aggiornamento delle 16 http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/26/ilva-arresti-e-sequestri-in-corso-a-taranto/426535/
“Numerosi
e costanti contatti di Girolamo Archinà, direttamente, e di Fabio Riva,
indirettamente, con vari esponenti politici tra cui il governatore
della Puglia Nichi Vendola“. Parola, anzi penna del gip
di Taranto nell’ordinanza di custodia cautelare per i vertici
dell’Ilva. Un documento in cui emergono rapporti quanto meno ambigui tra
il presidente della Regione e i vertici sel siderurgico. Tutta da
leggere una mail del 22 giugno 2010, che Archinà invia a Fabio Riva e
con la quale lo informa di un incontro avuto a Bari con il governatore.
Incontro che è successivo al documento dell’Arpa Puglia
del giugno 2010, in cui si sottolineavano i livelli di inquinamento
prodotti dall’azienda. Nella mail, Archinà “comunicava che il presidente
Vendola si era fortemente adirato con i vertici dell’Arpa Puglia, cioè
il direttore scientifico Blonda e il direttore generale Assennato, sostenendo che loro non devono assolutamente attaccare l’Ilva di Taranto e piuttosto si dovevano occupare di stanare Enel ed Eni
che cercavano di aizzare la piazza contro l’Ilva”. Sempre secondo
quanto scrive Archinà a Riva, inoltre, “Vendola aveva pubblicamente
dichiarato che il ‘modello Ilva’ doveva essere esportato in tutta la
regione riferendosi, chiaramente, alla famosa ‘legge sulla diossina‘
la cui gestazione era stata evidentemente frutto della concertazione
tra la Regione e l’Ilva che aveva sempre osteggiato il cosiddetto
‘campionamento in continuo’, ottenendo, appunto, in tale legge che ciò
non fosse imposto”. Altro “elemento di rilievo” scrive ancora il gip, è
rappresentato dalla promessa “del presidente Vendola di occuparsi
personalmente della questione Arpa al suo ritorno dalla Cina”. Un
intendimento che “veniva mantenuto” tanto che Vendola “appena tornato…
contattava personalmente l’Archinà rassicurandolo di non aver
dimenticato la promessa fatta nella riunione precedentè”.
”State tranquilli, non e’ che misono scordato!!… Il presidente non si è defilato” dice Vendola il 6 luglio 2010
al telefono con Archinà. Parole finite nell’ordinanza e che ora sono al
vaglio della magistratura tarantina. In quella chiamata, scrive il gip,
il leader di Sel “proseguiva nel discorso con Archinà dicendo che ‘col
mio capo di gabinetto… Siamo rimasti molto colpiti… Siccome ho capito
qual è la situazione… Volevo dire che… Mettiamo subito in agenda un
incontro con l’ingegnere… State tranquilli, non è che mi sono scordatò”.
Nel corso della conversazione, poi, Vendola ribadiva questa posizione
“allorquando affermava chiaramente di non volere rinunciare a una realtà
industriale qual è l’Ilva, invitando Archinà a comunicare a Riva che
lui non si era defilato”. “Va bene, va bene – dice il governatore – noi
dobbiamo fare… Ognuno fa la sua parte… E dobbiamo però sapere che… A
prescindere da tutti il procedimento, le cose, le iniziative… L’Ilva è
una realtà produttiva… cui non possiamo rinunciare… E, quindi… fermo
restando tutto dobbiamo vederci… dobbiamo ridare garanzie… Volevo dirglielo perché poteva chiamare Riva e dirgli che.. il presidente non si è defilato”.
Le pressioni di Vendola sull’Arpa
Ci sarebbe ”la regia” del governatore della Puglia, Nichi Vendola,
nelle “pressioni” per “far fuori” il direttore generale dell’Arpa
Puglia, Giorgio Assennato, autore della relazione sulle emissioni inquinanti prodotte dall’Ilva. Lo scrive il gip di Taranto Patrizia Todisco
nell’ordinanza d’arresto per i vertici dell’azienda, in cui sono
riportate anche alcune telefonate che proverebbero la tesi del giudice.
Il 30 giugno 2010, ad esempio, vengono intercettati Archinà e il
segretario provinciale della Cisl di Taranto Daniela Fumarola, nella quale l’ex funzionario dell’Ilva sostiene che “l’avvocato Manna (allora capo di gabinetto del presidente della Regione) e l’assessore Fratoianni
fossero stati incaricati dal presidente Vendola di ‘frantumare
Assennato’”. In un’altra telefonata, del 2 luglio del 2010, a parlare
sono invece l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso
e uno degli avvocati dell’Ilva. Quest’ultimo, annota la Guardia di
finanza, “riferisce che Archinà ha avuto contatti con il capo di
gabinetto di Vendola il quale ha riferito che sono contro Assennato e
che cercheranno di farlo fuori”. “Il complesso delle intercettazioni
relative alle pressioni sul professor Assennato – scrive il gip – è da
ritenersi, oltre ogni ragionevole dubbio, assolutamente attendibile,
così come è altrettanto evidente… che il tutto si era svolto sotto
l’attenta regia del presidente Vendola e del suo capo di gabinetto
avvocato Manna”.
La preoccupazione di Clini: “Preoccupato che venga bloccata Aia”
”Non sono disponibile a subire una situazione che avrebbe effetti
terribili: sono preoccupato che questa iniziativa blocchi
l’Autorizzazione integrata ambientale con effetti ambientali gravissimi e
sociali devastanti”. Parola del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini,
sugli sviluppi del caso Ilva dopo gli arresti e i sequestri di oggi.
”Chi dice che la chiusura dell’Ilva risolva i problemi dice una cosa
falsa – ha aggiunto – Stiamo giocando sulla pelle della gente. La magistratura fa
bene a perseguire gli illeciti. Senza l’Aia la situazione sarebbe più
comprensibile ma con questo documento che è pubblicato sulla Gazzetta
ufficiale, altre iniziative rischiano di diventare conflittuali e che il
governo rischia di subire”.
Landini a Monti: “Si assuma responsabilità”
“Il
presidente del Consiglio convochi immediatamente un incontro a Palazzo
Chigi, come già richiesto unitariamente il 20 novembre scorso dalle
organizzazioni sindacali”. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini si
rivolge direttamente al capo del governo per cercare di risolvere una
volta per tutte una vicenda, quella dello stabilimento siderurgico di
Taranto, che continua a ingarbugliarsi sempre di più. ”A questo punto –
ha detto Landini – il Governo in prima persona che deve assumersi la
responsabilità la salvaguardia della salute e dell’occupazione, non solo
a Taranto, ma in tutto il Gruppo”. Il leader della Fiom, poi, ha
parlato dell’importanza economica della questione Ilva, sottolineando
che “il settore siderurgico è un’attività strategica per un Paese che
vuole avere un’industria all’avanguardia, innovativa e ambientalmente
sostenibile”.
Ferrante: “Resto presidente, contestazioni strumentali”
Rimane
presidente perché le accuse nei suoi confronti sono infondate. Bruno
Ferrante rispedisce al mittente le contestazioni della procura tarantina
e annuncia che rimarrà al suo posto come se nulla fosse nonostante la
sua iscrizione nel registro degli indagati. “Non ho alcuna intenzione di
rinunciare all’incarico di Presidente di Ilva S.p.A., assunto nel
luglio scorso – ha detto l’ex prefetto di Milano – Le
contestazioni che mi sono state rivolte dal pm di Taranto appaiono
inconsistenti e strumentali. Proseguirò nel mio compito nell’interesse
dei tanti lavoratori e dell’Azienda, convinto sempre che è possibile e
doveroso coniugare ambiente, salute e lavoro”.
Nessun commento:
Posta un commento