sabato 18 maggio 2013

Trattativa, chi fermò le indagini?

manifestiamo.eu

Di | 15 maggio 2013 http://www.manifestiamo.eu/2013/05/15/trattativa-chi-fermo-le-indagini/

In pochi giorni due esposti alla magistratura, presentati da carabinieri. E pochi mesi fa il dossier anonimo di un “bene informato”. Raccontano la stessa storia: Provenzano e Messina Denaro non dovevano essere catturati.
Quando a Palermo soffia lo scirocco, tutti sanno che è una tragedia senza uguali. Non sai quando il tormento finirà, e ovunque si cerchi riparo il vento soffocante non lascia scampo. Come il vento, così le voci, a Palermo, invadono ogni vicolo, ogni metro quadrato della bella perla del Mediterraneo. Sono spesso semplici sussurri, che difficilmente sai dove nascono e dove andranno a morire. Spifferi, piccole e improvvise levate di vento, che muovono la polvere, agitano l’animo, interrompono il cadenzare quotidiano.
Da mesi a Palermo nelle redazioni si aggira uno spettro, che parla di carabinieri pronti a denunciare una supposta inerzia nelle principali indagini su Cosa nostra. Con due nomi di peso sul piatto: Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro. Due boss per anni in cima alla lista dei latitanti; il primo catturato nel 2006 e al centro di un delicato processo in via di conclusione – nel primo grado di giudizio – entro la prossima estate, che punta a dimostrare una “particolare ragion di Stato” dietro la sua latitanza durata fin troppo; il secondo considerato oggi ai vertici dell’organizzazione, la cui cattura è ancora un obiettivo mancato per le forze dell’ordine. Boss che – secondo le denunce e, per quanto riguarda Provenzano, le indagini della Dda – avrebbero usufruito di un trattamento del tutto particolare da parte dell’arma dei Carabinieri.
Il sussurro è diventato un macigno due settimane fa, quando il maresciallo Saverio Masi, capo scorta del pm Antonino Di Matteo, ha presentato un dettagliato esposto alla procura di Palermo nel quale viene raccontata una serie di episodi che denunciano, di fatto, la non volontà di catturare Provenzano prima e Messina Denaro poi, da parte dei suoi diretti superiori, in tutto il periodo dal 2001 al 2008. A questa denuncia ne è seguita una seconda, in questi giorni, da parte di un altro sottufficiale dell’Arma, Saverio Fiducia. Anche il suo racconto va nella stessa direzione: sul boss Provenzano – stando ai fatti narrati – appena le indagini si avvicinavano alla possibilità di cattura venivano fermate.
Nel capoluogo siciliano sembra levarsi il pesante vento di scirocco. Le voci dicono che vi sarebbero altri carabinieri pronti a denunciare avvenimenti analoghi. E non va dimenticato che non più di otto mesi fa (esattamente il 18 settembre 2012) era stato recapitato un corposo documento anonimo di 12 pagine, direttamente a casa del Sostituto Procuratore Antonino Di Matteo (contitolare dell’inchiesta sulla “trattativa Stato-mafia” coordinata dal Procuratore aggiunto Vittorio Teresi e Pubblico ministero nel processo contro Mori e Obinu), nel quale vengono ripercorsi molti dei grandi fatti e omicidi di mafia – dall’assassinio del segretario del Pci siciliano Pio La Torre del 1982 alle bombe di Capaci e via D’Amelio, dalla perquisizione non effettuata nella casa di Totò Riina dopo il suo arresto, alla mancata cattura di Bernardo Provenzano dell’ottobre 1995 – rivelando però una serie di dettagli e retroscena inediti e inquietanti.
Dodici pagine che l’autore (secondo gli investigatori un “addetto ai lavori”, forse un carabiniere) intitola “Protocollo fantasma”, in cui indica anche una serie di luoghi dove trovare ulteriori prove del “patto” fra lo Stato e la mafia e i nomi di otto uomini politici (finora estranei alle indagini) che sarebbero a conoscenza di fatti rilevanti inerenti le relazioni fra le istituzioni e Cosa nostra. «La trattativa con la mafia c’è stata ed è tuttora in corso», conclude l’autore del dossier. I magistrati, naturalmente, stanno cercando i riscontri e valutando l’attendibilità dell’esposto anonimo.
Una stagione difficile, quella che si prepara a vivere Palermo: tutto ciò sta avvenendo a pochi giorni dall’apertura del processo sulla “Trattativa Stato-mafia” (12 imputati, fra cui i boss corleonesi, alcuni uomini di vertice dei Carabinieri e politici di primo piano) e a meno di due mesi dalla sentenza nel processo contro il generale Mori e il colonnello Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato di Cosa nostra per la mancata cattura di Bernardo Provenzano.
Insomma, si preannuncia forte scirocco.
Dossier
- Il maresciallo Fiducia: “Mi odinarono di interrompere le indagini”
- “Non abbiamo nessuna intenzione di prendere Provenzano”

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