La Repubblica delle Slot Machine
Emanuele Isonio - Il gioco per milioni di persone si trasforma in una vera ossessione, che distrugge intere famiglie
Sarà probabilmente ricordata come la campagna elettorale dell’Imu, quella che sta entrando
nel rush finale. E c’è da credere che da qui all’apertura dei seggi si
moltiplicheranno gli attacchi di chi spera di guadagnar voti criticando
la tassa sulla prima casa, reintrodotta dal Governo Monti e indicata da
molti sondaggi come una delle più invise agli italiani. Ma tanti
riflettori puntati su un solo tema abbagliano. E, soprattutto, celano
nell’ombra altri fenomeni che incidono sulle tasche dei cittadini ben
più di molte tasse. Gli scettici possono provare a rispondere a questa
domanda: quanto è costata in media a ogni italiano l’Imu e quanto invece
si è speso (e perso) nei giochi d’azzardo nel 2012? Usare Google non
vale. Anche perché i dati ufficiali ve li forniamo noi nelle prossime
righe.
Un salasso mascherato da Luna Park
I conti del
governo indicano che in media gli italiani hanno pagato 194 euro di
imposta sugli immobili. Negli stessi dodici mesi, per lotterie, slot
machine, videopoker, gratta & vinci, sale Bingo, scommesse sportive,
hanno speso 1.450 euro. Neonati compresi. Considerando solo i
maggiorenni (visto che il gioco è vietato ai minori) il salasso sfiora i
2 mila euro. Dieci volte di più dell’odiata tassa, per una spesa
complessiva che, secondo le stime di fine anno, supera i 90 miliardi.
Ogni italiano, in media, destina a scommesse e giochi il 13,5% del suo
reddito. Una realtà impressionante, che rimarrebbe tale anche se, invece
di considerare i soldi spesi, volessimo calcolare solo le somme perse:
18,4 miliardi. Ovvero 387 euro a testa. Dati che, già da soli,
dovrebbero suscitare allarme sociale.
Ma a nostra disposizione,
grazie al fondamentale lavoro di molte associazioni che lottano per
arginare il fenomeno delle ludopatie, ce ne sono anche altri. Una
fotografia di una realtà composta da 5 mila aziende, che contribuiscono
al 4% del nostro Pil, con 120 mila addetti. Un vero impero, terza
industria nazionale per fatturato, con frequenti zone grigie, assai
appetibile per gli interessi criminali (il gioco illegale vale altri 15
miliardi di euro, senza contare i guadagni per riciclaggio, usura,
evasione fiscale) e capace di costruire muri di gomma spesso
invalicabili ai tentativi di limitarne l’espansione (la frustrazione di
molti parlamentari “anti-lobby” è lì a dimostrarlo).
Un successo anticiclico
I cinici potrebbero rallegrarsi di questo boom. In fondo, più si gioca,
più soldi dovrebbero finire all’Erario. L’industria dell’azzardo ha
infatti dimostrato di reggere assai bene alla crisi. Da 25 a 94 miliardi
in otto anni (+400%). Il Paese dei Balocchi cresce mentre altrove i
fatturati crollano, le aziende chiudono e le famiglie risparmiano sempre
meno (dal 16% del 2005 all’11% del 2012, dato peggiore dal 1995).
Ma il cinismo, almeno in questo caso, non paga: le entrate fiscali,
complice un sistema di tassazione ai limiti dell’assurdo, sono ferme al
palo. Dietro le decine di miliardi di giro d’affari si nascondono costi
sociali enormi e risvolti criminali altrettanto gravi (ai quali
dedichiamo le prossime pagine). Il gioco per milioni di persone si
trasforma in una vera ossessione, che distrugge intere famiglie.
Ventuno sigle per una svolta
«I soldi non vengono spesi nelle stesse percentuali in tutti i giochi»,
spiega Matteo Iori, presidente del Conagga (Coordinamento nazionale
gruppi per giochi d'azzardo). «La somma maggiore viene giocata tra
videopoker e slot machine». Che stanno fiorendo a vista d’occhio: c’è
una slot machine ogni 150 abitanti (di medici ce n’è uno ogni 275
pazienti). Insieme hanno raccolto oltre il 55% del fatturato totale.
«Calcolando che per questi apparecchi il payout (il denaro che “torna”
al giocatore, ndr) è del 75%, attraverso di esse, gli italiani hanno
giocato quasi 52 miliardi e ne hanno persi oltre 12». Ma c’è di più: le
ricerche dell’Ipsad (Italian Population Survey on Alcool and Drugs) e
del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno evidenziato che alle slot
gioca un numero piuttosto esiguo di persone (più o meno il 6,7% dei
giocatori). Tradotto: 1.139.000 italiani hanno perso alle slot oltre 12
miliardi. Ovvero: 10.500 euro a testa.
Un problema etico, oltre
che economico. Contro il quale ventuno sigle, riunite nella campagna
“Mettiamoci in gioco”, stanno facendo pressione su Parlamento, Governo
ed Enti locali. Dimostrando che il gioco d’azzardo non è una buona leva
di sviluppo. A loro si sono aggiunti i Comuni e lo stesso ministro della
Salute Balduzzi, che ha lavorato per inserire la ludopatia fra le
patologie curate dal Servizio Sanitario Nazionale e bloccare la
pubblicità del gioco d’azzardo.
Impegno che non si è però
tradotto in vittoria: per rendere effettive le cure ai malati di gioco
il ministro dell’Economia Grilli dovrà garantire la copertura di spesa.
Poi servirà il placet delle commissioni parlamentari e della Conferenza
Stato-Regioni, nella quale potrebbero emergere i dubbi di alcune Regioni
preoccupate di dover sostenere nuove spese senza adeguati fondi. E lo
stop agli spot non partirà prima di metà 2013. Sempre che, nel
frattempo, la lobby del gioco non riesca a piazzare altri colpi nel
nuovo Parlamento appena insediato.
http://www.informasalus.it/it/articoli/repubblica-slot-machine.php
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