giovedì 29 novembre 2012

Il ministro Clini e l’I lva la legge “ad aziendam”

di Bruno Tinti - Il fatto quotidiano 30 novembre 2012
n QUANDO B. era imputato di falso in bilancio,
fece una legge che lo depenalizzava. E, imputato di
corruzione, dimezzò i termini di prescrizione. Leggi
indegne ma valevano per tutti. Oggi Clini è andato
più in là: vuole una legge solo per Ilva. Si è
dimenticato dei “lodi” Schifani e Alfano, incostituzionali
perché in contrasto con l’art. 3. Ma allora
si trattava solo di mettere in prigione B.; oggi si
tratta di smetterla di ammazzare la gente. Quando
la Corte dirà che questa legge è incostituzionale, di
morti in più quanti ce ne saranno?
Parlare di diritto al ministro è del tutto inutile. Clini
è impegnato in un confronto personale: sono io
che decido, la competenza è mia, non c’è spazio
per supplenze della magistratura. Delle più elementari
nozioni di diritto nulla gli interessa. Però i
fatti sono testardi. E magari qualcuno, in Consiglio
dei ministri, potrebbe spiegarglieli.
1) Ilva riprenderà la produzione nel rispetto dell’Aia.
Il che significa attuare, entro 2 anni, procedure
antinquinamento. Quando il termine sarà
giunto, se esse non fossero state attuate, l’Aia dovrà
(dovrebbe) essere revocata e Ilva dovrà (dovrebbe)
smettere di produrre.
2) Se sono state impartite prescrizioni di risanamento
è evidente che Ilva inquina. Le misure antinquinamento
sono così complesse da richiedere
anni per la loro realizzazione. Ma fino a quando
non saranno completate, Ilva continuerà a inquinare.
Consentire la ripresa della produzione significa
legalizzare l’inquinamento fino ad allora. E,
siccome l’inquinamento prodotto da Ilva ammazza
la gente, significa legalizzare gli omicidi.
3) Le misure antinquinamento costano circa 4 miliardi
di euro. Il governo non li ha stanziati e la proprietà
nemmeno. Ha senso dare 2 anni di tempo
per fare una cosa che si sa che non si potrà fare
perché non ci sono le risorse economiche per farla?
È ovvio che l’unica ragione è evitare, nell’im -
mediato, la perdita del posto di lavoro a 20.000
persone. Ma è insensato, peggio, criminale: lavoro
pagato con omicidi.
4) L’attuazione dell’Aia è affidata alla proprietà di
Ilva. Cioè a quelle stesse persone che, da 20 anni,
promettono e non mantengono; che, secondo i
giudici di Taranto, hanno realizzato un sistema
corruttivo per garantirsi l’impunità per la violazione
di quelle stesse prescrizioni contenute nella
legge oggi voluta da Clini. Il fatto che questa scelta
sia obbligata (non si può dire a un pubblico ufficiale
eventuale commissario: manda avanti la
produzione e fregatene se ammazzi la gente) non
la rende meno assurda.
5) Alla scadenza dei termini prescritti il problema
si ripresenterà. E qui, ammetto, scendo nel campo
dell’opinabile. Ma quasi certo. C’è un modo sicuro
per far cessare uno stato di illegalità. Basta una
legge che dica che non è illegale; o una che dica
che il termine per far cessare l’illegalità è prorogato
fino a... Non credo che Clini (o un suo clone)
avrà molti problemi a elevare i limiti dell’inquina -
mento fino a valori superiori a quelli raggiunti da
Ilva oppure a prorogare i termini per smetterla di
inquinare. Questa sì sarebbe una mascalzonata.

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