sabato 11 maggio 2013

le sale da gioco e la mafia fa bingo

Il teste:“Ma è con le slot
che lui ti fa fare Bingo”
SPIEGA Francesco Campanella: “Ho avuto contatti con
D'Alì per l'acquisizione di una sala Bingo, di cui ho informato
Nicola Mandalà, capo della famiglia mafiosa di
Villabate, mio socio nella società Enterprise
che mi disse
che D'Alì era a disposizione in quanto politico di riferimento
del capomafia di Trapani, Matteo Messina Denaro
e di Virga. Dal mio amico Randazzo seppi che il
Senatore D’Alì si occupava di sale bingo e, in particolare, si
occupava di accordi, in tutta Italia, relativamente ai locali.
La gara per le sale Bingo prevedeva il possesso, o comunque
veniva incentrato tutto sul locale, quindi i punteggi
erano relativi ai metri quadri, ai servizi annessi, ed
era molto importante accaparrarsi i migliori locali, per
poter partecipare alla gara.
D'Alì aveva gestito, dal punto di vista del Governo, l’e m anazione
della gara, quindi sapeva in maniera prioritaria quali
erano le caratteristiche del locali, i metri quadri, se c’e ra n o
servizi, se c’era metropolitana… E quando cominciò a trapelare
in ambiente politico che stava per essere preparata la
gara d’appalto per il bingo, con la moglie di Dini fece la
società Bingogest per la gestione degli immobili da affittare
e vendere, in riferimento alle sale bingo in tutta Italia, in
particolare a Roma. Lo incontrai al bar, al Caffè Sant’E ustachio,
nei pressi del Senato della Repubblica per parlare di
questa attività”.
Campanella all'epoca era consulente del Comune di Villabate
e Segretario Nazionale dei Giovani Udeur, partito di
Mastella, nonché consulente dell’Onorevole Cuffaro, per il
quale aveva gestito la campagna elettorale. “D'Alì mi disse
che c’era questa cordata con ‘sta moglie di Dini, per accaparrare
tutti i locali che, in qualche maniera, potevano
avere prospettive, come ex cinema, o comunque locali grandi,
su Roma, e mi diede il riferimento di un agente della
Unipol di Palermo che per loro conto, si occupava dei locali
su Palermo; ed in effetti, tramite questo riferimento, io poi
riuscii a trovare il locale, che decidemmo, con Mandalà, di
utilizzare per la sala bingo e sul quale vincemmo la gara. Nel
Cda della Bingogest c’era anche Egidio Pedrini di Genova
(poi Senatore di Mastella e, credo, attualmente sia Senatore
di Di Pietro). Secondo voci di corridoio, l'operazione era
benedetta da D’Alema che aveva interesse, tant'è vero che il
collegamento agenti Unipol/Bingogest era con riferimento
agli interessi all’interno del Partito Comunista, appunto, di
D’Alema.
Però, dico, questi sono tutti commenti e voci di corridoio,
quindi io li dico come mi sono stati raccontati". Il fatto quotidiano 12 maggio 2013

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