domenica 23 giugno 2013
Ministro Orlando “Basta consumare terra, rischiamo catastrofi”
ORLANDO
PRESENTA LA SUA
LEGGE: NIENTE
INCENTIVI A CHI
COST RUISCE,
PREMI AI COMUNI
VIRTUOS I.
“R IQUALIFICA RE
DÀ LAVORO ED
EVITA TRAGEDIE” di Ferruccio Sansa
Il territorio non regge più.
Ce ne siamo accorti tutti.
In pochi anni per colpa di
frane e alluvioni abbiamo
rischiato che si ripetesse un
Vajont. Basta. Serve una legge
che difenda senza tentennamenti
il nostro territorio. Per
questo abbiamo presentato il
disegno di legge per contenere
drasticamente il consumo del
territorio”.
Andrea Orlando (Pd), è ministro
dell’Ambiente da pochi
mesi. Al suo arrivo c’era stato
chi aveva puntato il dito sulla
sua mancanza di esperienza
specifica. Proprio al dicastero
che deve affrontare nodi come
l’Ilva. Ma ecco che Orlando si
appresta a presentare un disegno
di legge sul consumo
del territorio più severo di
quello (molto criticato) lanciato
da Ermete Realacci. Una
disciplina che raccoglie consensi
anche tra gli ambientalisti.
Ministro, che cosa prevede il
vostro testo?
Vogliamo ridurre drasticamente
il consumo del territorio.
Come, concretamente?
Tanto per cominciare prima
di consumare suolo il pianificatore
dovrà dimostrare il
recupero e il riuso dell’esistente.
Secondo, sarà fissato - regione
per regione - un limite
all'estensione massima di terreni
agricoli consumabili. Ancora,
si prevede l'istituzione di
un Comitato interministeriale
che controlli e monitori il
consumo.
Le associazioni ambientaliste,
come il Wwf, chiedono che
ogni comune predisponga un
“b i l a n c i o” del consumo del
proprio suolo...
Sono previsti censimenti comunali
delle aree già interessate
all’edificazione, ma non
utilizzate e dove è possibile fare
rigenerazione e recupero
dei terreni. Sarà anche vietato
per cinque anni trasformare i
terreni agricoli che hanno
usufruito di aiuti di Stato o
Comunitari.
Basteranno cinque anni? La
proposta di Realacci, che pure
viene dal mondo dell’ambientalismo,
è stata bersaglio di
critiche perché non abbandonerebbe
la logica delle compensazioni.
Nel nostro decreto c’è un punto
chiave: i comuni potranno
utilizzare i proventi di concessioni
e autorizzazioni edilizie
solo per le opere di urbanizzazione
primaria e secondaria,
per il risanamento dei centri
storici e la messa in sicurezza
del rischio sismico e
idrogeologico. É un passo
avanti epocale. Finora i comuni
erano istigati a cedere il
suolo, a far costruire perché
gli oneri potevano essere utilizzati
per far quadrare i bilanci.
Ora basta.
Non si potrebbe osare ancora
di più e premiare chi non costruisce?
Le premesse ci sono. Viene incentivato
il recupero del patrimonio
edilizio rurale evitando
la costruzione di nuovi
edifici con finanziamenti in
materia edilizia. Ed è istituito
il Registro dei Comuni che
non prevedono un incremento
di aree edificabili. Con le
leggi di stabilità si potranno
prevedere premi ai comuni
virtuosi.
Ministro, dobbiamo crederle?
Possibile che d’un tratto ci si
ricordi dell’ambiente?
La questione non era più rinviabile. Abbiamo rischiato
tragedie, il nostro territorio
non regge più.
É pensabile che la lobby del
mattone che ha tanti appoggi
nel centrodestra, e anche nel
suo Pd, pieghi il capo?
Non nego che le lobbies del
cemento abbiano ancora peso
politico e che magari ci sia chi
vorrebbe reagire alla crisi con
la solita soluzione: il mattone.
Appunto, non finirà con le solite
belle intenzioni e il nulla di
fatto?
É un momento ideale per voltare
pagina: in Italia ci sono
milioni di case nuove invendute.
Non si può costruire ancora.
Non solo: oggi non costruire,
risparmiare il suolo
può portare più denaro e lavoro.
Pensi che l’85% del nostro
patrimonio di 2 miliardi
di metri quadrati di abitazioni
richiede una riqualificazione.
É un’occasione straordinaria
per imprese e lavoratori. Ancora:
la principale industria
del nostro Paese è il turismo,
che si tutela proteggendo il rinterritorio.
Infine: riducendo il
consumo del territorio diamo
un forte impulso all’agricoltura,
un settore in espansione.
Insomma, meno cemento più
sviluppo?
Sì.
Perdoni la diffidenza, ma voi
siete alleati con il centrodestra
dei condoni...
Il condono non ci sarà mai. E
sul consumo del suolo non ho
avuto ostacoli. Chissà, forse le
mire delle grandi imprese si
sono concentrate sulle infrastrutture.
O forse sono tutti convinti che
non arriverete in fondo e resteranno
belle parole?
Può darsi che qualcuno creda
che il cammino sia troppo
lungo. Che speri in emendamenti.
Ma io credo che non
sarà così, e i punti essenziali
del nostro disegno di legge potremmo
proporli con un decreto
perché diventino subito
legge. Ora o mai più. Difendere
il territorio oggi significa
uscire dalla crisi. Ed evitare
tragedie. Gli italiani lo sanno e
ci sosterranno. Il fatto quotidiano 24 giugno 2013
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