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Depositato in Procura,
dagli uomini della Guardia Forestale, un dossier sullo smaltimento dei
reflui nella discarica di Borgo Montello. Gli agenti del nucleo
investigativo hanno fotografato e filmato, alcuni dipendenti mentre
lasciano cadere il percolato, che dovrebbe essere smaltito.
IL TERRITORIO Stefania Belmonte (04 giugno 2005)
Sono
gravemente inquinati i canali e le falde acquifere che si trovano nelle
strette vicinanze della discarica di Borgo Montello. Lo hanno scoperto e
confermato gli uomini del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e
Forestale di Latina. Le acque superficiali e del sottosuolo sono
impregnate di un liquido altamente tossico: il percolato. La sostanza,
che si genera dai rifiuti in seguito a piogge, secondo quanto stabilisce
la legge, dovrebbe essere raccolta dalla ditta che gestisce il sito –
la Ecoambiente, in questo caso – e smaltita da aziende specializzate con
costosi trattamenti, idonei però ad evitare danni ambientali. Tutto
sembrava svolgersi regolarmente, ma mesi di controlli, rilievi e
appostamenti hanno rivelato l’esatto contrario. Centinaia di fotografie
sono state scattate, e al vaglio degli inquirenti c’è anche un video che
inchioda alcuni dipendenti della società. Com’è noto, la discarica di
Borgo Montello è costituita da “montagne” di immondizia d’ogni genere.
Per evitare l’inquinamento da parte del percolato, i cumuli di rifiuti
non pericolosi – definiti “rifiuti solidi urbani” – vengono
impermeabilizzati con ampi teloni sotterranei che impediscono la
fuoriuscita della sostanza pericolosa, nei quali essa viene appunto
raccolta. A questo punto, il percolato viene recuperato e trasportato in
apposite cisterne da consegnare alla ditta specializzata nello
smaltimento. Ma questo liquido, a Borgo Montello, faceva un’altra fine.
Era raccolto in cisterne, e veniva “casualmente” lasciato cadere a terra
durante il trasporto, se non addirittura riversato in parte nei terreni
circostanti il settore della discarica gestito dalla Ecoambiente. Ma
proprio un video li ha inchiodati. Ora il fondamentale documento,
corredato da relazioni e dai risultati degli svariati rilievi effettuati
in mesi di indagini, è in possesso della magistratura. Era l’azienda
stessa a scaricare al suolo illegalmente il pericolosissimo liquido. Un
comportamento irresponsabile, oltre che scandaloso. L’Ecoambiente è
infatti di proprietà per gran parte – circa il 51% – dal Comune di
Latina. E i lavori di raccolta e smaltimento vengono pagati con i soldi
pubblici provenienti dalle tasche dei cittadini, che riversano
annualmente nelle casse del comune. Moneta sonante che viene sborsata
ogni volta che a casa arriva la famosa Tarsu, la tassa per i rifiuti
solidi urbani, proprio recentemente aumentata del 20%
dall’amministrazione, in occasione del famigerato bilancio. Che fine
hanno fatto questi soldi? Se lo staranno chiedendo i cittadini del
capoluogo pontino, ed in particolare gli abitanti dei borghi Montello e
Bainsizza, da sempre sottoposti all’incombenza della discarica.
E
di certo è quanto si staranno chiedendo i magistrati, che nel frattempo
indagano a tutto campo sulla Ecoambiente: gli accertamenti gravano su
diversi dipendenti, ma soprattutto sull’amministratore delegato della
società e sul presidente del consiglio di amministrazione. E dalle
indagini non sono di certo esclusi gli esponenti politici del Comune
responsabili in materia.
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