martedì 28 maggio 2013
carbone in tribunale Enel contro Greenpeace per uno al giorno
Carbone in tribunale,
Enel contro Greenpeace - LA DISPUTA Il cortometraggio “Uno al giorno” d e nu n c i a
l’impatto sulla salute delle centrali inquinanti, l’azienda
querela per diffamazione regista e sceneggiatore - LA CAMPAGNA
Gli ambientalisti si basano su uno
studio di un’agenzia europea
La replica : “Attacchi assurdi,
le nostre attività sono tutte nel
rispetto della legge e dobbiamo
tutelare la nostra reputazione”di Valeria Pacelli Si sposta in
tribunale
lo scontro
tra il
colosso
italiano
dell’elettricità, Enel, e il
gruppo ambientalista
Greenpeace. Una disputa
che nasce dopo la
diffusione di un cortometraggio
dal titolo
“Un morto al giorno”,
quattro minuti in cui
vengono portati in scena
i dati sull’inquinamento
prodotto dalle
centrali a carbone dell’Enel.
Numeri preoccupanti
che parlano di
un decesso al
giorno. L’azienda
tuttavia per
tutelare la propria
scelta di
produzione ha
deciso di denunciare
gli autori
del cortometraggio.
Il regista Mimmo
Calopresti e
l’autore della
sceneggiatura
Manfredi Giffone così
sono finiti nel registro
degli indagati per diffamazione.
Il video, pubblicato lo
scorso novembre, contiene
la denuncia nei
confronti della scelta
dell’Enel di creare energia
proprio grazie a centrali
a carbone alcune
già presenti in Italia
Stando ai dati riportati
da Greenpeace non sono
poche le vittime causate
da questo sistema
di produzione. Precisamente
366 decessi l’anno.
Enel produce il 41
per cento dell’elettricità
grazie al carbone, ma
anche danni per oltre
1,7 miliardi di euro l’anno,
dice Greenpeace.
Nel corto si mette in
scena proprio il carbone
che uccide. Un sacchetto
con il combustibile
che, una volta aperto dal
cliente, si rivela letale.
LA CAMPAGNA che
Greenpeace porta avanti
si basa sui dati forniti
da un rapporto della
fondazione olandese
Somo e allo studio della
Eea (European Environmental
Agency), l’agenzia
per l’ambiente
dell’Unione Europea
che individua i 20 impianti
di produzione di
energia più inquinanti
in Europa. Per quanto
riguarda l’Italia, al primo
posto c’è la centrale
a carbone dell’Enel “Fe -
derico II” di Brindisi, i
cui costi esterni (calcolati
dall’Eea) ammontavano
a 707 milioni di
euro nel 2009. Nel rapporto
del gruppo ambientalista
si legge: “I
costi esterni delle centrali
a carbone sono di
1,7 miliardi di euro, oltre
il 40% dell'utile che
Enel ha ottenuto a livello
consolidato, in tutto il
mondo, nel 2011. Se alle
attuali centrali si dovessero
aggiungere quelle
di Porto Tolle e Rossano
Calabro - che potrebbero
presto essere convertite
da olio a carbone - i
costi esterni potrebbero
toccare i 2,5 miliardi di
euro all’anno, suddivisi
in costi per la salute,
danni alle colture agricole,
da inquinamento
dell’aria e da emissioni
di Co2”. E infatti anche
per la centrale termoelettrica
di Porto Tolle,
un comune di 10mila
abitanti in Veneto, a
gennaio del 2011 è stata
autorizzata la conversione
a carbone.
Contro questa campagna,
Enel ha avviato più
di una azione legale.
Una causa è stata già discussa
in sede civile. Alla
fine dello scorso anno
è stata emessa una sentenza
dal tribunale civile
di Roma che tuttavia ha
dato ragione agli ambientalisti:
i dati diffusi
non sono lesivi nei confronti
dell’azienda, non
c’è stata quindi alcuna
diffamazione. Ora si
apre un nuovo capitolo
processuale.
L’azienda sulla questione
precisa: “Le attività
sono sottoposte alle
norme e ai controlli delle
istituzioni locali, nazionali
e internazionali
e si svolgono nel pieno
rispetto delle leggi. Circa
metà dell’energia
elettrica che produciamo
è priva di qualunque
tipo di emissione, compresa
l’anidride carbonica.
Solo il 12% dell'energia
elettrica italiana è
prodotta con il carbone
contro una media europea
del doppio”. L’ Enel
“non è contraria al diritto
di critica e di satira,
ma è costretta a tutelare
la propria reputazione
di fronte a un’assurda
accusa di strage premeditata
e continuata per il
rispetto dovuto ai 75
mila dipendenti e alle
decine di milioni di stakeholder”. Il fatto quotidiano 29 maggio 2013
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