Il j’accuse di Mauro Corona
Ministero delle seggiole
Sarebbe meglio ab o l i r l o Cecità politica w Si blocca l'acqua dei torrenti,
che è il bene più importante, anche da vedere.
Perché dimenticano che c'è un patrimonio
psicofisico, quella sensazione che si prova
quando si ascoltano Mozart o Beethoven Azienda verde w Occorre capire che l'ambiente
non è una fabbrica che si rinnovi da sola.
Che, come diceva anche il vecchio Rigoni Stern,
enorme scrittore, il bosco lo si deve lavorare,
lo si deve sfruttare: è la nostra ricchezza I palazzi romani
che si occupano
di ambiente dovrebbero
chiudere. Non servono
a niente. Tengono i posti
al caldo senza muovere
un dito. Vengano qui
nelle valli a vedere,
poi ne riparliamo” Il fatto quotidiano 13 maggio 2013 di Mauro Corona
L’ambiente è tutto ciò di cui non si
occupa il ministro dell'Ambiente.
Soprattutto là, dove c'è ancora un
patrimonio naturale integro, ma
mancano i servizi. Quassù, nella Valcellina,
manca tutto, eppure le istituzioni permettono
furti di ghiaia. Una vera mafia dell'oro bianco:
con la scusa delle esondazioni non sistemano le
strade, ma fanno prelevare la ghiaia. Stessa cosa
con l'acqua. Abbiamo vinto un referendum,
ma si continua comunque a concedere
le centraline ai privati. E ancora: si
blocca l'acqua dei torrenti, che è il bene
più importante, anche da vedere. Perché il
ministro dimentica anche che c'è un patrimonio
psicofisico dell'occhio, che è lo
stesso occhio di quando si ascolta una sonata
di Mozart o di Beethoven. E abbiamo
bisogno anche di quello, altrimenti andiamo
avanti tutta la vita lavorando e mangiando
escrementi senza godere di nulla.
Quindi il patrimonio è sì ambientale, ma anche
fatto di servizi, perché se si va a vedere un tramonto
e ci si siede su un forcone, quel tramonto
non lo si ama più. Si ha tutta un'altra visione, un
altro sapore. Noi abbiamo patrimoni di ambiente
che vengono tassativamente massacrati. A
volte sotto l'egida dell'Unesco, a volte sotto quella
dei Beni Culturali, a volte sotto l'egida di questo
ministro dell'Ambiente (questo ma anche
quelli precedenti, dato che uno vale l'altro). Non
hanno alcuna idea di ciò che bisogna risparmiare
e di ciò su cui invece bisogna investire. Occorre
capire che l'ambiente è una fabbrica che si
rinnova da sola. Lo diceva anche il vecchio Mario
Rigoni Stern, mio carissimo amico ed enorme
scrittore. Diceva che il bosco, ad esempio, lo
si deve lavorare, lo si deve sfruttare. Perché lì,
dove si è tagliato 15 anni prima, si riformerà di
nuovo il legname, senza investire nulla. Ricresce
da solo. Invece, le istituzioni permettono lo
scempio dei boschi, quello portato avanti da famigerati
boscaioli, che tirano giù dieci o dodici
camion di legname al giorno. Oppure, ancora
peggio, lo lasciano incolto. Ad esempio, siamo
invasi da boschi abbandonati con alberi rachitici,
striminziti. Perché un faggio non può crescere
assieme ad altri venti. Va liberato, per fargli
tirare il fiato. Di venti faggi cresciuti in cespuglio
quindi, bisogna lasciarne otto o nove.
L'ambiente può dare il massimo del suo frutto, il
massimo della resa, recuperandosi da sé. E questo
è importantissimo, perché un prodotto come
il legno è fondamentale. C'è chi l'ha capito.
L'architetto Renzo Piano, ad esempio, ha scoperto
quello che i boscaioli e i montanari sanno
da sempre. Ossia che il legname dura più del
cemento. Per questo ha cominciato a usare il
legno per i suoi progetti.
L'ambiente poi è anche pastorizia. Noi qui, ad
esempio, abbiamo un parco (non mi piace molto
parlare sempre di noi, ma devo farlo perché
stiamo soffocando nell'ambiente incolto) dove
hanno vietato il pascolo alle greggi. A Longarone
per far passare il Giro d'Italia hanno bloccato
per giorni la transumanza delle pecore: le
cacche delle pecore sporcavano la strada e davano
fastidio alle bici. Ma è mostruoso, perché la
transumanza è una cosa che avviene da secoli. Le
pecore brucano e lasciano escrementi che concimano
la terra.
Bisogna poi recuperare i vecchi lavori. Perché ai
ragazzi non si insegna il lavoro del bosco (qui ce
ne sono di immensi)? Perché non gli permettiamo
di recuperare la manualità, facendo sentieri,
lavorando la legna, per poi magari vendere
il ricavato alle cooperative? In questo modo si
potrebbe avere un occhio attento all'ambiente.
Dobbiamo capire che l'ambiente è una fabbrica
a getto continuo. Che non si sfrutta con gli impianti
di sci, dove si ruba e si spreca acqua per la
neve artificiale. Ma investendo in altro, come
percorsi per bambini, dove portare le scolaresche
in gita, e insegnare loro le diverse specie di
alberi, la loro carta d'identità, dove la corteccia è
il viso e le foglie i capelli. Allora perché non facciamo
percorsi per i bambini e i loro genitori? La
mancanza di strade e sentieri è gravissima. Siamo
isolati in una valle che il grande scrittore
Carlo Sgorlon definì l'ultima valle, l'ultimo tesoro.
Siamo isolati. Perché, ad esempio, non costruiscono
duecento metri di sopraelevata che
risolverebbe tutti i problemi quando i torrenti,
con le piogge, scappano dall'alveo? Perché? Perché
se la fanno, poi non hanno più la scusa per
rubare quell'oro bianco che è la ghiaia. Venga
qui il ministro dell'Ambiente, gli facciamo vedere
noi cosa siamo diventati. Non vengono fatti
i servizi per mantenere l'ambiente incontaminato
e i paesi si spopolano. Qui è tutto proibito,
anche toccare una pianta. Non si può fare una
strada, non si può fare niente, perché è tutto protetto.
Ma così è peggio, si rischia di lasciarci soffocare
sotto il peso dell'abbandono. Poi tanto là
dove si vuole, si fanno ruberie dell'ambiente e
stragi. In una zona della val Gardena, per citare
un caso, c'è un sindaco che vuole ridisegnare e
retrocedere i confini decisi dall'Unesco, così da
riuscire a costruire un impianto di risalita nuovo.
Allora quanto valgono queste istituzioni?
Quanto vale l'Unesco?
Aveva ragione il grande scrittore, Jean Giono,
l'uomo che piantava gli alberi: il vero bisogno sta
nelle piccole valli, dove ci si può chiamare da una
costa all'altra. Qui non abbiamo servizi, non abbiamo
negozi alimentari di frutta e verdura.
Non abbiamo un tabacchi, una macelleria, e non
abbiamo un'edicola. Eppure si vive anche di
giornali, è inutile dire di no: serve anche leggere
i quotidiani, visto che siamo tra le nazioni che
leggono meno. Allora se l'ambiente fosse gestito
da uno che sa come cavare un albero, che sa
quando tagliarlo, e come sfruttarlo, si salverebbe
questo patrimonio immenso, creando anche dei
posti di lavoro. E invece si dedicano solo alle
chiacchiere e alla cementificazione. Pensano a
costruire ponti, autostrade, impianti di risalita,
seggiovie e funivie, invece di incentivare il camminare
e fare dei progetti per dei percorsi a piedi.
Dove sono le istituzioni? Dov'è questo governo?
Lo dico a Letta, non vada a rinchiudersi in un
convento a fare il frate, venga invece a vedere i
problemi reali della gente. La Valcellina è tempestata
di tir che rubano la ghiaia e li fanno passare
da una strada del 1901. La domenica siamo
bombardati dalle gare motociclistiche - perché
pare che la Valcellina, da Longarone a Montereale,
sia la più bella pista d'Europa - e nessuno ti
protegge da un inquinamento acustico mostruoso.
Il ministero dell'Ambiente, a questo punto andrebbe
abolito, perché non esiste, non serve a
niente. È popolato da seggiolai. Anzi nemmeno,
visto che qui i seggiolai impagliavano
le sedie, loro invece le sedie le scaldano e
basta. E l'Unesco è una patacca fasulla, farebbe
bene a riprendersi il suo marchio
che è vilipeso tutti i giorni. Mi secca fare la
parte del grillesco, ma è così e lo è sempre
stato.
Qui il paese di Erto non esiste più. Cinquant'anni
fa hanno ammazzato duemila persone.
Un genocidio. E quel 9 ottobre 1963 i telegiornali
nazionali non hanno detto una parola, nemmeno
di 3 secondi, mentre venivano uccise migliaia
persone. Anche quello era ambiente. Lo
scriveva Jorge Luis Borges: nell'ambiente ci vive
l'uomo. E il vescovo George Berkeley: la mela
non si può gustare da sola, perché ci vuole la
mela e il palato che la gusta. Quindi l'uomo deve
essere il palato che gusta questo ambiente, che
gusta la natura. Ma deve trovarla buona la mela,
ancora tutta intera. Invece la troviamo marcita,
per l'incapacità di avere idee.
E non è che il ministero faccia di tutto per deturpare
l'ambiente, semplicemente non ha idee.
Quelle idee che dovrebbero provenire da chi
l'ambiente lo vive. Ecco perché mi schiero contro
la Tav, perché non si tratta solo di danneggiare
l'ambiente ma anche l'anima di chi vive lì
da secoli. Loro, gli abitanti della Val di Susa,
hanno paura di veder la loro terra sconvolta, così
come è stato fatto qui nel Vajont. La gente dovrebbe
scendere in piazza non con i fucili, ma
con le zappe. In tempo di crisi, in cui non si possono
vendere scarpe, né vestiti, né occhiali, né
automobili, bisogna tornare al bene primario: la
legna per scaldarsi, il cibo per nutrirsi. Questo si
deve vendere. Ed è l' ambiente che ti dà il cibo e il
legno. Sarà la terra a darci i prodotti. Partiamo
da lì. Impariamo a procurarci il cibo e a sfruttare
i boschi. Saremo salvi e con un sacco di tempo
libero. E la terra tornerà a fiorire e sorridere.
testo raccolto da Emiliano Liuzzi
chi è Mauro Corona Chi è
UN UOMO DI DOLOMITE
Mauro Corona è nato nel 1950 e vive nella
sua Erto (Pordenone), a due passi dal
Vajont. É scrittore, alpinista e scultore. È
autore di molti libri che raccontano l’uo -
mo e le montagne. Tra gli altri: “Il volo
della martora”,“Le voci del bosco”,“Fin -
ché il cuculo canta”,“Gocce di resina”,
“La montagna”,“Nel legno e nella piet
ra ”,“Aspro e dolce”,“L’ombra del basto
n e”,“Vajont: quelli del dopo”, “I fantasmi
di pietra”,“Storia di neve”, “La fine
del mondo storto”(premio Bancarella
2011), “La ballata della donna ertana”,
“Venti racconti allegri e uno triste”. L’ul -
tima sua opera è “Confessioni Ultime”.
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