Politici supini davanti al re della ferriera
I FAVORI DI PARTITI E TECNICI. IL GIUDICE: “CONTINUE PRESCRIZIONI MAI RISPETTATE A TARANTO” SEMPRE LA STESSA MUSICA
Comune, Provincia, Regione e governi in campo
con leggi e decreti. Oggi Clini, che firmò
il salva-fabbrica, è di nuovo dg del ministero Quando, intervistato dal Fatto , l’allora
ministro Corrado Clini diceva
che a Taranto non farebbe vivere
nemmeno il proprio nipotino, dimostrava
di conoscere bene la situazione.
L’ultimo colpo della Procura dimostra
la gravità delle inadempienze dell’azienda,
puntualmente denunciate da
comitati cittadini e associazioni ambientaliste,
e minimizzate dalla politica
istituzionale. Il primo atto contestato,
infatti, è l’Autorizzazione integrata
ambientale (Aia) concessa nell’agosto
2011 dal ministero dell’Ambiente di
Stefania Prestigiacomo e che, secondo
la ministra, avrebbe “avviato finalmente
un percorso concreto
e condiviso per l’abbattimento
di diossina”. Il
verde Angelo Bonelli, definì
quell’Aia “uno schiaffo
alla città di Taranto”
anche perché nel frattempo
si muoveva la Procura. La sua efficacia è comunque stata tale
che, dopo appena un anno, il “tecnico”
Clini ha dovuto farne un’altra. E ha dovuto
sostituire il presidente della
Commissione, Dario Ticali, il cui nome
era finito nelle intercettazioni della
Procura che dimostravano la sua “vicinanza”
all’azienda. Il gruppo di lavoro
guidato dall’agosto 2012 da Carla
Sepe, ha prodotto un documento finalizzato
a stabilire misure che, si leggeva
allora, “determinano da subito riduzioni
drastiche delle emissioni inquinanti.
Indicazioni molto più rigide,
cogenti e incisive sotto il profilo della
tutela dell’ambiente e della salute pub-blica, rispetto alle 462 prescrizioni dell’Aia
del 4 agosto 2011”.
UN PROGETTO per lo meno ottimistico
visto quanto si legge nel decreto di
sequestro della Procura: “L’attività
produttiva dello stabilimento – scrivo -
no i pm – unitamente alla mancata attuazione
degli interventi per il miglioramento
dell’impatto ambientale (...)
stipulati tra Ilva, Regione Puglia, Provincia
e Comune di Taranto e comunque
successivamente previsti dal provvedimento
autorizzativo “Aia” e di cui,
ad oggi, nulla risulta attuato, ha procurato
un indebito vantaggio economico
a Ilva Spa ai danni
della popolazione e dell’ambiente”.
Le parole
sono chiare e non risparmiano
le autorità locali.
E, del resto, a Vendola e
vertici locali non si risparmia
la decisione, del 2005, di ritirare la costituzione di parte
civile nel processo che portò alla prima
condanna dei Riva. Vendola oggi cerca
di prendere le distanze ma il presidente
della Provincia, Florido, nel frattempo
è stato arrestato.
Il resto è una lunga sequenza di conflitti
tra procura e azienda, spalleggiata
dal governo. Ad aprile di quest’anno,
poi, Ferrante è stato “commissariato”
da Enrico Bondi, l’uomo delle situazioni
difficili, nominato amministratore
delegato. Migliaia di operai hanno
contratti di solidarietà e del risanamento
non si vede traccia. Nel frattempo
è cambiato il governo e all’Ambien -
te è stato nominato il Pd Andrea Orlando.
Clini, però, è tornato al suo posto,
alla Direzione generale per lo Sviluppo
sostenibile, il clima e l’energia.
Per cui, la domanda con cui chiudere è
scontata: chi decide nel governo sull’Ilva?
E cosa decide?
Sa. Can. Il fatto quotidiano 25 maggio 2013
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