martedì 27 novembre 2012

Bersani 98 mila € da Ilva di Taranto, non restituisce e non risponde

Bersani, ci dica di Marco Travaglio Due settimane fa il Fatto ha organizzato cinque forum con i candidati alle primarie del centrosinistra. Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci sono venuti e hanno risposto alle nostre domande. Bersani invece si è dato, preferendo i soliti, comodi salotti tv. Nemmeno un sms per spiegarsi e scusarsi (non con noi: con i lettori). Peccato, perché di cose da chiedergli ne avevamo tante, e ora qualcuna in più. Ieri la nostra Paola Zanca ha avvicinato lui e il suo portavoce per avere una risposta a una domanda semplice semplice: intende restituire il finanziamento elettorale che Emilio Riva, padrone dell’Ilva, gli versò sei anni fa? La risposta la trovate a pag. 4, ma in sintesi è questa: no. Forse il segretario del Pd non ha ben colto l’importanza della questione: gliela riassumiamo nella forma delle cinque domande che gli avremmo posto se avesse accettato il confronto con noi. Convinti come siamo che chi si candida a governare l’Italia abbia il dovere di rispondere. 1. Nel 2006-2007 Emilio Riva, recentemente arrestato per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, inquisito anche per una mega- evasione fiscale di 52 milioni, finanziò la sua campagna elettorale con un assegno di 98 mila euro. Lei, on. Bersani, lo registrò nell’apposita dichiarazione alla Camera: ci mancherebbe. Ma Riva non è un sostenitore della sinistra, anzi è noto per simpatie di destra (contemporaneamente staccò un assegno di 245 mila euro a Berlusconi). Si è mai domandato perché finanziò non gli allora Ds, ma personalmente lei, all’epoca ministro in pectore dello Sviluppo economico del governo Prodi-2, preposto alla vigilanza sull’Ilva? Non sarebbe stato opportuno rifiutare quei soldi, per evitare imbarazzi verso un’azienda già allora nel mirino di pm e ambientalisti? 2. La classe politica, locale e nazionale, di destra e di sinistra, ha sempre consentito all’Ilva (pubblica e poi privata) di fare i comodi suoi, intascando utili miliardari e guardandosi bene dal bonificare gli impianti, tant’è che per fermare la strage c’è voluta la magistratura. Cosa deve pensare un elettore, alla notizia che i vertici dei maggiori partiti di destra e di sinistra erano finanziati dai Riva? Quel che ne pensava Riva l’abbiamo appreso dalla mail che le inviò nel 2010 il vertice Ilva per invitarla a “non fare il coglione” e a bloccare la solitaria battaglia ambientalista del senatore Della Seta. Questi garantisce che lei non intervenne: ci mancherebbe. Ma non crede che l’aver accettato quel contributo abbia messo strane idee in testa ai Riva? 3. I ministri dell’Ambiente cambiano, ma i dirigenti restano. Uno dei più longevi è Corrado Clini, oggi inopinatamente ministro, ovviamente sdraiato sulle posizioni dell’Ilva, come pure il suo collega dello Sviluppo economico, Corrado Passera. I due seguitano ad attaccare i giudici, come se i disastri dell’Ilva fossero colpa loro. Non è il caso che il Pd chieda le immediate dimissioni di questi due signori? 4. A Che tempo che fa lei ha biascicato frasi di circostanza sulla chiusura dell’Ilva, frutto di una guerra fra “due poteri dello Stato”, e ha invocato “interventi normativi del governo”. A parte il fatto che, in uno Stato di diritto, nessun governo può cambiare le sentenze e le ordinanze giudiziarie per decreto, non crede di dover dire qualcosa sullo spaventoso verminaio di corruzioni e complicità istituzionali emerso dalle indagini? E sulla condotta del suo alleato Vendola, governatore e dunque responsabile della sanità pugliese, indicato dal Gip come “regista” della guerra al direttore dell’Arpa, reo di tutelare la salute dei cittadini contro i disegni dei Riva? 5. Che aspetta a restituire quei 98 mila euro a Emilio Riva? Il fatto quotidiano 28 novembre 2012

Nessun commento:

Posta un commento