lunedì 13 maggio 2013

ministero ambiente creato a tavolino per sostenere il governo Craxi

FABBRICA DI POLTRONE Il ministero dell’ambiente in Italia ha una
storia molto stravagante. E’ Bettino Craxi che lo istituisce, ma non
perché abbia mai patito per la condizione verde: ha solo la necessità di
creare una poltrona per il Partito liberale che entra nella sua squadra di
governo. E il primo ministro, quando il dicastero è quello dell’Eco l o g i a ,
porta il nome di Alfredo Biondi, la stessa persona (e non l’unica) che
emigrerà con molta naturalezza in Forza Italia.

Una storia da libro italico di quegli anni tutti da bere. Un ministero
creato a tavolino, scorporato da quello Beni culturali, nato anche per
una necessità numerica la volontà del Caf (l’asse Craxi, Andreotti e
Forlani) per sorreggere la prima presidenza del consiglio al Partito
socialista. Bondi non brilla come ministro. E soprattutto i liberali hanno
una neccesità continua di distribuire poltrone: dopo Bondi la reggenza
tocca a Valerio Zanone, massone e numero uno del partito. Quando il
primo agosto del 1986 il ministero dell’Ecologia diventa ministero dell’Ambiente,
tocca a Francesco De Lorenzo, liberale anche lui, negli anni
a seguire potentissimo ministro della sanità. Dura appena un anno e
Craxi, nell’aprile dell’anno successivo non ha più i numeri e nel governo
tornato nella Democrazia cristiana e affidato per la quarta volta nella
storia ad Amintore Fanfani va all’indipendente Mario Pavan.
Fanfani è una scelta di transizione. Tra il 1987 il 1992 si susseguono
quattro governi (Goria, De Mita, Andreotti VI e Andreotti VII) e l’Ambiente
resta sempre nelle mani del socialista Giorgio Ruffolo. Nel periodo
tangentopoli arriva il primo ministro Verde ed è Carlo Ripa di
Meana che poi passa il testimone a un giovanissimo Francesco Rutelli.
Gli anni più recenti, invece, vedono l’allargamento dei poteri del ministero
(delega anche sui porti) e la fa da padrone Altero Matteoli.
Emiliano Liuzzi il fatto quotidiano 13 maggio 2013

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