mercoledì 12 giugno 2013
decreto del fare truccato salva Ilva meno vincoli per bonifiche e deregulation autorizzazione rifiuti
“DECRETO DEL FARE” T R U C C AT O :
C’È UN ARTICOLO SALVA-ILVA
LA BOZZA DELLA LEGGE PREVEDE L’ALLENTAMENTO DEI VINCOLI
SULLE BONIFICHE, MA ANCHE PER AUTORIZZAZIONI E RIFIUTI DEREGULAT ION
Le Soprintendenze
non avranno più voce
in capitolo per
le concessioni ai privati
Bonelli: “Qui vedo
la mano di Clini”Il fatto quotidiano 13 giugno 2013 di Marco Palombi
LIn Italia la burocrazia
è soffocante, lo
dicono tutti, quindi
bisogna semplificare.
Roberto Calderoli bruciava
le leggi, come si ricorderà, Corrado
Passera sfornava un ddl a
semestre, ora pure Enrico Letta
sta preparando per il Consiglio
dei ministri di questa settimana
il suo testo per rendere più facile
la vita a cittadini e imprese.
Soprattutto ad una, per la verità,
che sta a Taranto. D’al -
tronde il nostro corpus giuridico
è così vasto che era facilmente
prevedibile: uno fa una legge
ad aziendam e scopre che gliene
serve un’altra e un’altra ancora
e un’altra ancora. L’obiet -
tivo è sempre lo stesso: tenere
aperti gli impianti mentre si
realizza – o quando e se – la
messa in sicurezza ambientale.
Sterilizzato il sequestro della
fabbrica, sterilizzato quello dei
prodotti e infine quello dei soldi,
ora serve che la faccenda
non si ripeta durante il commissariamento:
quindi si procede
– almeno nella bozza di
ddl di cui Il Fatto quotidiano è in
possesso - a qualche bella modifica
al Codice ambientale, che
era finora rimasto intonso. All’articolo
240, per dire, si legge
che la “messa in sicurezza permanente”
è “degli interventi atti
a isolare in modo definitivo le
fonti inquinanti rispetto alle
matrici ambientali circostanti e
a garantire un elevato e definitivo
livello di sicurezza per le
persone e per l'ambiente”. Ci
sarebbe un punto, ma la bozza
invece aggiunge una virgola e
dopo una frase che cambia di
senso all’intero periodo: “qua -
lora si dimostri che, nonostante
l’applicazione delle migliori
tecnologie disponibili a costi
sopportabili e a ridotto impatto
ambientale, non sia possibile la
rimozione delle fonti”. Se proprio
non si può fare, insomma,
facciamo quel che si può.
STABILITO il principio, si passa
alla fase operativa emendando
l’articolo 242: si dà
un’accelerata alla presentazione
dei progetti per le bonifiche
e alla fase realizzativa, in un
comma in cui si parla di “siti
contaminati con attività in
esercizio” si espunge il passaggio
in cui si fa riferimento alla
“cessazione delle attività” (non
sia mai) e infine - siccome la
bonifica non si sa quando comincia,
ma l’acciaio serve subito
- viene inventato pure un
comma 13 bis: “Nei siti contaminati,
in attesa degli interventi
di bonifica e di riparazione
del danno ambientale, possono
essere effettuati tutti gli
interventi di manutenzione
ordinaria e straordinaria, di Queste, purtroppo, non sono le
uniche semplificazioni di questo
ddl che – se approvate - finirebbero
per indebolire la tutela
dell’ambiente. Ad esempio,
c’è la sostanziale estromissione
delle Soprintendenze sul controllo
dei beni sottoposti a vincolo
paesistico: la concessione a
privati sarà stabilita dal ministero
e anche per il rilascio del parere
sulle eventuali modifiche –
che già il governo Berlusconi
aveva reso “non vincolante” –
vengono dimezzati i tempi (da
90 a 45 giorni) lasciando campo
libero alle regioni. E ancora: la bozza estende la cosiddetta Scia
(segnalazione certificata di inizio
attività) – una procedura più
snella della Dichiarazione di
inizio attività - anche a interventi
di ristrutturazione edilizia
abbastanza pesanti, compresi
quelli in cui si butta giù un immobile
danneggiato per realizzarne
uno diverso. Oltre a tagliare
sostanziosamente i tempi
per le varie forme di valutazione
di impatto ambientale, infine,
questa bozza di ddl provvede
pure a sottoporre le cosiddette
“acque emunte” – all’ingrosso le
falde inquinate – al regime degli
scarichi industriali anziché a
quello più rigido sui rifiuti.
“A QUEL che ho potuto vedere –
dice Angelo Bonelli, leader dei
Verdi – si tratta della solita deregulation
che legge ideologicamente
la tutela ambientale come
un freno allo sviluppo, un’impo -
stazione che non esiste più in
nessun altro paese d’Europa. Diciamo
così: in questo e nei continui
riferimenti alla ‘sostenibi -
lità economica’, vedo la mano
dell’ex ministro Clini (oggi tornato
direttore generale del ministero
dell’Ambiente, ndr)”.
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