venerdì 17 maggio 2013
Clini regala 870 milioni ad Autostrade per danni all'ambiente variante di Valico
Sprint di Clini:
regalo a sei zeri
ad Autostrade
LA SOCIETÀ RISCHIAVA UNA MULTA
DA 870 MILIONI PER DANNI ALL’AMBIENTE VARIANTE DI VALICO
Prima di andarsene
il ministro ha firmato
un decreto per bloccare
la pesante richiesta
di risarcimenti
formulata dall’I s p ra di Daniele Martini Il fatto quotidiano
Un processo penale a Firenze
contro la società
Autostrade-Atlantia,
accusata di aver causato
un danno gigantesco all'ambiente
con la costruzione della Variante
di Valico sull'Appennino tra il capoluogo
toscano e Bologna. Il ministero
dell'Ambiente guidato nel
passato governo da Corrado Clini,
che nell'ambito di questa iniziativa
giudiziaria si costituisce parte civile
e per valutare l'entità del guasto
si rivolge a Ispra, Istituto superiore
per la protezione e la ricerca
ambientale, che in base ai
suoi calcoli spara la cifra di quasi 1
miliardo di euro (870 milioni per
essere precisi) ingiungendo ad Autostrade
di accantonare in via prudenziale
la somma in bilancio. Una
richiesta severa, non condivisa, però,
dallo stesso ex ministro Clini
che sconfessa clamorosamente i
suoi uffici e li mette in mora facendo
approvare il 26 aprile, in articulo
mortis del governo Monti, un
decreto ad hoc, l'ultimo della sua
gestione. La norma affronta la questione
del risarcimento dei danni
in termini generali, anche se sembra
pure un vestitino cucito addosso
alle esigenze della società Autostrade-
Atlantia. Richiamandosi
alla legislazione europea, in quel
testo Clini stabilisce che la richiesta
di risarcimento pecuniario alle imprese
è l'ultima ratio e prima, caso
mai, viene la riparazione del danno.
FORTE dell'autorevole sostegno,
l'amministratore di Autostrade,
Giovanni Castellucci, si sottrae alla
richiesta di danni e non mette in
bilancio alcun accantonamento
prudenziale “ritenendo infondata
la pretesa risarcitoria”. Ma per la
bellezza di 20 giorni non parla con
nessuno della multa ricevuta e non
comunica alcunché al mercato, con
un ritardo e un metodo considerati
sospetti dai futuri alleati di Gemina,
la società dell'aeroporto di Fiumicino.
Ironia della sorte, i principali
azionisti di Gemina (con il 36
per cento) sono gli stessi Benetton
proprietari (con il 48 per cento) anche
di Autostrade-Atlantia. La novità
della multa spunta proprio alla
vigilia della fusione tra Autostrade-
Atlantia e Gemina, entrambe
concessionarie statali (autostrade e
aeroporti), e ingenera una specie di
duello rusticano, con Gemina che
per vederci più chiaro sul concambio
azionario si affida a un gruppo
di esperti. Svegliata dal rumore di
coltelli, infine si fa viva anche la
Consob, società che vigila sul mercato
borsistico.
Sono questi i personaggi e gli ingredienti
di un avvincente e intricato
romanzo industrial-finanziario-
giudiziario-ambientale di cui
deve essere ancora scritto il capitolo
conclusivo. Basti pensare, per
esempio, che il decreto salva Autostrade
di Clini deve essere convertito
in legge e, cambiato ministro
e governo, chissà se mai la conversione
sarà approvata. Il filo rosso
di tutta la storia è la costruzione
della Variante di Valico, una delle
interminabili opere all'italiana, 65
chilometri di autostrada tra Barberino
del Mugello e Sasso Marconi,
infrastruttura in costruzione da 16
anni. Un'opera necessaria per superare
il collo di bottiglia che su
quel tratto di Autosole produce file
interminabili di auto e camion. Per
costruire gallerie, ponti, viadotti e
carreggiate sono stati mossi milioni
di metri cubi di terra e rocce misti a
betoncino spruzzato e vetroresine e
tra i tanti danni lamentati dagli abitanti
di quelle zone a causa dei lavori,
c'è proprio anche la faccenda
dello smaltimento dei materiali di
scavo.
FINO a ottobre di un anno fa terra,
rocce e annessi erano considerati
rifiuti e come tali dovevano essere
trattati in discarica. Da quella data e
grazie a un altro decreto di Clini quei materiali possono invece essere
riutilizzati nell'ambito della
stessa opera a determinate condizioni.
E pure questa modifica legislativa
contribuisce a complicare
una faccenda già parecchio intricata
di suo. Secondo l'accusa, la società
Autostrade si sarebbe sottratta
all'obbligo di eliminare i materiali
scavati il cui trasporto, come è
facile intuire, è particolarmente costoso.
Da qui la supermulta. Calcolata
in un modo assai semplice
dall'Ispra. Siccome i materiali in
questione sono 3 milioni di metri
cubi e lo smaltimento di ogni tonnellata
costa circa 20 euro, fatta la
moltiplicazione e considerati gli
annessi e connessi viene fuori la cifra
di 870 milioni di euro, più di un
quarto dell'intero fatturato della
stessa Autostrade. Di fronte a questa
mazzata, l'ex ministro si infuria,
scrive una letteraccia al suo direttore
generale, Maurizio Pernice, e
ai dirigenti Ispra e li informa di aver
varato nel frattempo un decreto ad
hoc. Ispra, però, non ci sta a farsi
mettere tra i cattivi dietro la lavagna
e in una nota al Fatto spiega di
non aver agito a capocchia perché
la sua attività “si svolge sempre a
seguito di una specifica richiesta
del Ministero”. Lo scontro è duro,
Autostrade assiste compiaciuta.
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