giovedì 6 giugno 2013

Tav Torino-Lione, sì all’a c c o rd o senza capo né coda

TRATTATO CON PARIGI, OK DEL GOVERNO ALLA RATIFICA, MA SOLO PER IL TUNNEL Ieri il governo ha ratificato l’accordo del buco o, più precisamente, l’accordo firmato nel gennaio 2012 (e perfezionato a dicembre) tra Italia e Francia per la realizzazione del Tav Torino-Lione. É quello che, con lieve imprecisione, è stato chiamato il progetto low cost, ma solo nel senso che si concentra sulla realizzazione del solo tunnel di base da 57 chilometri (e di due stazioni: a Susa e a S.J. De Maurienne) e lascia incerti tempi e modi per le opere di raccordo tra quel pezzo di Alta velocità e il resto del territorio tanto francese quanto italiano. Insomma il buco è ad Alta velocità, ma quando ne sei fuori c’è ancora quella bassa e il materiale non sopporta i convogli pesanti per cui si sta facendo il tunnel: una modalità di realizzazione che - anche a prendere per buono il rapporto costi-benefici elaborato dagli organismi governativi - rende alquanto aleatori i futuri “dividendi” del - l’opera. Fatto assai curioso, peraltro, visto che quest’accordo fu proprio la risposta dei presidenti Monti e Hollande alle polemiche sul costo e l’utilità del Tav scatenatesi nei due paesi (la Corte dei Conti francese, per dire, resta assai critica). MA QUESTO È L’ACCORDO del buco anche per un altro motivo: è infatti scoperto anche per quanto riguarda la vile moneta. Vediamo perché. Dando per buoni i contestati numeri dei due governi, il nuovo progetto dovrebbe costare all’ingrosso 8,3 miliardi nei prossimi dieci anni. Ci sono? No. L’Italia ne ha stanziati quasi tre e la Francia 2,1. E il resto? Li mette l’Europa, dicevano i due presidenti un anno e mezzo fa. Li mette l’Europa, ripete il governo di Enrico Letta. E l’Europa? Beh, la commissione al momento non ci pensa proprio a pagare il 40% di un progetto così confuso dopo aver già pagato la metà dell’infinita fase di progettazione (si dovrebbe chiudere quest’anno). Per di più, i finanziamenti comunitari a questo tipo di progetti sono stati falcidiati nell’ultimo bilancio arrivando alla miseria di nove miliardi: difficile che quasi tre e mezzo confluiscano su un’unica ferrovia che, peraltro, si è scelto da soli di costruire proprio in questo modo. E sì perché il corridoio Torino-Lione “non è in effetti, secondo le previsioni europee, un percorso ad alta velocità”, come ha spiegato il sottosegretario Girlanda alla Camera. L’UNICA COSAche cambia davvero, con la ratifica di questo accordo, è il soggetto realizzatore dell’opera: si chiamerà sempre Ltf, ma invece di essere costituito dalle società ferroviarie dei due paesi, nel cda ci saranno direttamente i due governi. “E’ un passaggio fondamentale che innesca una serie di processi attuativi di grande importanza”, dice Mario Virano, commissario governativo al Tav. Cioè? “Quando il Parlamento lo avrà approvato permetterà di costituire il soggetto promotore che bandirà gli appalti”. Anche il ministro Lupi è contento perché “stiamo mantenendo tutti gli impegni presi”, tra cui dare 30 milioni di euro ai comuni della Val di Susa a titolo di compensazioni. Felice, ovviamente, anche l’uomo che ha portato in valle quei soldi (con un emendamento al decreto sui debiti della P.A.), il senatore del Pd Stefano Esposito, uomo ricco di aggettivi: “E’ stata una settimana storica per un’opera fondamentale per il futuro del Piemonte e dell’Italia”. Mar. Pal. Il fatto quotidiano 7 giugno 2013

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