Il Fatto ha contato almeno 50 città dove la base del Pd è in rivolta
contro le larghe intese strette con il Pdl di Silvio Berlusconi. C’è
chi aspetta il congresso sperando nella rivincita della sinistra
interna, magari con l’arrivo della cavalleria di Rodotà.
C’è chi vorrebbe staccare la spina subito, per creare l’anelato “nuovo
soggetto politico”, ma teme che, come spesso in passato, i sogni muoiano
all’alba. Molti si chiedono sgomenti come sia potuto accadere. Ecco
come.
- Breve riepilogo. Nel settembre 2012 Mario Monti
annunciò con tono perentorio alla Cnn: “Non correrò alle elezioni, sono
senatore a vita”. Una dozzina di volte almeno prima della scadenza del
settennato, Giorgio Napolitano aveva escluso
decisamente una rielezione, arrivando a definire questa ipotesi
semplicemente “ridicola”. Anche dopo i risultati del voto di febbraio
non si contano le dichiarazioni di esponenti del Pd ferocemente contrari
a un governo con Berlusconi: da Bersani a Franceschini, dalla
Finocchiaro a Massimo D’Alema a cui si deve un no senza se e senza ma:
“Non è possibile che, neppure in emergenza, le maggiori forze politiche
del centrosinistra e del centrodestra formino un governo insieme”. Di
Silvio Berlusconi, Enrico Letta ha detto cose piuttosto
pesanti, arrivando a definirlo “patetico e bollito”. Così l’8 aprile
scorso il vicesegretario del Pd dava il colpo di grazia a qualsiasi
possibilità di accordo con il Pdl: “Il governissimo come è stato fatto
in Germania qui non è attuabile”. Sappiamo com’è finita. Monti si è
candidato con un suo partito. Napolitano si è fatto rieleggere. Letta è
il premier del governissimo, sostenuto da tutto il suo partito, tranne un paio di giapponesi dispersi nella giungla. Amen.
- Inganno e disprezzo. Dell’uso del tradimento in politica si è occupata, tra i tanti, Hannah Arendt
spiegando che, se i politici mentono, è o per debolezza, avendo
comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo,
ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori. Al militante
disprezzato si indicano prospettive in cui non si crede minimamente e
che al momento giusto vengono disattese, comportandosi anzi all’opposto.
Se altrove l’inganno elettorale è un mezzo cinico per sgraffignare
qualche quota di potere, nel caso italiano si è dimostrato un raggiro
con inevitabili catastrofici effetti. Nel voltafaccia di Monti era in
qualche modo incorporata la sconfitta, mentre la giravolta piddina nasconde tragicamente il germe dell’autodistruzione.
Non finiremo d’interrogarci sulla sequenza di fatti che hanno portato
al tradimento della volontà di più di 8 milioni di elettori democratici,
i cui voti sono diventati carta straccia sotto i piedi del
Caimano. Continueremo a chiederci (con molti sospetti) se dietro
l’affondamento di Marini e di Prodi nella corsa al Quirinale ci fosse il
ferreo proposito di ricandidare il Napolitano, che infatti si è fatto
convincere subito. Ma è un fatto incontestabile che, in poche ore e tra
gli applausi, il presidente bis abbia costretto il Pd a tagliarsi le
vene per rifornire di sangue fresco un governo che, probabilmente,
servirà da piattaforma elettorale per il Cavaliere. Il
quale, sondaggi alla mano, punta (nel prossimo autunno o a più tardi
nella primavera del 2014) a una nuova clamorosa vittoria che potrebbe
spianargli la strada verso il Quirinale con tutti i benefici del caso
(il Caimano che presiede il Csm: neanche nel film di Moretti si arrivava
a tanto).- La nuova Dc. Se alla fine l’unico risultato ottenuto fosse la propria frantumazione e il trionfo dell’ex nemico, ci sarebbe seriamente da dubitare delle facoltà mentali del gruppo dirigente (?) di largo del Nazareno. Ma forse c’è un disegno più complesso e ambizioso che, con la regia di re Giorgio (da sempre esegeta della mediazione e del compromesso), persegue la ristrutturazione del quadro politico nazionale: la formazione di un nuovo centro attraverso la saldatura dei moderati del Pdl con i moderati Pd. Una sorta di nuova Dc del Terzo millennio con il taglio dell’ala destra (già in parte avvenuto con la nascita di Fratelli d’Italia) e dell’ala sinistra (quella in gestazione che guarda a Barca, Rodotà, Vendola, Landini, Ingroia). Con il M5S di Grillo a fare da terzo incomodo. Fantapolitica? Non proprio, visto che sull’ossessione del grande centro (benedetto, inutile dirlo, dalla Cei del cardinal Bagnasco e dalla Confindustria) si sono bruciate le vanità prima di Casini e poi di Monti. Del resto, i plotoni di ex e nuovi dc che compongono l’esecutivo dc doc Letta-Alfano, sono già il preludio della sinfonia. Adesso tocca al Pd dissolversi e, mentre la base è in tumulto, il naufragar gli è dolce in questo mare.
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