Legambiente Lombardia segnala questa importante decisione: la rete ecologica regionale è una vera e propria infrastruttura strategica e prioritaria. Un polo produttivo già in costruzione ad Usmate Velate sarà fermato.
Pubblichiamo un comunicato stampa di Legambiente Lombardia
Il nuovo insediamento produttivo a Usmate Velate bocciato in modo inappellabile. Legambiente: “Ora si compensi il danno fatto”
La
Provincia di Monza e Brianza si è vista riconoscere il proprio buon
diritto di tutelare il territorio da previsioni urbanistiche di quei
comuni che consumano il poco suolo ancora libero da edifici e
infrastrutture. E’ questo l’esito della sentenza pronunciata nei giorni scorsi dal Consiglio di Stato, che stabilisce finalmente un principio che appare quasi rivoluzionario: in pratica il giudice amministrativo ha stabilito che la
rete ecologica regionale è una vera e propria infrastruttura strategica
e prioritaria, tanto quanto lo sono ferrovie e autostrade, e quindi a
nessuno è concesso di interromperla con nuove urbanizzazioni. La
rete ecologica è il sistema delle connessioni territoriali fatte di
spazi aperti che, secondo il Pianto Territoriale Regionale, deve essere
salvaguardato per impedire la frammentazione e l’isolamento dei residui
ambienti naturali.
La
Provincia brianzola si era opposta alla realizzazione di un vasto
insediamento produttivo approvato attraverso lo Sportello Unico per le
Attività Produttive (SUAP) del comune di Usmate Velate, ma il
tribunale amministrativo regionale, in prima battuta, aveva dato ragione
al comune. Dopo la sentenza del TAR, nell’area posta a confine tra i
comuni di Usmate e Vimercate, erano partiti i cantieri per la realizzazione del polo produttivo, oggi quasi completato e prossimo all’avvio delle attività.
Ma con la sentenza del Consiglio di Stato l’intera operazione entra in un limbo difficilmente districabile. Il giudice, di fatto, ha annullato tutti gli atti autorizzativi dell’intervento edilizio, che ora si configura come un gigantesco e inservibile abuso.
A essere a rischio sono pertanto anche i posti di lavoro che l’attività
industriale avrebbe dovuto assicurare, dal momento che la soluzione
della vicenda non si prospetta per nulla semplice né scontata.
“Condividiamo
ogni virgola della sentenza, che chiarisce, una volta per tutte, che il
territorio non può essere consumato per inseguire profitti e interessi
di tipo speculativo – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia-. Bene
ha fatto la provincia brianzola a far valere principi che troppo spesso
vengono messi in discussione. Auspichiamo che si trovi una via di
uscita positiva che salvaguardi ambiente e lavoro, ma deve essere chiaro
che non potrà essere a costo zero: chiediamo che da parte di tutti si
lavori con trasparenza a un accordo che garantisca una congrua
compensazione paesaggistica e ambientale del consumo di suolo”.
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