sabato 8 giugno 2013

Capolinea Alemanno 5 anni vissuti assai maldestramente in forte calo

CAPOLINEA ALEMANNO
CINQUE ANNI VISSUTI
ASSAI MALDESTRAMENTE
DOMANI ROMA RISCHIA DI PERDERE IL SUO PRIMO SINDACO DI DESTRA
QUANDO FU ELETTO I TASSISTI FECERO I CAROSELLI IN CITTÀ
ORA, TRA PARENTOPOLI E AMICI INDAGATI, È DATO IN FORTE CALO

Entrò in Campidoglio
più incredulo
che felice, con tanti
saluti romani a fargli
da ala e i clacson dei tassisti
a strombazzare come colonna
sonora. Cinque anni dopo
quel 28 aprile 2008 in cui venne
eletto sindaco di Roma, battendo
il favorito Francesco
Rutelli, Gianni Alemanno deve
guardare negli occhi la sua
grande paura. Quella di perdere
il Palazzo Senatorio: forse
l’ultimo fortino della destra
“sociale”, figlia più o meno diretta dell’Msi di
cui Alemanno fu orgoglioso dirigente. La destra
che Berlusconi ha sempre sopportato come
un passeggero che non si può far scendere, ma a
cui non si possono lasciare i comandi. Il sindaco,
orfano di B., dei tassisti e di tanta destra
spera ancora nella rimonta su Marino. E forse
ripensa agli anni della sua giunta. Tali da riempire
un dizionario degli errori.
Camerati
Durante il lustro di Alemanno, le società comunali
hanno accolto tanti reduci dell’e s t r ema
destra. Come l’ex naziskin Stefano Andrini,
nominato nel settembre 2009 ad dell’Ama
Multiservizi, municipalizzata che si occupa di
rifiuti. Proprio lo stesso Andrini condannato
assieme al fratello a tre anni di carcere (in appello),
per aver preso parte al pestaggio di due
ragazzi di sinistra davanti al cinema Capranica,
nel 1989. L’opposizione e la comunità
ebraica insorsero, ma Alemanno lo
difese strenuamente: “Ha pagato
ed è stato riabilitato”. L’a v v e n t ura
di Andrini come ad è finita
pochi mesi dopo: coinvolto nell’inchiesta
sul senatore Pdl Di
Girolamo (accusato di riciclaggio
e compravendita di voti), si
è dimesso. In Campidoglio
sbarcò anche Mario Vattani,
processato ma prosciolto per il
pestaggio del Capranica. Venne
scelto da Alemanno come consigliere
diplomatico, ma ruppero nel
maggio 2010. Mesi dopo, emerse il
video in cui Vattani, console ad Osaka,
si esibiva con il suo gruppo a un
raduno di CasaPound. Tanti altri i nomi:
da Francesco Bianco, ex Nar assunto
dall’Atac (municipalizzata dei trasporti)
e sospeso per aver ospitato insulti antisemiti
su Facebook (è stato poi riassunto), a Gianluca
Ponzio, ex Terza Posizione, capo servizio
relazioni industriali in Atac.
Mancini
Solo a sentirne il cognome, Alemanno s’infuria.
RiccardoMancini, ex ad di Eur Spa ed ex tesoriere
del comitato Alemanno, è stato arrestato in marzo
con l’accusa di aver intascato una
mazzetta da 600mila euro
per pilotare un appalto da
45 filobus in favore della
Breda Menarini. Ha
ammesso di aver ricevuto
80mila euro, che ha
poi restituito alla Breda,
ottenendo i domiciliari.
Alemanno ripete da mesi:
“Mancini non era il
mio braccio destro”. Ma
come tesoriere scelse proprio
l’ex Avanguardia
Nazionale, condannato nel 1988 a un anno e 9 mesi
per violazione della legge sulle armi. Colpisce un’in -
tercettazione dello scorso settembre, in cui Alemanno
strapazza così Mancini: “Perché non m’hai
chiamato? Ma che cazzo c’avete nel cervello? Uno vi
aiuta, non c’è niente da fa’, capito? Siete scemi”.
Metro
L’ha inaugurata nel giugno 2012, convinto che fosse
il volano per recuperare consensi. Ma la metro
B1, prolungamento della linea B con 3 fermate in 4
chilometri, è stata una Caporetto per Alemanno.
Già il giorno dopo il varo, la linea si è bloccata per
40 minuti: il primo di innumerevoli guasti e ritardi.
L’Atac ha puntato subito il dito contro i macchinisti,
accusandoli di sciopero selvaggio. E il sindaco
si è accodato, invocando il prefetto. Ma il personale
ha sempre smentito: “Gli straordinari sono
all’ordine del giorno”. Alemanno ha nominato
una commissione sul caso, che ha dato una chiara
risposta: “Le cause sono imputabili a problematiche
organizzative e tecniche che avrebbero dovuto
trovare soluzione prima dell’apertura degli
impianti”. Tradotto, la B1 è stata aperta troppo
presto, senza personale e mezzi necessari.
Neve
Nel febbraio 2012, su Roma cadono tra i 30 e i 60
centimetri di neve: abbastanza per paralizzare la capitale
d’Italia, con code di decine di chilometri sul
raccordo anulare e mezzi pubblici in gran parte fermi.
Il sindaco se la prende con la Protezione
Civile: “Ci avevano annunciato 35 millimetri di neve”.
Il capo Dipartimento, Franco Gabrielli, replica:
“I 35 mm sono riferiti a cumulate di precipitazione
di acqua equivalente: se riferiti a neve si trasformano
in centimetri”. Nel frattempo, criptiche ordinanze
sull’obbligo o meno delle catene per le auto
e caos nelle scuole: aperte, ma con dentro solo insegnanti
e impiegati. Una foto impietosa ritrae gli
operatori comunali con pacchi di sale da cucina.
Pajata
L’ha ammesso persino lui: “Il pranzo con Bossi
non lo rifarei”. Il pasto, consumato nell’ottobre
2010 in piazza di Montecitorio, doveva sancire la
pace tra Roma e Padania dopo una battutaccia del
senatur: “Sono porci questi romani”. Alemanno e
Renata Polverini mangiarono pajata e coda alla
vaccinara assieme al padre della Lega. La governatrice
imboccò più volte Bossi.
Pare nto poli
Nell’era Alemanno, Atac e Ama hanno assunto circa
2000 persone: in parte con chiamata diretta, con
buona pace di bandi. Negli atti dello scorso settembre,
la procura elencava 49 casi sospetti in l’Atac:
dalla moglie di un assessore al nipote dell’ex ad
Adalberto Bertucci, sino a diversi dirigenti Pdl. Ma
il volto simbolo rimane un’ex cubista, segreteria di
un dirigente. L’Ama ha dato un lavoro, tra gli altri, al
genero dell’ex ad Franco Panzironi e alla figlia del
caposcorta del sindaco, Giorgio Marinelli, dimessosi
dopo l’esplodere del caso (il figlio era stato assunto
in Atac). In tv, Alemanno ha rivendicato: “Su
2000 assunzioni i casi su cui si indaga sono solo 80”.
Gli 850 assunti in Atac costano decine di milioni, a
un’azienda che nel 2012 ha chiuso con perdite per
157 milioni e che in 5 anni ha cambiato sei ad.
Sicurezza
Per Alemanno fu la chiave per arrivare al Campidoglio.
Nella campagna contro Rutelli, l’ex An
parlò di “una città in pericolo”, visitando i luoghi
di aggressioni e omicidi. Ma nei suoi anni da
sindaco è esplosa la guerra tra bande, con sangue
a profusione. E Alemanno ha scoperto una verità:
“Non esiste la bacchetta magica, sulla repressione
dei reati ho le mani legate” (Repubblica ,
agosto 2012). La nemesi, per il sindaco che prometteva
ordine. Da destra. Il fatto quotidiano 9 giugno 2013

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