza venga attuata. Sarebbe un messaggio di portata straordinaria che uno Stato democratico come sarebbe naturale che fosse, per la prima volta si facesse carico di difendere i diritti negati riconosciuti come tali da una sentenza, ripeto storica. Noi restiamo fiduciosi”. O come suggerisce il sindaco di Casale, Giorgio Demezzi, ci vorrebbe “un mandato di cattura internazionale” e questo dovrà valutarlo il Ministero di Grazia e Giustizia. Una cosa è certa: la palla ce l'ha lo Stato, il solo capace di fare pressioni internazionali sulla Svizzera come dovrebbe essere suo dovere e diritto considerando anche che l'Italia è il Paese europeo che seppure sia maggiormente colpito da mesotelioma investe meno nella ricerca nella lotta contro questo genere di tumore. Senza trascurare un altro dato certo e sconvolgente: a Casale il numero delle vittime toccherà il suo punto più alto nel 2020. Il fatto quotidiano 5 giugno 2013

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