lunedì 3 giugno 2013

eternit condanna a 18 anni al padrone ma risarcimenti a rischio

E T E R N I T, 18 ANNI AL PADRONE
“MA RISARCIMENTI A RISCHIO”
DURA CONDANNA PER SCHMIDHEINY. I LEGALI DELLE VITTIME
DE L L’AMIANTO: “CAPITALI BLINDATI IN SUD AMERICA. SARÀ DURA” il fatto quotidiano 4 giugno 2013 3.000 DECESSI
Le parti civili dovranno
avere 90 milioni. Escluso
l’Inail. L’ex titolare, il
barone belga, è morto a
fine maggio. E con lui
si sono estinti i reati

di Andrea Giambartolomei
Torino
Ieri pomeriggio, alla fine
del processo d’appello
contro l’Eternit, sull’au -
tobus verso Casale Monferrato,
Romana Blasotti Pavesi
e i suoi concittadini non sanno
se rallegrarsi o rammaricarsi.
Da una parte c’è la condanna a
18 anni appena inflitta dalla
Corte d’appello di Torino all’ultimo
proprietario di Eternit
spa, Stephan Schmidheiny, e il
riconoscimento delle vittime di
Bagnoli e Rubiera inizialmente
escluse. Dall’altra, i risarcimenti
a rischio per familiari di chi è
morto, per i comuni, per chi si è
ammalato per aver lavorato
nello stabilimento sotto la dirigenza
(fino al ‘72) del barone
belga Louis de Cartier de Marchienne,
deceduto lo scorso 21
maggio a 92 anni. I giudici hanno
confermato le responsabilità
dei manager per il disastro ambientale
doloso permanente
che ha colpito la città alessandrina.
E anche Cavagnolo (To),
Rubiera (Re) e Bagnoli (Na).
Alle 15,30 di ieri i giudici, presieduti
dal Alberto Oggé, entrano
nell’aula 1 del palazzo di
Giustizia e segnano un altro
punto fermo nella lotta contro
l’amianto portata avanti da cittadini,
associazioni, sindacati,
dai pm Gianfranco Colace, Raffaele
Guariniello, Sara Panelli e
dal pg Ennio Tomaselli. Il giudice
Oggé riforma la sentenza
del 13 febbraio 2012 stabilendo
il “non doversi procedere” ver -
so il belga (prima condannato a
16 anni). Mentre per l’altro proprietario,
lo svizzero, prescrizione
del reato di “omissione
dolosa di cautele” e condanna a
18 anni per il disastro ambientale
doloso, a cui si aggiungono
89 milioni di euro di risarcimenti
per più di novecento tra
sindacati, associazioni e vittime
delle malattie provocate dall’amianto.
Escluso, invece, l’Inail
che aveva sostenuto le spese sanitarie
dei malati.
“ABBIAMO cercato di dare verità
e giustizia a tremila morti e
alle persone che sono qui perché
hanno perso parenti e amici”,
afferma il pm Colace dopo il
verdetto. Alcuni familiari però
restano nell’aula anche quando
la corte è uscita. “È una fregatura”,
afferma Rosangela Tamiso,
cittadina di Casale Monferrato.
La morte del padre, avvenuta
dopo trent’anni di lavoro
nello stabilimento sotto la dirigenza
belga, non troverà giustizia
perché de Cartier de Marchienne
è morto e la sua società,
la Etex Group SA, non può essere
condannata. Sono timorose
due donne di Cavagnolo, che
non hanno sentito nominare i
loro cari nell’elenco: forse non
otterranno niente. Pure chi si è
visto riconoscere un risarcimento
avrà problemi a ottenere
qualcosa: “Schmidheiny ha le
sue ricchezze blindate in trust in
Costa Rica e in America Latina.
In Svizzera non ha molto - spiega
al Fatto Enrico Dagna, avvocato
del Comune di Casale
Monferrato -. Bisognerebbe
rintracciare i suoi patrimoni
con agenzie specializzate che
hanno costi alti e risultati incerti”.
È un procedimento molto
lungo e costoso. “Per la sola traduzione
della sentenza nella lingua
dell’imputato ci vogliono
100 mila euro. La procedura richiederà
quasi due milioni”, afferma
Roberto Lamacchia, avvocato
e presidente di Giuristi
democratici. Così, mentre i giudici
si ritirano per decidere, lui e
i legali delle parti civili incontrano
i colleghi belgi e svizzeri
per capire come operare a livello
internazionale. I politici lanciano
delle idee. Per Giorgio Demezzi,
sindaco di Casale Monferrato
(comune a cui la corte ha
riconosciuto un risarcimento di
30,9 milioni), “serve un mandato
di cattura internazionale” per
recuperare parte del patrimonio
del magnate elvetico convertito
alla filantropia e alle battaglie
ambientaliste. Ci aveva
provato l’anno scorso Roberto
Cota, presidente della Regione
Piemonte a cui sono stati riconosciuti
quasi 40 milioni di euro:
aveva fatto mobilitare la Finanza,
ma finora senza risultati.
IL DEPUTATO Pd Antonio Boccuzzi
rilancia la mozione per costringere
il governo a impegnarsi
e a coprire le spese di questa
caccia al tesoro su scala mondiale.
Nicola Pondrano, un volto
importante di questa lotta insieme
a Bruno Pesce (“per ottenere
i risarcimenti ci vuole
l’aiuto dello Stato. Specie ora
che è stata esclusa l’Inail”, ha
detto) e Romana Blasotti Pavesi,
sostiene che “dal punto di vista
strategico mondiale l’obiettivo
era dare un colpo al business
dell’amianto”. Se Schmidheiny
non pagasse ci sarebbe meno
l’effetto deterrente per tutti gli
altri responsabili di disastri e
morti. “Questa condanna - aggiunge
Pesce - deve far riflettere
sulla qualità dello sviluppo industriale
in Italia e nel mondo.
Bisogna smettere di fare profitti
sulla pelle dei cittadini”. Per gli
avvocati di Schmidheiny invece
questa sentenza terrà lontani gli
investitori dall’Italia, come era
stato affermato da altri in occasione
della sentenza Thyssen-
Krupp. Intanto Guariniello e
colleghi portano avanti le altre
indagini sull’Eternit.

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