sabato 29 giugno 2013
Parigi: “Il Tav? Può aspettare il 2030” la Torino Lione non è prioritaria
Il fatto quotidiano 29 giugno 2013
LA COMMISSIONE FRANCESE MODIFICA LA LISTA DELLE OPERE: LA TORINO-LIONE NON È PRIORITARIA
di Susa e di S.J. de Maurienne la commissione
non si pronuncia non avendo
i requisiti per poterlo fare in quanto
l'opera è prevista da un accordo
internazionale tra Francia e Italia siglato
alla fine dell'anno passato tra il
presidente italiano Mario Monti e
quello francese Francois Hollande.
Un'intesa che, proprio per la sua natura,
può essere messa in discussione
solo dai rispettivi Parlamenti e non da
un organismo diverso. La commissione
si pronuncia sulle infrastrutture
collaterali al tunnel, come le vie d'accesso,
senza le quali lo stesso tunnel da
di Daniele Martini
Se continua così, i sostenitori italiani
a oltranza del Tav, la ferrovia
ad alta velocità tra Torino e Lione, alla
fine faranno la fine dei cavalieri del
Boiardo che “del colpo non accorti”
ancora guerreggiavano, ma erano
“morti”. Continueranno, cioè, a sostenere
la grande e costosa opera senza
rendersi conto che nel frattempo
intorno a loro si sta facendo il vuoto.
L'ULTIMA e significativa presa di distanza
dal gigantesco progetto proviene
dalla Francia e si somma al colpo
inferto di soppiatto al Tav dal governo
italiano che, praticando come al solito
una specie di doppia verità, da una
parte continua a ripetere solennemente
per bocca del presidente, Enrico
Letta, e del ministro delle Infrastrutture,
Maurizio Lupi, che quella ferrovia
si farà perché è vitale per gli interessi
del paese. Ma con l'altra mano
sottrae i fondi necessari ai lavori prendendo
atto che di soldi per opere grandi,
ma opinabili, in questo momento
non ce ne sono davvero più. In Francia
quello che somiglia tanto ad un de
profundis per il Tav lo ha intonato
la commissione mista sulle
grandi opere, 6 deputati, 6 senatori
e 4 tecnici più un presidente,
il sindaco di Caen nonché deputato
socialista del dipartimento
del Calvados, Philippe Duron, a
cui era stato affidato il compito di
fare il tagliando alla politica dei
grandi investimenti per infrastrutture
varata all'epoca del presidente
precedente, il conservatore
Nicolas Sarkozy. Con una
dose di buon senso e di realismo
la commissione ha messo in dubbio
che nel prossimo quarto di secolo
possano essere disponibili 245 miliardi
di euro da investire per le grandi
opere francesi. Quindi, inutile insistere
con i sogni di gloria e di grandezza,
meglio tagliare la testa al toro e concentrarsi
su ciò che è possibile fare sul
serio. Il Tav tra Torino e Lione non
viene inserito tra queste priorità. O
meglio, la cosa non viene esplicitata
così chiaramente, ma le indicazioni
assunte sono tali che quello è l'inevitabile
sbocco. Per quanto riguarda i
57 chilometri di tunnel in senso stretto
sotto le Alpi con annesse le stazioni
solo è però poco più di un inutile
buco nella montagna preceduto
e seguito sostanzialmente
dal nulla. Ebbene, queste
opere collaterali vengono
definite “seconde priorità” dal -
la commissione transalpina e
la loro esecuzione rinviata addirittura
al 2030. Se non è una
bocciatura di tutto il Tav, poco
ci manca. La cosa politicamente
significativa è che le conclusioni
a cui è arrivata la commissione
non sono state chiuse
in un cassetto, ma hanno ricevuto
un immediato endorsement al
più alto livello dal primo ministro
transalpino Jean Marc Ayrault. Nonostante
le affermazioni contrarie di
fonte governativa, anche in Italia gli
atti concreti non suonano bene per un
iter spedito della Torino-Lione. Nella
Finanziaria 2013, approvata a fine
2012, per il Tav era autorizzata una
spesa di 60 milioni per il 2013, 100
milioni per il 2014 e 680 per il 2015.
Cifre sensibilmente ridotte e addirittura
quasi azzerate con il cosiddetto
“decreto del fare” approvato dal governo
alcuni giorni fa.
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