martedì 11 giugno 2013
il costo dei furbetti dell'energia elettrica sulla bolletta
INEFFICIENZE CHE GONFIANO IL PREZZO NAZIONALE
SICILIA E SARDEGNA, IL COSTO
DEI FURBETTI DELL’E N E RG I A - SULLE ISOLE
L’elettricità costa di più, facendo
salire la bolletta di tutti. Molti
produttori approfittano
del caos per fare profitti
milionari. Per l’Autorità sono
“opportunisti” ma è tutto legale di Gionata Picchio
Le regioni più care
d'Italia: questo il
triste primato di Sicilia
e Sardegna sul mercato
elettrico, anche per
colpa di un parco centrali
obsoleto (e inquinante).
Ma c’è chi dello
status quo ha ancora
molto da guadagnare.
Il caso siciliano è il più
eclatante. Secondo
l’Antitrust c’è una rete
interna inadeguata, insufficiente
interconnessione
col Continente
e un mercato locale
isolato. L’offerta è
dominata da poche
centrali spesso vetuste,
con alti costi di produzione.
Basta che se ne
fermi una per far
schizzare i prezzi.
Nel 2012 le quotazioni
siciliane hanno superato
la media italiana
del 26,2 per cento.
L’impatto negativo sul
prezzo unico nazionale
e quindi sulle tasche
di tutti i consumatori è
stato di circa 1,8 euro
per Megawatt/ora. Per
un impatto 480 milioni
all’anno, secondo il
garante. Nel primo
quadrimestre 2013,
complice lo stop temporaneo
di alcune centrali,
il differenziale Sicilia-
Italia è salito al 38
per cento circa.
NEL 2014 LE COSE potrebbero
peggiorare
ancora: è di aprile la
decisione del ministero
dell’Ambiente di
non concedere la proroga
di un anno per la
dismissione di una
parte della centrale di
San Filippo del Mela,
alimentata a olio combustibile.
Una scelta attesa e ambientalmente
necessaria,
ma che porterà
nuovi stop per lavori e
tensioni sui prezzi.
Una soluzione c’è: la
realizzazione del nuovo
elettrodotto con la
Calabria, atteso per il
2015. L’opera preoccupa
gli abitanti di alcuni
comuni, attraversati
dal tracciato. Ma il ritardo
del cavo preserva
il potere dei produttori
elettrici locali di fissare
i prezzi. Non pare un
caso se a opporsi all’elettrodotto
in sede di
autorizzazione (avuta
da Terna nel 2010) sia
stata a lungo anche
Edipower, proprietaria
della centrale di SF del
Mela, destinata a fermarsi
per motivi economici
e ambientali
appena il cavo partirà.
E l’interesse a mantenere
lo status quo è forte
anche per gli altri
due produttori locali,
Enel e Erg Power, beneficiari
a loro volta
dei prezzi elevati.
In Sardegna i problemi
sono simili. Dopo l'entrata
in funzione del
nuovo elettrodotto col
Continente, il differenziale
col prezzo medio
italiano è sceso dal 28,7
per cento del 2009 all'8
per cento del 2012. Ma
le difficoltà non sono
certo finite. Specie se,
come accaduto di recente,
qualche operatore
“ingegnoso” sco -
pre un punto debole
nelle regole del mercato
e lo sfrutta facendo
schizzare i prezzi.
È successo nel 2012
quando alcuni acquirenti
all'ingrosso hanno
comprato sistematicamente
molta più
energia di quanta gliene
servisse nella prima
fase del mercato, per
rivenderla a un prezzo
più alto nell'ultima fase,
quando il gestore
della rete era costretto
a ricomprarla per evitare
squilibri nel sistema.
La pratica è andata
avanti per oltre 6 mesi
finché l’Autorità non è intervenuta sulle regole.
Nel frattempo però,
nel giugno 2012, il giochetto
aveva fatto salire
il prezzo sardo di 28
euro per Megawatt/ora
e il prezzo unico nazionale
di 4 euro. Protagonisti
soprattutto
operatori medio-piccoli.
In testa per acquisti
“in eccesso” (e quindi
per guadagni) il trader
Dse, controllato
dalla bolognese Tremagi,
guidata da Francesco
Maria Bernardi,
già presidente dalla
Compagnia delle Opere
di Bologna e un passato
da consigliere del
ministero delle Attività
produttive del governo
Berlusconi.
I più attivi - oltre a Dse
anche l’Azienda Energetica
Trading di Bolzano,
Youtrade, Electrade,
Edelweiss - compravano
sul mercato
decine o centinaia di
volte più energia di
quella che avrebbero
davvero consumato. E
pur se in misura minore,
a comprare più dei
propri consumi erano
anche big come Enel e
Edison.
L’AUTORITÀ l’ha definito
“opportunismo”,
“speculazione” e “uso
indebito e parassitario”
del mercato. Però non
ha sanzionato nessuno.
“Il capitolo non è chiuso”,
replicano dall’au -
thority, “c’è ancora
un’istruttoria in corso.
Anche per capire, ad
esempio, se Terna abbia
denunciato la cosa
per tempo”. Quanto ai
trader, però, “per
quanto criticabile il loro
comportamento
non ha violato le regole
allora vigenti e non è
quindi censurabile”.
Per questo, dice l’Au -
torità, “abbiamo avviato
una revisione complessiva
del mercato
del dispacciamento. Le
regole sono nate in un
contesto che oggi, con
il forte sviluppo delle
rinnovabili, è completamente
cambiato”. Il fatto quotidiano 12 giugno 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento