lunedì 26 novembre 2012
Le richieste a Bersani
e le promesse di Vendola
IL GIP: AL GOVERNATORE PUGLIESE “LA REGIA”DELLE PRESSIONI
LA LETTERA PER DIRE A PIER LUIGI “DI NON FARE IL COGLIONE” IL
DEMOCRATICO
Nel 2006 il gruppo
aveva dato 98 mila
euro per la campagna
del futuro ministro. Nel
2010 la famiglia Riva
prova a passare
all’incasso “NON MI
SONO
DEFILAT O”
Il dirigente Archinà si
lamenta del capo
dell’ Arpa e, secondo
le carte, questo viene
subito redarguito
dal leader di Sel
di Antonio Massari
inviato a Taranto
Nell’estate 2010 il
gruppo Riva si
giocava tutto. E
giocava su tutti i
tavoli: minacciava di far saltare
il ministro Stefania Prestigiacomo
, gongolava per il “regalo”
ricevuto da Silvio Berlusconi,
scriveva a Pier Luigi Bersani
per bloccare il senatore del Pd
Roberto della Seta, spingeva
sul governatore pugliese Nichi
Vendola per “frantumare” il
presidente dell’Arpa Puglia
Giorgio Assennato, incassando
- su quest’ultimo progetto -
la complicità della Cisl. E nessuno
– a giudicare dagli atti –
che osasse contraddirli. Il tutto
sotto la regia di Girolamo Archinà
, dirigente Ilva per le relazioni
istituzionali.
Il regalo di Berlusconi
Il senatore del Pd della Seta si
oppone al disegno di legge che
agevola l’Ilva sulle emissioni di
benzo(a)pirene. Fabio Riva
parla con suo padre Emilio e gli
dice “Archinà vuole che lui
(Emilio) faccia una lettera a
Bersani, in merito alla polemica
sul benzoapirene (…). Fabio
dice che il senatore Della
Seta ha detto delle falsità assolute
(…) che Berlusconi ha fatto
un regalo all'Ilva e aggiunge
che la lettera serve per dire a
Bersani di non fare il ‘coglione’”.
Caro Pierluigi
L’email viene spedita: “Mi rivolgo
a lei per un episodio di
cui è stato protagonista il senatore
Della Seta che mi ha
molto sconcertato (…) Scusi lo
sfogo ma, proprio per
quello che negli anni di reciproca
conoscenza, ha potuto
constatare in merito a come la
mia azienda opera, confido
che saprà comprenderlo…”.
Tra gli anni di reciproca conoscenza,
spicca il 2006, quando
il gruppo Riva finanziò la campagna
elettorale di Bersani con
98mila euro.
Far uscire il sangue a Della Seta
E mentre i Riva pensavano di
scrivere a Bersani, il deputato
del Pd Ludovico Vico veniva intercettato.
E, parlando con un
dirigente Ilva, commentava “Ora, a questo punto… lì alla
Camera dobbiamo farli uscire
il sangue a Della Seta…”.
Salta la Prestigiacomo
Tra gli obiettivi dell’Ilva, nel
2010, c’è l’acquisizione di
un’Aia (Autorizzazione integrata
ambientale) favorevole al
gruppo. L’avvocato Franco
Perli riferisce a Fabio Riva di
essersi mosso con Luigi Pelaggi,
capo dipartimento del ministero
dell’Ambiente, retto all’epoca
dalla Prestigiacomo e
in cui lavorava con la qualifica
di direttore generale, l’attuale
ministro Corrado Clini (che ha
sempre declinato qualsiasi responsabilità
nelle procedure
sull’Ilva). L’Aia fu firmata nel
2011 e, secondo l’accusa, fu
“rilasciata aderendo il più possibile
alle richieste dell’Ilva”.
Un anno prima l’avvocato Perli
diceva a Fabio Riva: “Gli ho
detto (a Pelaggi, ndr) che i Riva
sono incazzati come delle bisce
(…) hanno già scritto a Letta...
gli ho detto che se le cose stanno
così (…) noi mettiamo in
mobilità 5 o 6mila persone...
gli ho detto guarda che su sta
roba qui salta la Prestigiacomo…
cazzo gli ho detto, scusa
è da novembre che io vengo
qui in pellegrinaggio da te..... è
una roba allucinante! Cioè cosa
dobbiamo fare di più, ve
l’abbiamo scritta noi!”.
Le pressioni su Pecorella
Archinà al telefono è irrefrenabile.
Contatta il senatore Pdl
Pietro Franzoso (scomparso a
novembre 2011): è il segretario
della commissione parlamentare
d’inchiesta sui rifiuti. È a
lui che affida il compito di fare
pressioni sul presidente della
Commissione, Gaetano Pecorella
, che intende accollare ai
Riva i costi delle bonifiche. Archinà
dice della visita della
Commissione parlamentare
all’Ilva: “É tutto pilotato”.
È sempre l’Aia il pallino dei Riva.
E gli inquirenti – spiegando
le pressioni su Giorgio Assennato,
presidente dell’Arpa Puglia
– scrivono che le sollecitazioni
, su iniziativa dell’Ilva,
non giungevano solo dai palazzi
pugliesi, ma anche direttamente
dal ministero dell’Ambiente.
“Non mi sono defilato”
“Archinà”, dice al telefono Nichi
Vendola col manager Ilva,
“State tranquilli, non è che mi
sono scordato”. Archinà l’ha
incontrato pochi giorni prima,
per segnalargli che Assennato
gli sta creando problemi. Invece
che difendere il lavoro di
Assennato, Vendola elogia i
Riva: “L’Ilva è una realtà produttiva
cui non possiamo rinunciare
– dice il governatore
– e quindi, fermo restando tutto,
dobbiamo vederci … dobbiamo
ridare garanzie, volevo
dirglielo perché poteva chia-mare Riva, e dirgli che il presidente
non si è defilato”. Non
si defila, Vendola, ma non si
espone: “Ho paura che metto
la faccia mia e si possono accendere
ancora più fuochi”.
Vendola ieri ha assicurato di
non aver mai fatto pressioni su
Assennato. Eppure, nella ricostruzione
offerta dagli atti, dopo
queste conversazioni, Assennato
viene effettivamente
redarguito da Vendola e dal
suo staff. Ed è lo stesso Assennato
a confermarlo in un’intercettazione
con Archinà. Per
l’accusa è “la prova dell’avvedell’avvenuto
intervento di Vendola”.
“Sono senza palle”
il 23 giugno 2010 Assennato
chiama Archinà: “Girolamo
sono molto incazzato! La dovete
smettere di fare così (…)
andare dal presidente e dire
che siete vittima di una persecuzione
dell’Arpa (…). Vendola
questa mattina ha convocato
Massimo Blonda (direttore
scientifico dell’Arpa, ndr)…
vi siete trovati di fronte a persone
senza palle!”.
“La Fiom è vostra alleata”
Nel frattempo Vendola trova il
modo di dire ad Archinà: “I vostri
alleati principali, in questo
momento, lo voglio dire, sono
quelli della Fiom”. E di aggiungere:
“Le ho fatte veramente le
battaglie… le difese sulla vita e
sulla salute”. Archinà, in Vendola,
però intravede un altro
aspetto: “Lui ormai aspira e
penso che è di levatura nazionale…
secondo me lui ci riesce
…ad avere dei successi … per
cui a noi della Puglia va bene
un discorso del genere”. Il fatto quotidiano 27 novembre 2012
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