venerdì 17 maggio 2013

Ilva a Taranto c'è chi dice no a inquinamento e corruzione, dai magistrati alla società civile

ILVA, A TARANTO C’È CHI DICE NO DAI MAGISTRATI ALLA SOCIETÀ CIVILE: QUELLI CHE POSSONO CAMMINARE A TESTA ALTA “LA ZITELLA ROSSA” Il titolo di “L i b e ro” per colpire la gip Patrizia Todisco, firmataria delle ordinanze di arresto dai Riva a Florido di Sandra Amurri Il fatto quotidiano 17 maggio 2013 inviato a Taranto Chi contribuisce a frenare lo strapotere di Riva, patron dell’Ilva che per anni indisturbato ha fatto profitto sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini grazie all’accondiscendenza di gran parte della politica e dell’i nformazione? Persone dai ruoli diversi unite dal far rispettare la legge e sensibilizzare le coscienze. In una città, Taranto, che ha pianto troppe morti causate dall’i nquinamento e paga prezzi altissimi per il disastro ambientale. I magistrati in primis che con alto senso del dovere e in silenzio, perseguono i reati. Il procuratore capo, Franco Sebastio, 70 anni, tarantino doc, padre cancelliere come il nonno, sposato, padre di due figli, ha iniziato la sua lunga carriera come pretore, procuratore presso la Pretura, per dedicarsi al contrasto dei reati ambientali fino ad arrivare alla guida della Procura della Repubblica. Che tutte le mattine arriva in ufficio a piedi per sentirsi “cittadino tra i cittadini” e, invece di godersi il tempo della pensione continua a dedicarsi con quella sua normalità rassicurante a far rispettare la legge anche a chi si crede al di sopra della legge. LA PROCURA è la sua seconda casa, racconta: “Lì vicino andavo a giocare a nascondino da piccolo con i miei amici”. Inizia a fare il magistrato nel 1976. Risale agli anni ’80 la prima sentenza di condanna per reato d’inqui - namento ai Tamburi dell’Italsider di Stato, acquistata dalla famiglia Riva a prezzo di convenienza. La sua speranza è che un giorno non vi sia più bisogno dell’interven - to repressivo della magistratura perché i cittadini sentiranno la tutela dell’ambiente e della salute “beni comuni” da difendere. Un altro nome divenuto suo malgrado simbolo della battaglia contro l’inquinamento dell’Ilva è la gip Patrizia Todisco , 49 anni, che si è guadagnata il titolo di Libero : “La zitella rossa che licenzia 11 mila operai”. Ma lei senza battere ciglio, dopo aver firmato l’ordinanza di arresto di Riva, dell’ex direttore delle relazioni esterne dell’Ilva Girolamo Archinà, ha proseguito con quello del presidente della Provincia Florido. Non ha mai rilasciato un’intervista. I giornalisti sono abituati a ricevere il suo saluto al mattino e a vederla scomparire dietro la porta dell’ufficio che si chiude alle sue spalle. Per i tarantini è diventata l’icona del riscatto: non c’è manifestazione che non vi siano striscioni che inneggino a lei. Ma se la città e il Paese hanno acquisito una nuova consapevolezza nel far valere il diritto alla salute e al lavoro lo si deve anche a chi dal 2005 denuncia i danni da diossina come Alessandro Marescotti , professore, tra i fondatori di PeaceLink. È stato lui a proporre una legge per la certificazione degli alimenti dioxin free. E a donne come Paola D’Andria, presidente dell’Ail di Taranto (associazione italiana lotta alle leucemie) che ha perduto il marito per un tumore, divenuta la “donna metallo” do - po che le è stato riscontrato un notevole quantitativo di piombo nelle urine, lo stesso trovato nel sangue di nove bambini dai 3 ai 6 anni residenti al quartiere Tamburi. Ha capeggiato la protesta davanti a Montecitorio per l’abrogazione della legge “Salva-Ilva”, quando la Corte doveva esprimersi sui 17 vizi di costituzionalità rilevati dalla gip Todisco. Seguono i tanti Comitati sorti spontaneamente per la battaglia contro il mostro dell’acciaio: “Quartiere Tamburi”, “Stu - denti di Taranto”, “Donne per Taranto” e l’ultimo in ordine di tempo “Cittadini Liberi e Pensanti” nato per superare “il conflitto ambiente- lavoro: lavoratori contrapposti ai cittadini di cui fanno parte operai dell’Ilva, disoccupati, precari, studenti, professionisti, cittadini che denunciano “l’intera classe politica di essere stata complice del disastro ambientale e sociale che dura da 50 anni”. E CHIEDONO che chi lo ha generato, “lo Stato prima, la famiglia Riva poi” paghi. Comitato che assieme alle altre associazioni per la prima volta ha portato in piazza oltre 10 mila persone e ha organizzato il concerto del 1° Maggio nella città dei veleni con tanti artisti di fama come Fiorella Mannoia, Luca Barbarossa e Roy Paci.

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