mercoledì 28 novembre 2012
Ilva di Taranto decreto per inquinare e avvlenare: schiaffo legge e salute
I pm: il decreto? Schiaffo
alla legge e alla salute
LA LEGGE AUTORIZZA LA PRODUZIONE ED ESCLUDE I CUSTODI
LA PROCURA DI TARANTO PENSA AL RICORSO ALLA CONSULTA
di Francesco Casula
Taranto
Il decreto “salva-Ilva”
non è una sorpresa per la
Procura di Taranto. I
magistrati che indagano
i vertici aziendali per disastro
ambientale lo avevano messo in
conto. Non esprimono opinioni
ufficiali, ma qualche commento
trapela nei corridoi del
tribunale di via Marche. A sollevare
le maggiori perplessità è
il fatto che il provvedimento legislativo,
se approvato, possa
annullare di fatto il pericolo “at -
tuale e concreto” che incombe
sugli operai e sui cittadini di Taranto.
Un pericolo per il quale la
magistratura ionica ha disposto
il sequestro senza facoltà d’uso,
confermato dal Tribunale del
Riesame e contro il quale non è
mai stato depositato ricorso in
Cassazione. Un provvedimento
giudiziario, quindi, divenuto
definitivo che viene cancellato
da un colpo di mano del governo,
ormai palesemente alleato
dello stabilimento siderurgico.
LA DIFFUSIONE incontrollata
di polveri dal parco minerali, ad
esempio, non diminuirebbe, ma
diventerebbe legale per 24 mesi
in attesa che l’azienda realizzi la
copertura dell’area. Chi tutelerebbe
quindi gli operai e gli abitanti
del quartiere Tamburi colpiti
ogni anno da 668 tonnellate
di polveri? Non la Procura, perché
“la responsabilità della conduzione
degli impianti dello stabilimento
Ilva di Taranto” è, secondo
quanto si legge nella bozza
del decreto, imputabile
“esclusivamente all’impresa titolare
dell’autorizzazione all’esercizio
degli stessi sotto il controllo
dell’autorità amministrativa
competente”. Più semplicemente:
controllare le emissioni
inquinanti e le eventuali conseguenze
per lavoratori e cittadini,
è un compito che non compete
più alla magistratura penale.
SE IL GOVERNO, quindi, dovesse
approvare il decreto autorizzando
“la prosecuzione dell’atti -
vità” l’Ilva riprenderebbe a produrre
e, quindi, a inquinare favorendo
il protrarsi di emissioni
che, secondo i periti del Tribunale,
diffondono malattia e morte.
Il governo, giuridicamente,
consentirebbe alla fabbrica di
reiterare il reato. L’autorizzazio -
ne integrata ambientale rilasciata
il 26 ottobre scorso allo stabilimento,
una volta assorbita
dal decreto, si trasformerebbe in
un pericoloso “lasciapassare”
che per due anni esporrebbe i
cittadini e gli operai a un inquinamento
temporaneamente legalizzato.
Non solo. Il provvedimento
passerebbe sopra alcuni
principi costituzionali, come il
diritto alla salute, tutelato dall’articolo
32 e sacrificato a Taranto
sull’altare dell’iniziativa
economica privata. A rischio sarebbe
anche l’obbligatorietà dell’azione
penale dei pm che, ad
esempio, non potrebbero intervenire
all’interno dello stabilimento
per violazioni di norme
ambientali. Per questo la Procura,
quando arriverà la richiesta di
dissequestro, potrebbe riccorrere
alla Consulta.
Aspetti che forse il ministro dell’ambiente
Corrado Clini ha ritenuto
di secondaria importanza rispetto alla necessità di garantire
all’Ilva la capacità produttiva.
“La chiusura dell'Ilva di
Taranto – ha infatti dichiarato il
ministro – ha effetti sociali
enormi: è da irresponsabili, in
questo momento, lasciare senza
reddito 20mila famiglie, per la
maggior parte nel sud d'Italia”.
Per risolvere la questione Taranto,
secondo Clini, “ci vorranno
circa 3 miliardi di euro” se -
condo il piano presentato dall’Ilva
e approvato dal ministro
che, però, ha aggiunto “ci aspettavamo
che il piano di interventi
cominciasse ad essere efficace
due giorni fa, lunedi scorso”.
La possibilità di ricorrere al decreto
“salva-Ilva” ha suscitato la
reazione di alcuni parlamentari.
“A causare il rischio di chiusura degli
impianti è stata la gestione
illegale della famiglia Riva – ha
commentato Felice Belisario,
dell'Idv – che ha messo il profitto
davanti agli interessi dei
cittadini. La magistratura è intervenuta
per fermare il disastro
ambientale e sanitario di Taranto,
mentre Clini si preoccupa
solo di offrire un salvacondotto
all'azienda''. Duro anche Angelo
Bonelli dei Verdi secondo il
quale “il governo si sta dimostrando
insensibile rispetto all'emergenza
sanitaria della città:
per chi si ammala e muore, per i
bambini che nascono già con i
tumori o per la diossina nel latte
materno che si trasforma in veleno
non ci sono stati Consigli
dei ministri straordinari o decreti”.
Bonelli ha parlato di “un
golpe nei confronti della legislazione
ambientale” per “cancel -
lare i reati” e “modificare il codice
di procedura penale”. Un
fatto non nuovo, comunque, nel
Paese delle leggi ad personam
che ora vanta anche le leggi “ad
Ilvam”. Il fatto quotidiano 29 novembre 2012
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