mercoledì 19 giugno 2013
energia le lobby si riprendono 135 milioni il governo non taglia le bollette
ENERGIA, LE LOBBY SI RIPRENDONO
135 MILIONI. ED È SOLO L’INIZIO
ADDIO A PARTE DEI TAGLI ALLE BOLLETTE NEL DECRETO DEL FARE di Stefano Feltri
Le lobby sono scatenate.
Il momento è delicato.
La priorità è limitare
i danni con il
decreto del fare: ieri è circolato
il primo testo ufficiale dopo il
Consiglio dei ministri. Con la
prima vittoria dei lobbisti: è saltata
la Robin Tax (un aumento
dell’addizionale Ires) estesa alle
piccole imprese che operano
con le energie rinnovabili.
Doveva servire a finanziare un
taglio di 135 milioni di euro della
componente A2 della bolletta,
cioè quella che tra le altre cose
copre i costi per lo smantellamento
delle centrali nucleari.
Nel testo che circolava ieri la
tassa sui piccoli produttori rinnovabili
era sparita, ma appena
il governo ha ipotizzato di infilarla
di nuovo nella versione
definitiva – al 10,5 per cento dal
2014 invece che dal 13 e applicata
a chi supera 2 milioni di ricavi
e 250 mila euro di imponibile
– subito si è scatenata la
controffensiva di Assoelettrica,
la principale associazione di categoria
del settore, guidata da
Chicco Testa.
La Robin Tax sarebbe andata a
colpire i piccoli produttori di
rinnovabili che infatti stavano
già protestando, con la loro associazione
Anev. È giusto tassare
l’energia verde? Di certo sta
ricevendo quantità enormi di
incentivi, in meno di sei mesi
hanno gà incassato tutti i sussidi
stanziati per l’intero 2013, 6,7
miliardi. I produttori tradizionali
protestano per il calo dei
consumi e la concorrenza degli
impianti “verdi” – soprattutto
fotovoltaico – che inondano la
rete di energia con priorità di
dispacciamento. E quindi le
centrali tradizionali restano
quasi ferme.
LA SOLUZIONE più razionale
per il consumatore sarebbe ridurre
un po’ gli esagerati incentivi
alle rinnovabili che hanno
creato una capacità produttiva
enorme (senza sviluppare però
l’indotto), così sa riequilibrare il
settore. Ma la lobby elettrica ha
un’idea migliore: “Sussidiate
anche noi, per tenere le centrali
ferme”, dicono. In gergo si chiama
capacity payment. E serve un
po’ a tutti: tra i gruppi che più ne
hanno bisogno c’è Sorgenia, la
società controllata dalla Cir dei
De Benedetti e dagli austriaci di
Verbund. Sorgenia ha lasciato
Assoelettrica per ispirare una
nuova lobby di categoria, Energiaconcorrente.
Con centrali
che operano al 20-30 per cento
del potenziale, i produttori chiedono
allo Stato di essere remunerati
per tenerle funzionanti
anche se inutili. Come assicurazione.
Al ministero dello Sviluppo
sono arrivare richieste esorbitanti:
i lobbisti spingono per
400-500 milioni all’anno nella
fase transitoria e poi 2 miliardi
all’anno dal 2017 in poi. In teoria
una parte del costo dovrebbe
essere scaricato sui produttori
di rinnovabili, ma visto il loro
potere di opposizione è assai
probabile che alla fine finisca
tutto o quasi sulle bollette. Il
Commissario europeo all’ener -
gia Günther Oettinger è contrario:
“Tornare al capacity payment
nazionale è qualcosa che io considero
categoricamente sbagliato”,
ha detto qualche mese fa.
Ma in Italia l’Autorità dell’ener -
gia presieduta da Guido Bortoni
sta invece valutando l’applica -
zione del meccanismo (ha già
approvato la concessione di oltre
250 milioni in un anno a Enel
per tenere accese le sue centrali a
olio combustibile, nel caso ci
fosse un’ondata di freddo
straordinario). L’Antitrust di
Giovanni Pitruzzella non ha
niente da ridire anche se, come
notano alcuni operatori, la concorrenza
sarà la seconda vittima
del sussidio, dopo le tasche dei
consumatori: aiutare i produttori
metterà fuori mercato quelle
aziende che si limitano a distribuire
energia, e la competizione
nel settore sarà distorta. Al
ministero dello Sviluppo il dipartimento
Energia guidato da
Leonardo Senni sta cercando di
resistere alle pressioni: se la logica
è di pagare un servizio di
“assicurazione” – cioè tenere attive
centrali che ora non servono,
in previsione di necessità future
– allora che si faccia un vero
mercato, mettendo in concorrenza
gli operatori e limitando il
più possibile la spesa. Le lobby
invece partono dalle proprie esigenze:
servono miliardi per tenere
in piedi bilanci malmessi. Il
resto sono dettagli.
LA FAMIGLIA MORATTI osserva
interessata: i sussidi Cip6 alle
rinnovabili e assimilate (cioè
anche al petrolio della Saras) sono
stati ridotti dal 2014. Ma loro,
spiegano i tecnici del settore,
possono stare tranquilli: alla Saras
continueranno ad arrivare
incentivi anche se la sua energia
di verde ha molto poco. I tifosi
dell’Inter, che di quei soldi vedono
gli effetti nella campagna
acquisti, ringraziano. I contribuenti
italiani molto meno. Il fatto quotidiano 20 giugno 2013
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