Gli impianti a biogas sono incompatibili con l'agricoltura di qualità e con i vari marchi (produzioni biologiche, DOP, IGP, IGT, DOC, DOCG, produzioni tradizionali)
Infine
per il settore agricolo le aree agricole interessate da produzioni
agroalimentari di qualità (produzioni biologiche, DOP, IGP, IGT, DOC,
DOCG, produzioni tradizionali); aree agricole di particolare pregio
rispetto al contesto paesaggistico -culturale. Per la realizzazione
degli impianti per la produzione di energia nelle "aree ad elevata
utilizzazione agricola" e nelle "aree agropolitane in pianura" del nuovo
Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, viene interdetta la
realizzazione di impianti di biogas alimentati per più del 30% da
"biomasse vegetali dedicate" (mais, altri cereali, ecc.). Nelle medesime
aree viene inoltre vietata la realizzazione di impianti di combustione
con potenza superiore ad 1 MWt. Nessun limite in tali ambiti
territoriali viene, invece, posto agli impianti di biogas che utilizzano
reflui zootecnici o scarti dell'industria agroalimentare, nonché agli
impianti di combustione di potenza inferiore al Megawatt termico.
(tratto da http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15212:veneto-aree-non-idonee-per-impianti-a-biomassa-e-biogas-modificato-il-piano-territoriale&catid=1:latest-news&Itemid=50)
I rischi per le popolazioni vicine agli impianti a biogas - l'inquinamento da biogas - senza controlli dell'Arpa
I rischi per le popolazioni vicine agli impianti a biogas - l'inquinamento da biogas - senza controlli dell'Arpa
Tante piacevolezze per i residenti e l'insidia di un aggiunta di polveri sottili da respirare
In
più ci sono le "piacevolezze" per gli sfortunati residenti rurali:
emissioni odorigene, rischi per le riserve d'acqua potabile (se i
digestati non sono gestiti più che correttamente), rischi di utilizzo di
scarti di dubbia provenienza (con conseguenti rischio biologico a
seguito di spargimento dei digestati), traffico di mezzi pesanti e lenti
sulla viabilità comunale e vicinale, rischi di sversamenti, incendio ed
esplosione. Oltre alla "puzza" (con tutto il carico di sostanze nocive
associato al fastidio odoroso) ci sono le polveri sottili prodotte a
partire dagli ossidi d'azoto emessi dai motori (in funzione iù di 8 mila
ore all'anno). È su quest'ultimo aspetto che a Mantova i Comitati No
Biogas che contano tra le loro file un medico specialista in
pneumatologia intendono dare battaglia. Inquinamento da biogas
"Le
emissioni giornaliere in atmosfera di un impianto a biogas da un mega
watt, equivalgono a circa 35 kg di ossidi di azoto, i principali
precursori delle polveri sottili. Questa quantità di emissioni
corrisponde i fumi prodotti da 10.000 automobili che in un giorno
percorrono una distanza di 20 km( la media del percorso casa-posto di
lavoro nella nostra provincia)". La denuncia proviene da Alberto
Zolezzii medico specialista in pneumatologia ma anche esponente attivo
del movimento no biogas in provincia di Mantova ed in particolare del
comitato per il controllo delle energie rinnovabili. Le centraline Arpa non vedono
Il
medico anche come le centrali a biogas sono spesso realizzate a breve
distanza dai centri abitati e come esse funzionino 24 ore al giorno con
un impatto maggiore rispetto le fonti mobili di emissioni, impatto che
non verrebbe rilevato dalle centraline Arpa in quanto semplicemente
collocate troppo lontane dalle centrali dal momento che sono state
installate per monitorare altre fonti di inquinamento.(tratto da http://www.ruralpini.it/Commenti20.09.12-Biogas-emissioni.htm)
Il biogas da alla testa. Teorizzato il ruolo di "lavanderia di veleni"
Nell'articolo (http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/05/il-biogas-da-alla-testa-biogas-come.html ) si vede nel biogas un modo per smaltire latte con antibiotici (tanto da non avvelenare i batteri acetogeni e metanogeni), il mais con aflatossine, e, le biomasse coltivate su terreni contaminati Si teorizza persino di sfruttare la fitodepurazione ovvero piante che assorbono gli inqinanti "pulendo" il terreno. Si fa credere che nel digestore i veleni siano degradati e inattivati. Ma non è così. Nei digestati si ritrovano i veleni e dove li smaltiamo? In un altro digestore magari (salvo spandimenti fuorilegge) fino a che si diluisce qual tanto da non dover sottoporre il materiale al trattamento di smaltimento (costoso). I pericoli di questo modo di vedere il biogas come una "lavanderia di veleni" sono terribili. E' agghiacciante che si dica "il PCB viene degradato nei digestori" (vale anche per le aflatossine). Basta studiare la materia per capire che i PCB (che sono tanti) hanno comportamenti diversi e che comunque la degradazione del PCB in digestori mesofili (quelli diffusi in Italia) si attesterebbe sul 40% (ma in alcuni lavori anche solo 10%). Considerando che la sostanza organica si perge in gran parte per la produzione di metano e CO2 alla fine il PCB nel digestato E' PIU' CONCENTRATO DI PRIMA (parliamo sempre di sostanza secca).Ma i biogassisti bioballisti dicono "La digestione anaerobica, infatti, è in grado di trasformare i PCB, scomponendoli in molecole innocue". Ancora bioballe ma sempre più pericolose.
E a proposito di antibiotici. Usare latte o altre matrici contaminate con antibiotici è un ottimo mezo per "migliorare" la antibiotico resistenza. Oggi la MAGGIOR PARTE DELLA BANALE MICROFLORA DEL LATTE E' DIVENTATA ANTIBIOTICO RESISTENTE GRAZIE ALL'USO MASSIVO DI ANTIBIOTICI. Il Dna batterico si scambia facilmente da specie a specie. Troviamo materiale genetico dell'antibiotico resistenza nell'ambiente, nel terreno, nelle acque. Usare le biogas, usare questi grandi pentoloni delle streghe dove si incuba di tutto da apprendisti stregoni e dove avverranno chissà quali scambi genetici tra batteri che normalmente non si incontrano facilmente in matura, è da apprendisti stregoni, da avventurieri. (tratto da http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/05/il-biogas-da-alla-testa-biogas-come.html)
I gravi rischi per la salute derivanti da impianti a biogas
La
co-digestione di matrici organiche di ogni tipo, animali e vegetali, di
Forsu e - come succede già in alcuni paesi - dei fanghi di depurazione
delle acque luride pone gravi rischi di contaminazione, in primo luogo
biologica, a carico dei terreni agricoli utilizzati per la produzione di
alimenti per gli animali e per l'uomo
Funghi, batteri, virus non sono inattivati completamente né dal trattamento di digestione anaerobia né dalla pastorizzazione
I
virus sono in gran parte inattivati ma ve ne sono non pochi resistenti
al calore. Tra questi gli adenovirus e il virus dell'epatite A (Gerba
et al. 2001). Monteith et al.
(1986) hanno verificato che gli enterovirus e i parvovirus bovini sono
resistenti ai trattamenti anaerobi mesofili e che il trattamento
termofilo aerobio è di gran lunga più sicuro di quello anaerobio per
inattivare questi virus. Derbyshire
et al. (1986) hanno evidenziato come il trattamento di digestione
anaerobia distrugga solo maggior parte dei parvovirus suini.
Animali a rischio
Quanto ai batteri patogeni va innanzitutto osservato che nel corso delle manipolazioni post-digestione vi è un potenziale rischio di ricontaminazione e ricrescita batterica. Per
questo i digestati, anche quando risultato di un processo di digestione
di substrati pastorizzati non possono, a dir poco, essere considerati
esenti da rischi. In Svezia dove al problema della biosicurezza dell'uso dei digestati sono state dedicati molti studi. Leena
Sahlström (2003) concludeva il suo studio sulla letteratura allora
disponibile in tema di sopravvivenza dei batteri patogeni alla
digestione anaerobica sostenendo che: "È difficile stabilire i rischi
per la biosicurezza associati all'uso dei digestati come fertilizzanti,
ma questo rischio non può essere trascurato". Gli
studi successivi hanno confermato l'esistenza di un rischio concreto.
Rispetto ai batteri patogeni va innanzitutto osservato che nel corso
delle manipolazioni post-digestione vi è un potenziale rischio diricontaminazione e ricrescita batterica. I digestati, anche quando risultato di un processo di digestione di substrati pastorizzati non possono essere considerati esenti daSalmonella spp. o altri agenti patogeni (Bagge
et al, 2005). Un problema ancora più serio e generale riguarda i
batteri sporigeni (Clostridi, Bacilli) che, se presenti nei materiali
organici in entrata sopravvivono anche alla pastorizzazione (Mitscherlich e Marth, 1984;Olsen e Larsen, 1987, Chauret et al 1999, Aitken et al 2005, Bagge et al. 2005).
Gli sporigeni possono costituire un problema igienico quando i digestati sono distribuiti su terreni seminativi e pascoli e possono causare diverse gravi malattie (come lagangrena gassosa, che a volte è mortale specie nei giovani bovini ed ovini che pascolano su determinate aree infette) e altre (Hang'ombe et al, 2000; Sternberg et al, 1999;.Wierup e Sandstedt, 1983). Tra gli sporigeni ve ne sono alcuni che non trovano condizioni molto favorevoli nel digestore (Clostridium chauvoei, che causa la già citata gangrena gassosa; altri, invece vi trovano condizioni ideali (Clostridium septicum eClostridium sordelii)(Schnürer e Jarvis, 2009). È
interessante mettere in evidenza che in Svezia, dove il rischio di
gangrena gassosa è relativamente elevato, è stata vietata la
fertilizzazione dei pascoli con i digestati anche se sottoposti a
pastorizzazione. Ecco un primo esempio di precauzione.
I funghi: rischi per la salute e per le colture agricole
Anche
i funghi anche formare spore e possono sopravvivere alla fase di
pastorizzazione (Schnürer e Schnürer 2006). Pochi sono i funghi
pericolosi per l'uomo e quindi non rappresentano un grande rischio per
la nostra salute. Tuttavia gli aerosol di spore fungine possono causare
problemi come irritazione delle vie respiratorie e allergie se la
quantità di spore fungine è alta intorno a un impianto di produzione di
biogas o in connessione con la gestione dei rifiuti o del digestato
(Bunger et al 2000).
I
funghi fitopatogeni provenienti da colture infette, utilizzate come
substrato, possono essere presenti nei digestori. Studi su diversi
agenti patogeni delle piante comuni dimostrano che di solito i funghi
possono essere uccisi molto rapidamente nel processo di produzione di
biogas e che la frazione che sopravvive alla digestione anaerobica (nel
caso di carico troppo frequente del digestore) può essere neutralizzata
con uno stoccaggio di qualche giorno successivamente alla digestione
(Zetterström 2008, Haraldsson 2008). Tuttavia, è difficile valutare
appieno i rischi della diffusione di patogeni vegetali poiché diversi
funghifitopatogeni sono difficili da coltivare in laboratorio.
Recentemente alcuni ricercatori tedeschi (Steinmöller et al. 2012) hanno verificato che un fungo patogeno della patata (Synchytrium endobioticum) l'agente
eziologico della rogna nera (una malattia diffusa in Europa ma in via
di regressione grazie a misure severe) è in grado di resistere con i
suoi sporangi invernali a trattamenti termici drastici e quindi a
sopravvivere alla digestione anaerobica termofila e alla
pastorizzazione. Dal momento che gli scarti della produzione di patate
sono una delle fonti molto abbondanbti e comuni di substrati per la
produzione di biogas il rischio che grandi quantità di digestati
destinati ai terreni agricoli possano determinare un ritorno di fiamma
di questa fitopatologia è concreto. (tratto da http://www.ruralpini.it/Commenti-28.10.12-Biological-hazard.htm di Michele Corti la codigestione (biogas) è un bio-azzardo
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