domenica 19 maggio 2013

nobel per l'ambiente a Ercolini maestro ecologista ignorato in Italia premiato da Obama

Nobel per l’ambiente
Il maestro ecologista
ignorato in Italia
premiato daObama
NUOVI ITALIANI
Volti dell’altra Italia

La svolta della
mia vita?
Convincere il
vescovo di Lucca
che bruciare
rifiuti è immorale
Poi il premio
dagli Usa che
non cambia
la mia vita
e le mie battaglie

di Martina Castigliani Il Fatto quotidiano 20 maggio 2013
Quando la segreteria del
Goldman Prize 2013 lo
ha chiamato per annunciare
la vittoria, Rossano
Ercolini a tutto ha pensato meno che
a Obama. Avrebbe preso un aereo,
attraversato un oceano, e ritirato un
riconoscimento. Mai avrebbe immaginato
lui, omino di Capannori, paese
alle porte di Lucca, che
avrebbe stretto la mano
al Presidente degli Stati
Uniti per il Nobel alternativo
all’ambiente. Racconta
che il cuore batteva
senza più nessun senso e
le ginocchia non facevano
che tremare. Maestro
elementare, nato e cresciuto
sulle colline di una
Toscana poco conosciuta,
Ercolini i politici non
li incontra molto spesso.
Se capita è perché ha fatto
qualcosa di sbagliato.
Presidente del movimento
Zero Waste Europe,
dirige un centro di ricerca
che studia il modo
per ridurre la produzione
di rifiuti. Ora ha un
assegno da 150 mila dollari
per quella militanza
che credeva conoscessero
in pochi. Ercolini ha
un ufficio nel Comune
del suo paese, ci arriva in
ritardo ogni giorno dopo
le lezioni e i consigli di
classe per decidere il programma.
Poi ci passa serate
intere. Dietro la scrivania,
una parete di articoli
di giornale racconta
di quando si è battuto
contro l’inceneritore di Pietrasanta:
espulso dai Verdi, criticato da tutti,
ha incassato la prima di mille altre
vittorie. Quella decisiva è stata convincere
il Vescovo di Lucca che bruciare
i rifiuti è immorale. Una svolta
per tutte le sue battaglie sull ambiente.
Ha scoperto che le cose se si vuole
si cambiano e poi ci ha fatto il vizio.
Ora la rivoluzione la insegna ai suoi
studenti, solo perché hanno gli occhi
giusti e una vita intera davanti.
Perché ha vinto lei Ercolini?
Non sa quante volte me lo sono chiesto.
Deve averli colpiti il fatto che
sono un educatore. Alla giuria è piaciuta
l’idea che sono un leader di una
comunità e che insegno l’ecologia ai
bambini.
E Obama?
Le mie colleghe ci scherzano sempre.
Mi fermano nei corridoi di scuola e
mi chiedono: “è bello il Presidente?”.
Io ricordo solo il suo sorriso. Ci siamo
stretti la mano. E ho pensato che
la seconda volta che sono andato negli
Stati Uniti ho incontrato Obama,
mentre ancora non mi aveva ricevuto
Enrico Rossi, il presidente della
Regione Toscana. Al mio ritorno ha
fatto una telefonata. Ci vedremo, ma
ce n’è voluto di tempo.
Da dove è partito tutto?
La mia storia comincia con un inceneritore.
A Pietrasanta nel 1994 il
sindaco decide di costruire l’i m p i a nto.
A pochi passi c’era la scuola dove
insegnavo. Sentivo che dovevo fare
qualcosa.
Una lotta impossibile.
Finché non abbiamo chiamato il Vescovo.
Lucca è così, una città conservatrice
e cattolica. Abbiamo fatto
un incontro pubblico, e chiesto all’autorità
religiosa di venire. Mi hanno
detto: Rossano devi colpirlo. A
quel punto mi sono inventato che
bruciare i rifiuti è immorale. Ho pronunciato
proprio quelle parole. E mi
ha creduto. Il resto è la storia di una
vittoria.
E dell’inizio di un movimento contro i
rifiuti.
Non ho più smesso. Mi sono interessato
a Zero Waste e ho pensato
che fosse la giusta battaglia per cambiare
il mondo, partendo dal locale e
pensando globale. Così Capannori è
diventato il primo comune in Italia
ad aderire a Rifiuti Zero. Ora siamo
125, tra cui anche Napoli con la firma
di De Magistris.
E nella pratica vuol dire?
Arrivare entro il 2020 maledettamente
vicino alla produzione zero di
rifiuti. La strada è quella di applicare
dieci punti, strategie che parlano di
riciclo, riutilizzo e raccolta differenziata.
Ma anche premi o tasse a seconda
dei comportamenti. A Capannori
abbiamo un centro di ricerca.
Nel suo ufficio?
Lo spazio me lo ha dato il Comune, è
una stanza piccola, ma perfetta.
Vengono i volontari e analizziamo la
spazzatura. Guardiamo cosa resta
dalla raccolta differenziata. Non solo
bisogna recuperare, ma capire come
fare a produrre meno materiali di
scarto non riutilizzabili. Quel
20/30% che resta è la patologia da
curare.
Ad esempio?
Qui abbiamo allestito una "galleria
degli errori". Si chiama proprio così.
Ci sono le cialde per le macchine del
caffè ad esempio. O i brick degli
EstaThe. Un orologio e alcune confezioni.
Prendiamo i prodotti, li analizziamo
e scriviamo alle industrie
per spiegare il problema. Bisogna interrompere
la catena. La cosa più
sorprendente? Ci ascoltano e vogliono
sapere quali soluzioni proponiamo.
Lo ha spiegato ad Obama?
Sì. A lui come ai miei studenti ogni
giorno. Non possiamo parlare solo
di rifiuti ma anche di educazione,
lavoroproponiamo.
Lo ha spiegato ad Obama?
Sì. A lui come ai miei studenti ogni
giorno. Non possiamo parlare solo
di rifiuti ma anche di educazione,
lavoro e progettazione di un nuovo
mondo. Come energie rinnovabili e
cibi a km zero. Si cambia così.
Sembra quasi un politico. Militante
dei Verdi?
All’epoca della battaglia contro l’i nceneritore,
io fui sbattuto fuori dai
Verdi. Erano favorevoli a bruciare i
rifiuti e io non ne volevo sapere di
piegarmi a quell’idea. Sono convinto
che abbiano distrutto l’idea ambientalista
e siano crollati sotto l’a r r i v ismo
politico.
Un giudizio molto duro, non le sembra?
La cultura ecologista è altro. Produzione
di saperi, ascolto dei cittadini.
Altro.
Quali battaglie lo aspettano?
Portare Rifiuti zero in tutta Italia è la
prima. Poi la proposta di legge popolare
contro gli inceneritori. Siamo
ancora alla raccolta firme, ma abbiamo
già ottenuto tantissimi risultati.
Come si spende un assegno da 150
mila dollari?
Non credo di averli mai visti. All’inizio
lo ammetto, ho pensato che
avrei potuto almeno cambiare la
macchina, la mia è talmente sgangherata.
Ci ho ripensato subito, darò
tutto per il centro di ricerca sulla raccolta
differenziata. Poi penserò alla
formazione per i comuni, voglio
creare uno staff di esperti e girare un
documentario. Li ho già finiti in pratica.
Pensa che con questo riconoscimento
arriveranno altri soldi dall’I t a l i a?
Vedremo. Ma ho capito che la politica
spesso è un tappo e noi dobbiamo
organizzarci da soli. Non voglio
dire che sono anarchico. Dagli
anni ‘70 e dalle prime occupazioni
del liceo, ho sempre creduto che fosse
importante credere nella partecipazione.
Nel corso di tutte queste
battaglie però, ho scoperto una cosa
meravigliosa: la società può vincere
anche senza l’aiuto della politica.
Dipende dal basso e non dall’a l to?
Ai miei alunni a scuola lo dico sempre.
Funziona così. Voi cosa fate per
cambiare? Con la mia classe ricicliamo
la carta. La gara è a chi di loro
porta più giornali vecchi. Arrivano
con dei pacchi grandissimi. Semplicemente
credono che un’alternativa
è possibile e lavorano per costruirla.
E quando vedo lo spirito nei loro
occhi, la mia battaglia è già vinta.

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