Il Ministro Clini sta per essere nominato cittadino onorario di Latina. Ha avuto, come scrivono le cronache, diversi problemi e guai giudiziari. Ha tentato e sta tentando anche in questi giorni di difendere l'ILVA nonostante le evidenze. Aveva querelato Bonelli (presidente nazionale dei verdi) per aver diffuso i dati sanitari di Taranto. Ma Clini è stato smentito dal suo collega ministro della salute che difende i dati citati da Bonelli che lo stesso presidente dei verdi ha avuto dal ministero della sanità. Contro ogni evidenza anche ieri sera ha tentato di arrampicarsi sugli specchi nella trasmissione "servizio pubblico" attaccato duramente dai cittadini, oltre che dai giornalisti presenti. Insomma la sua "onoreficenza" appare poco opportuna come tempi e contesto. Però volendo essere positivi, cogliamo la sua nomina prestigiosa e la sua importante presenza per ricordargli le varie emergenza della provincia: dall'alto numero di malati di tiroide (centrali nucleari?), di leucemia, di tumori dovuti alla presenza di arsenico nell'acqua, al ciclo dei rifiuti, alla presenza delle ecomafie (Borgo Montello, Mazzocchio), alle varie discariche abusive, alle centrali sempre più inquinanti che distribuiscono cancerogeni, nanoparticelle, diossina, (turbogas, biomasse, biogas) che nascono con una cattiveria inaudita verso il territorio, alla stessa discarica di Borgo Montello che(per analogia di quelle di Roma come Malagrotta e non solo) non ha ragione di esistere e che dovrebbe essere chiusa sia per l'autorizzazione scaduta ad aprile sia perchè il tal quale non può più essere consegnato e smaltito, alla gestione dell'acqua pubblica la più contestata d'Italia. Insomma se oltre alla retorica, alla feste, alle magnificenze, se questo Ministro venuto da Latina volesse volgere lo sguardo verso questa terra martoriato dagli amministratori poco attenti e sensibili dal punto di vista ambientale e sociale, dell'innovazione e dell'efficienza, dei posti di lavoro e dell'energia naturale e rinnovabile non ha che da cominciare. A dare esempi e incoraggiamenti. Purchè non sia una passerella, una presa in giro e domenica ricominciamo con la tragedia ambientale e sanitaria di sempre. Non dobbiamo candidarci come la prossima Taranto. coordinamento provinciale verdi ecologisti e civici pontini
Corrado Clini ha attraversato quasi tutti gli episodi controversi della storia dei tanti disastri ambientali in Italia. Nel 1996, viene coinvolto in un’indagine sull’incenerimento di rifiuti. Accusato per “abuso d’ufficio”: la sua posizione sarà poi archiviata e lui scagionato. Forse, l’amico del ladro e latitante “Bottino Craxi” ha un debole per la spazzatura pericolosa? Un passo indietro. Nel novembre del 1989, quando le migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi sversati in Libano da aziende tricolore e riportati in Italia dalla famigerataJolly Rosso (società Messina) arrivarono negli impianti Monteco di Marghera, Clini fu il primo a lanciare rassicurazioni inverosimili: «Bruciando due copertoni – spiegò affondando nel ridicolo – si provocherebbero danni maggiori all’ambiente di quelli che comporta questa operazione». Un tono rassicurante che non è mai piaciuto alle organizzazioni verdi, che gli hanno spesso rimproverato una eccessiva vicinanza con le industrie: «Proponiamo che il direttore generale dell’ambiente, Corrado Clini, sia nominato direttore generale all’industria», dichiarava Greenpeace nel 1996. Il nome e cognome dell’attuale ministro “ecologico” – in veste di esperto del ministero dell’ambiente – attraversa quasi tutti gli episodi controversi della storia dei molteplici disastri ambientali in Italia. Nel gennaio del 1990 accompagnava l’allora ministro dell’Ambiente Giorgio Ruffolo (che aveva autorizzato l’Enichem a scaricare reflui chimici nel mediterraneo con tanto di decreto) nell’area dell’Acna di Cengio, area della provincia di Savona devastata da anni di attività industriale, i cui rifiuti sono poi in parte spariti ne meandri dei traffici italiani, daPitelli fino a Pianura. Pochi mesi più tardi decollava la sua brillante carriera di alto dirigente del ministero (“yesman”) fino alla premiazione a ministro. Per diverso tempo Clini ha continuato a seguire l’opera di bonifica dell’area di Cengio. Nel 1992 dichiarava: «Non esiste alcun ritardo nei lavori». Quell’area dopo vent’anni ancora attende una completa bonifica ed è considerato un sito d’interesse nazionale.
Boiardi di Stato – In qualità di direttore generale Clini si è occupato, negli anni ’90,dell’Enichem di Manfredonia (gruppo Enimont: azienda e dirigenti assolti recentemente in Cassazione nonostante la morte di tanti operai e danni ambientali), gestendo 300 miliardi di lire di fondi per il risanamento, affidato alla Syndial (Eni) e non ancora terminato. Nel 1992 inizia a occuparsi di energia, entrando a far parte del consiglio di amministrazione dell’Enea, ente che dopo poco prenderà in carico la gestione di alcuni controlli ambientali, con la creazione dell’Enea-disp. Per una serie impressionante di incidenti nucleari in Basilicata (in riva al Mar Jonio) al centro ricerche di Trisaia, su inchiesta del magistrato Nicola Maria Pace (attuale procuratore capo a Brescia) - alcuni dirigenti sono stati condannati con sentenza passata in giudicato.
Le cronache giudiziarie si occuparono di Clini per diverso tempo tra il 1996 e il 1997, quando il neo ministro dell’Ambiente venne indagato dalla procura di Verbania per l’inquinamento prodotto da un impianto di incenerimento di rifiuti della società svizzeraThermoselect. Clini – difeso dall’avvocato Carlo Taormina (che in qualità di presidente di una commissione parlamenta ha teorizzato la gita di piacere in Somalia diIlaria Alpi e Miran Hrovatin, assassinati brutalmente) – chiese ed ottenne di trasferire il processo al Tribunale di Roma. Dopodiché la sua posizione fu incredibilmente archiviata. Negli ultimi anni l’alto dirigente, diventato ministro, ha iniziato ad occuparsi anche di biocarburanti, il business del millennio contestato a livello mondiale per le conseguenze ambientali sulle foreste tropicali, spesso attaccate per far posto alla coltivazione di semi destinati al mercato dei combustibili. Per diversi anni è stato presidente della Global Bioenergy Partnership. Ha mantenuto, però, l’interesse professionale per il mondo dei rifiuti, occupandosi di una vicenda denunciata dai missionari comboniani e dal Corriere della Sera. Nel 2007 una società del Belpaese, la Eurafrica, aveva proposto la redazione di un progetto per il risanamento della discarica diKorogocho a Nairobi, pagato 700 mila euro dal ministero dell’ambiente italiano. Secondo una denuncia presentata da padre Alex Zanotelli «quella società e quell’operazione presentavano moltissimi dubbi». Corrado Clini, che personalmente promosse il progetto come direttore del ministero dell’ambiente, rispose alle accuse dei comboniani con toni sprezzanti: «Forse disturbiamo “the lords of pauperty”, i cosiddetti benefattori di professione, che vivono sulla miseria dei disperati». http:// rifondamondovi.altervista.org/ 2012/11/ministro-di-che- ambiente-sei/
L'ho detto a #serviziopubblico: degli infami hanno svenduto la salute di Taranto.
Qualcuno al Governo andrebbe preso a calci nel sedere, a 2 mesi e mezzo da decreto non è stato nominato commissario per gestire 300ml #Riva
Presentato oggi un esposto in procura per chiedere il sequetro dei Beni della famiglia e del Gruppo Riva. Chi ha inquinato deve pagare
Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli ha presentato stamattina un esposto alla Procura di Taranto per chiedere, ai sensi dell'articolo 316 del Codice di Procedura Penale, il sequestro conservativo dei beni, dei patrimoni e dei conto correnti del gruppo Riva, dei soci della proprietà e di tutti gli indagati in generale. Si parla di "sequestro conservativo" quando si rende necessario 'prelevare' i beni di un debitore in misura cautelare e preventiva: il creditore teme di perdere la garanzia del proprio debito. In pratica si ha paura che il debitore se la dia a gambe levate, un po' come ha fatto Riva figlio, riparato all'estero per scappare al processo a carico dell'intera famiglia. «É una richiesta finalizzata alla necessità di garantire a Taranto le risorse economiche che dovranno essere destinate alle bonifiche e al risanamento della zona» ha spiegato Angelo Bonelli e ha aggiunto: «non vorremmo che questi soldi prendessero il volo».
A quanto hanno fatto sapere il ministero dell'Ambiente e Arpa Puglia il costo complessivo delle bonifiche dovrebbe aggirarsi intorno ai 5 miliardi di euro, cifra che rischierebbe di ricadere interamente sulle spalle dello Stato e della Regione (quindi dei cittadini) se i Riva dovessero dare forfait, come la loro fretta di smantellare tutto sembrerebbe dimostrare. Il governo, d'altra parte, a due mesi e mezzo di distanza da un decreto che aveva destinato solo le briciole al risanamento ambientale della zona, non è riuscito nemmeno a spendere quei miseri 300 milioni di euro che aveva stanziato, in attesa di nominare un commissario straordinario. Ricordiamo che «la città diTaranto – si legge nell'esposto - è stata ed è interessata da un inquinamento costante da diossine, metalli pesanti e da altri inquinanti, come indicato anche nella perizia clinica del procedimento penale a carico di Riva Emilio ed altri che hanno portato ad un grave danno alle persone e all'ambiente. In particolare, l'inquinamento della falda e l'assenza di interventi di messa in sicurezza della stessa e di opere di bonifica, di interventi di risanamento e bonifica dei terreni agricoli contaminati dalla diossina- continua l'esposto - ha portato all'emanazione di un'ordinanza dell'autorità sanitaria che ha vietato il pascolo a 20 chilometri di distanza dal polo siderurgico Ilva, portando alla chiusura di molte masserie e all'abbattimento di centinaia di capi di bestiame, molti dei quali, per altro, proprio a cagione dei fenomeni di inquinamento, presentavano delle gravissime malformazioni".Questo esposto «è un atto di giustizia perché chi ha inquinato deve pagare» ha aggiunto Bonelli, ieri ospite a Servizio Pubblico (vedi video a fondo pagina). É immorale ed intollerabile che la città di Taranto sia stata prima devastata e depredata dal punto di vista ambientale e poi abbandonata. Come è inaccettabile che l'amministratore delegato dell'Ilva sia ancora oggi latitante. Chi ha inquinato provocando il disastro che è sotto gli occhi di tutti deve pagare - conclude Bonelli -. A Taranto vanno garantite le risorse economiche che dovranno essere destinate alle bonifiche, per l'emergenza sanitaria e il risanamento dell'area: quelle risorse per le quali non è stato riunito nessun Consiglio dei ministri straordinario, nessuna riunione d'urgenza e per le quali non è stato varato nessun decreto».
Angelo Bonelli, intervista a Servizio Pubblico, 29 Novembre 2012
Angelo Bonelli, intervista a Servizio Pubblico, 29 Novembre 2012
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