L'azienda dei Benetton un anno fa aveva cercato di tamponare il movimento dei piloni e rassicurava: "Non c’è nessuna preoccupazione”. Ma oggi è costretta a correre ai ripari. I suoi progetti, però, sono "impossibili" per il geometra Ricci, che aveva realizzato l'infrastruttura negli anni Sessanta
di David Marceddu | 22 giugno 2013 http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/22/variante-di-valico-autostrade-incarica-due-esperti-per-fermare-frana-sul-viadotto/634142/

“Società Autostrade – spiega al Fatto quotidiano il professor Braga, che peraltro ha appena terminato il mandato di sottosegretario col governo Monti – vorrebbe bloccare il movimento dei piloni senza aspettare l’esaurirsi della frana”. Braga non lo dice, ma visto che nessuno può prevedere se e quando il movimento franoso si fermerà, Autostrade è preoccupata per quel suo gigantesco ponte che dal 2011 a oggi si è spostato di oltre 13 centimetri e che non accenna a fermarsi. Il progetto dei due professori è solo in fase di studio, ma appare ambizioso: “La grande frana di Ripoli è troppo grande per essere controllata – ragiona Braga – ma il viadotto sta alle sue estremità. Quindi l’idea è quella di fermare solo il terreno intorno ai piloni, dove i volumi sono più contenuti, isolando quella parte di terra dal resto della grande frana. Del resto – prosegue – il piano di scorrimento su cui cammina la frana non è a 80 metri come nel paese di Ripoli, al centro del grande ammasso, ma a pochi metri di profondità”. Fermarlo come? “Stiamo esaminando varie possibilità: pali, tiranti, o una combinazione dei due, oppure diaframmi che andrebbero a monte delle fondamenta del ponte, in modo tale da bloccare la frana e i movimenti del viadotto”.
La notizia del progetto lascia di stucco il comitato dei cittadini ripolesi che da anni si battono per salvare il piccolo borgo montano – ma soprattutto, sotto al quale stanno passando gli scavi della galleria Val di Sambro della Variante di valico. Non è stato solo il ponte a soffrire: quei lavori, risvegliando almeno tre grandi frane, hanno creato e continuano a creare seri danni agli edifici, con sgomberi forzati e persone costrette a vendere ad Autostrade la propria casa. “Quella che stanno pensando per il viadotto è un’operazione ingegneristica praticamente impossibile”, osserva Dino Ricci, il geometra in pensione alla guida del comitato di ripolesie che negli anni Sessanta è stato coinvolto nella costruzione di quel viadotto. “Il muro sotterraneo che dovrebbe fare da diaframma andrebbe legato con i tiranti dove la terra è ferma, cioè sotto il piano di scorrimento. E quest’ultimo non si trova a pochi metri di profondità, come dice Braga, ma sotto i 40 metri come evidenziano tutti gli studi. Sarebbe come imbragare mezzo Vajont con un muro”.
Inizialmente, nei primi mesi del 2012 la società dei Benetton aveva provato a negare che la frana interessasse la vecchia Autostrada del sole col suo ponte (”errori di misurazione”, si disse), ma dopo un’interrogazione parlamentare all’allora ministro Corrado Passera, era arrivata l’ammissione: ”Non c’è nessuna preoccupazione per l’infrastruttura”, aveva rassicurato il condirettore generale di Autostrade per l’Italia, Gennarino Tozzi. “Abbiamo almeno 30 viadotti in Italia che hanno movimenti superiori e che gestiamo regolarmente. Quindi fino ai 13-14 cm di movimento non c’è nessun problema”. Ma quella soglia è stata oltrepassata e così mentre Ripoli coi suoi abitanti centimetro dopo centimetro cammina verso valle assieme alla frana nell’indifferenza della politica e delle istituzioni, Autostrade cercherà di mettere in salvo quel viadotto, indispensabile per gli italiani e per la sopravvivenza economica dell’azienda.
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