martedì 4 dicembre 2012
Ilva pressioni al ministero per l'autorizzazione "l'abbiamo scritta noi"
ILVA, “PRESSIONI AL MINISTERO
PER AVERE L’AUTORIZZAZIONE”
TARANTO, L’INCHIESTA PUNTA ALLA CAPITALE: AVVICINATI I TECNICI
INCARICATI DI REDIGERE L’AIA: “VE L’ABBIAMO SCRITTA NOI!”
di Francesco Casula
Taranto
Taranto, Bari e soprattutto
Roma. I
tentacoli dell’Ilva
arrivano fino ai palazzi
romani dove tra un po’
potrebbero piombare anche i
militari della Guardia di finanza
che indagano sull’inchiesta
“ambiente svenduto” alla ricerca
della verità sui tanti appoggi
dell’Ilva – che ieri ha ritirato
il ricorso al tribunale del
riesame contro il sequestro degli
impianti, visto il decreto del
governo – soprattutto per
l’Autorizzazione integrata
ambientale del 2011.
Nell’interrogatorio di Girolamo
Archinà, infatti, sia il gip
Patrizia Todisco che il pm Pietro
Argentino hanno puntato
proprio su questi contati capitolini
che descrivono “scenari
assolutamente aberranti
circa la capacità d’infiltrazione
e manipolazione delle istituzioni
manifestata dai vertici Ilva”.
Tra questi, secondo il gip,
ci sarebbero Luigi Pelaggi e
Dario Ticali, membro e presidente
della commissione ministeriale
per l’Aia 2011.
A COLTIVARLI era l’avvocato
Francesco Perli in contatto soprattutto
con Luigi Pelaggi
“colui il quale – scrive il gip –
raccoglieva le richieste dell’Ilva
e, partecipandole al presidente
Ticali, cercava di orientare la
commissione nella direzione
richiesta dai suoi interlocutori
Ilva”. In una conversazione intercettata
dalle fiamme gialle
di Taranto, nel luglio 2010, Fabio
Riva, vicepresidente del
Guruppo Riva oggi latitante, si
lamenta con Perli della lentezza
delle operazioni. Perli prova
a rassicurarlo raccontando di
aver redarguito Pelaggi dicendo
“prima di tutto guarda che i
Riva sono incazzati come delle
bisce, poi hanno già scritto a
Letta.... e già quando gli ho detto
Letta haaaa…”. Poi rincara
la dose: “gli ho detto guarda
che se le cose stanno così non
in cassa integrazione, noi mettiamo
in mobilità 5 o 6000 persone”.
Infine sfoggia il potere
politico dicendo “su sta roba
qui non salta Ticali, salta la
Prestigiacomo” perché l’Ilva è
stanca: “È una roba allucinante!
Cioè cosa dobbiamo fare di
più, ve l'abbiam scritta noi! Vi
tocca soltanto di leggere le carte,
metterle in fila e gestire un
po’ il rapporto con gli enti locali...”.
L’Ilva resta “col fucile
spianato” e un anno dopo l’Aia
arriva. I risultati, però, sono
evidenti: qualche mese dopo il
neo ministro Clini è costretto a
riaprire la procedure. Intanto
la Guardia di finanza che sta
continuando a interrogare le
persone coinvolte nella vicenda
come informate sui fatti,
potrebbe presto giungere nella
capitale per accertare come
mai “invece di procedere applicando
la normativa tecnica
di settore finalizzata ad attutire
al massimo gli impatti ambientali
che l’Ilva poteva avere sul
territorio, taluni autorevoli
membri della commissione Ippc,
spudoratamente, organizzavano
incontri con la controparte,
finalizzati a concertare le
strategie che potevano portare
ad un’autorizzazione praticamente
scritta dalla controparte
medesima”. I rapporti dell’Il -
va, tuttavia, passavano anche
per gli uffici regionali. Quando,
ad esempio, l’Ilva deve impedire
che si parli di copertura
dei parchi minerali, Fabio Riva
e Vittoria Romeo valutano la
strategia da utilizzare: “allora
dicevo ad Archinà – spiega la
Romeo – se Palmisano, che è
quello della Regione, tira fuori
l'argomento in Commissione,
siccome l'ARPA deve ancora
dare il parere sul barrieramento
e a noi ci serve un parere
positivo per continuare a dimostrare
che non dobbiamo
fare i parchi...”. Riva però è
perplesso: il parere negativo
dell’Arpa complicherebbe le
cose, ma bisogna rishciare.
“Noi – replica – non possiamo
assolutamente coprire i parchi
perché non è fattibile (…) tanto
vale rischiarla così”. Gli ordini
successivi sono chiari: evitare
di tirare in ballo su questo
punto la commissione e agire
sulla regione Puglia. “picchia -
mo... no, ma la tira fuori l'Arpa!
La tira fuori, come si chiama...
Palmisano! Facciamola
tirare fuori e poi picchiamo
duro… tanto Palmisano la tira
fuori! Ci ha già parlato Archinà!”. Il fatto quotidiano 5 dicembre 2012
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