domenica 30 dicembre 2012
Il candidato Ingroia della lista arancione attacca pd e Grasso
IL CANDIDATO INGROIA: CI SONO
E ATTACCA SUBITO PD E GRASSO
L’ANNUNCIO UFFICIALE E IL SIMBOLO DI “RIVOLUZIONE CIVILE”
NOMI E ALLEANZE
Ci saranno i leader
dei partiti, ma non
nelle posizioni sicure
Apre la porta a Grillo
Il leader 5 Stelle:
“La richiuda”
di Enrico Fierro Il fatto quotidiano 30 dicembre 2012
Ci siamo”, la “Rivoluzione
civile” può iniziare.
Antonio Ingroia
si lancia nella
mischia politica a capo di un
listone civico nazionale senza
simboli dei partiti, con dentro
gli “arancioni” di Luigi de Magistris
(ma non quelli ispirati
dal sindaco di Milano Giuliano
Pisapia), quel che resta di
Italia dei valori, i comunisti di
Rifondazione e del Pdci, i Verdi
di Bonelli e le mille perplessità
di “Cambiare si può”, l'altro
movimento civico che fa
capo al sociologo Marco Revelli
e ai “professori”. “Ci siamo”,
esordisce il magistrato
palermitano, che subito stabilisce
un nesso e una continuità
tra la sua storia di pubblico ministero
antimafia allievo di
Paolo Borsellino e il nuovo impegno
in politica. “Quando ho
iniziato l’attività di pubblico
ministero non avrei mai creduto
di trovarmi qui per continuare
la battaglia per ricostruire
la verità sulle pagine
buie del nostro Paese”. Un passo
necessario, perché l'Italia
“non è un Paese normale”, qui
c’è una vera e propria “emergenza
democratica dovuta alla
prevalenza dei sistemi criminali
e alla totale inadeguatezza
della politica”. Ma a scatenare
polemiche e reazioni feroci sono
gli attacchi che Ingroia riserva
al Pd e alla candidatura
di Piero Grasso. Bersani e il
suo partito “hanno smarrito la
strada. Chi ha alle spalle storie
importanti come quella di
Enrico Berlinguer e Pio La
Torre, dovrebbe ricordarsi il
valore della questione morale”.
DURISSIMO il giudizio su Piero
Grasso, l’ormai ex numero
uno della Direzione nazionale
antimafia, scelto da Bersani come
futuro superministro della
Giustizia. “Grasso a maggio del
2012 voleva premiare il governo
Berlusconi per gli alti meriti
nella lotta alla mafia. Si tratta
dello stesso Procuratore nazionale
antimafia diventato tale
perché scelto da Berlusconi in
virtù di una legge che escludeva
Giancarlo Caselli, colpevole di
aver fatto i processi su mafia e
politica”. Ingroia risponde colpo
su colpo agli attacchi. Uno
stoccata la riserva a Luciano
Violante che in una intervista
al Cors era dice di apprezzare la
scelta di Grasso e critica i magistrati
“fiancheggiatori” di
partiti e movimenti politici.
“Violante apprezza Grasso, anche
Marcello Dell'Utri lo fa, c'è
questa consonanza che dovrebbe
far riflettere”.
MA CON CHI è disposto ad allearsi
il movimento di Ingroia?
Il magistrato si affanna a dire
che le porte sono aperte anche
al Pd, ripete gli apprezzamenti
rivolti nei giorni scorsi a Bersani
(“persona seria e credibile”),
ma poi lo attacca per il sostegno
al governo Monti e le
ambiguità sul terreno delle alleanze
future. Quando parla di
Pd, il leader del nuovo schieramento,
lo fa rivolgendosi all'elettorato
di Bersani consapevole
che il gruppo dirigente del
partito ha sbarrato le porte ad
ogni ipotesi di apparentamento
o di alleanza. “Sono un sognatore,
ma non un velleitario”,
dice il leader di “Rivolu -
zione civile”. I suoi parlano di
sondaggi top-secret che darebbero
il listone già oltre la soglia
di sbarramento sia alla Camera
che al Senato, mentre Ingroia
apre a Grillo. “Non abbiamo
preclusioni, iniziamo un confronto”,
manda a dire. In serata,
però, Grillo spegne gli entusiasmi.
“Ingroia – scrive sul
suo blog – ha detto che la sua
porta per il Movimento 5 stelle
è aperta. Lo ringrazio, ma per
favore la richiuda”. Nessun accordo,
per il comico genovese,
che avverte la pericolosità di un
movimento che può togliergli
spazio e voti, Ingroia “è una foglia
di fico utile a riciclare i vecchi
partiti”. Problemi anche col
movimento di “Cambiare si
può”. In una intervista all’Huffington
Post, Marco Revelli critica
la presenza in lista dei segretari
dei partiti. “La sensazione
è che anche questa sia stata
un'occasione perduta”. Nelle
prossime ore si vedrà quale sarà
la scelta dell'altra ala del movimento
arancione. Ingroia si
candida e divide, ma unisce destra,
sinistra e centro quando si
tratta di attaccarlo. Anna Finocchiaro,
“Ingroia celebra il
proprio ego”. Maurizio Gasparri,
“è da sempre un magistrato
di parte”. Francesco Rutelli,
“il suo senso delle istituzioni
è inquietante”. Ancora da
definire le candidature, Ingroia
parla di “cantiere aperto” e presenta
quelle già certe. C'è Franco
La Torre, il figlio di Pio, dirigente
del Pci ucciso dalla mafia
il 30 aprile 1982, Flavio Lotti,
da sempre impegnato nei
movimenti pacifisti, e Gabriella
Stramaccioni, dirigente di
Libera, l’associazione antimafia
di don Luigi Ciotti
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