sabato 8 giugno 2013

Sequestrata in Romania la discarica di Ciancimino

LA PROCURA DI ROMA HA BLOCCATO IL SITO STIMATO IN 100 MILIONI DI EURO. NELL’ORDINANZA CITATA LA TRATTATIVA
di Rita Di Giovacchino
Obiettivo: rivendere la discarica in Romania,
valore stimato oltre 100 milioni, nonostante
le molte ipoteche giudiziarie poste dal Tribunale
amministrato di Palermo. Ma la procura di Roma
è arrivata prima disponendo il sequestro. Ieri il
gip Massimo Battistini ha firmato l'ordinanza che
sottrae la disponibilità dei beni alla società Ecorec.
Secondo l'accusa la discarica rumena appartiene
a Massimo Ciancimino.
La Trattativa ricorre spesso nelle conversazioni
(contenute nelle 200 pagine di ordinanza) tra lui e
gli altri indagati che via, via commentano gli sviluppi
dell'indagine sulla Ecorec che sembrano misteriosamente
intrecciarsi al destino del testimone
più importante. Gli indagati ricorrono a Skype
per parlare liberamente e c'è un fitto scambio di
telefonate tra l'imprenditore Romano Tronci e
Santa Sidoti, i fratelli Sergio e Giuseppe Pileri titolari
di una società che avrebbe dovuto sostituire
nell'asset la Sirco di Gianni Lapis (per ripulire le
quote provenienti dall'eredità dell'ex sindaco di
Palermo - secondo l'accusa), Raffaele Valente potenziale
acquirente insieme al romeno Victo r
Dombrovschi . Sono imprenditori e non soltanto
prestanome, preoccupati per la sorte dei loro investimenti.
Tranne Ciancimino, già indagato per
la stessa vicenda a Palermo, devono ora a rispondere
di riciclaggio per aver “ tentato di eludere i
vincoli della magistratura al fine di polverizzare il
tesoro di Ciancimino”. Nei prossimi giorni saranno
avviate le procedure di rogatoria per porre i
sigilli alla discarica in Romania. Proprio di questo
si preoccupano Tronci e Sidoti, che fanno da ponte
tra Ciancimino e gli altri, gli unici che l'imputato
è autorizzato a frequentare
per farsi consegnare soldi per le
spese correnti, avendo i conti
sotto sequestro.
“Loro potrebbero sequestrare
per conservare le cose”, dice
Tronci a Sidoti secondo cui “è
quello che farà Pignatone, ora
hanno la motivazione... per l'incriminazione...
dicono che volevano
vendere”. Tronci “Bisogna
vedere cosa farà la Romania..”.
“Per questo serviva il provvedimento di sequestro”.
“Sì, non è tanto Pignatone, sono i Carabinieri
che conducono le indagini..”
Il riferimento è al colonnello Sergio Di Caprio, più
volte citato da Ciancimino come Ultimo, nome
assunto durante l’operazione per la cattura di Riina
che gli è poi costato il processo
insieme al colonnello Mori
per la mancata perquisizione
del covo. I due temono una vendetta,
dicono anche che la procura
di Palermo non è interessata
alla loro sorte, a loro serve
soltanto “tenersi Massimo come
testimone”. Si chiede la Sidoti:
“Chi è più importante la
trattativa o noi?”. La risposta perentoria
di Tronci è: “ Massi -
mo”, Ma Ciancimino cerca di rassicurarli, non li
tradirà e vanta di aver posto delle condizioni in
procura: se non garantiscono la protezione promessa
o lui cesserà di testimoniare sulla Trattativa.
“L'ha messa giù in modo chiaro ai pm”, commenta
la Sidoti. Il fatto quotidiano 9 giugno 2013

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