venerdì 14 dicembre 2012

Malagrotta non chiude più. rifiuti verso il caos, l’ira del ministro

02_(Fonte articolo, clicca qui) http://differenziati.com/2012/12/11/malagrotta-non-chiude-piu-verso-il-caos-lira-del-ministro/ È come una grande partita di Monopoli. I dadi li tirano regione e Comune; i soldi ce li mettono i romani che però perdono sempre. É la “storia infinita della monnezza”, un delirio collettivo che unisce Polverini&Alemanno da più di un anno e mezzo. Dopo le sanzioni dell’Ue, le visite delle commissioni, il fallimento di qualsiasi soluzione per individuare una discarica, tra proteste e politici che hanno riscoperto il piacere della prima linea coi cittadini dei comitati, si torna dal punto di partenza: il tal quale, i rifiuti non trattati tornano a Malagrotta, da dove cioè non se ne sono mai andati. Su due politici (Polverini e Alemanno) che hanno seguito le orme dei predecessori, lasciando tutto com’era, sta per cadere l’ira del ministro Clini, pronto a commissariare tutto e tutti, pur di evitare il caos Ad annunciare che con le nostre tasse, Imu compresa si pagheranno le sanzioni dell’Unione Europea è stato il sindaco Alemanno. Meno di un mese fa aveva annunciato che i rifiuti sarebbero andati all’estero, presentando addirittura una gara europea accelerata per individuare il partner affidabile. Ora il dietrofront: non si fa in tempo per il primo giorno del 2013 e così Malagrotta dovrà rimanere aperta. Anche il prefetto Giuseppe Sottile si ferma al palo: tra deduzioni e controdeduzioni, la exit strategy di Monti dell’Ortaccio galleggia tra le carte. E se pure l’autorizzazione integrata dovesse arrivare a ore, prima di 4 mesi (pioggia permettendo) la trasformazione della grande buca in “discarica controllata” non sarà completata. Ma perché il Comune ha segnato il passo sul costosissimo trasferimento all’estero di 1200 tonnellate al giorno di rifiuti non trattati? Salvo “chiamare esercito”, gli scienziati della macchina comunale si sono accorti che mettere in viaggio “la monnezza” non è un’operazione così semplice. Il no di Civitavecchia come punto di imbarco per le navi, la difficoltà di stoccarli nei centri di Ama e Colari, ha evidenziato ciò che tutti sapevano: in Campani c’è voluto l’esercito, a Roma in condizioni ordinarie, il traffico di rifiuti sarebbe stato di difficilissima gestione, quasi impossibile. A questo va aggiunto che il Comune, con la complicità della Regione da sempre schierata in una battaglia contro il consorzio che fa capo all’imprenditore Manlio Cerroni, ha saputo della volontà del Colari di partecipare alla gara per il trasporto. Fallito il piano di spostare il monopolio da un parte all’altra, Alemanno ora si ritrova con la grana di Malagrotta aperta. Di questo dovrà rispondere alle elezioni, non solo ai tanti comitati di zona ma anche al resto della città alla quale consegna nient’altro che il sistema da sempre in uso: tutto ciò che Ama non riesce a trattare finirà sempre nella discarica più grande d’Europa. Insomma, quasi un anno e mezzo di battaglie per tornare al punto di partenza. E dell’incapacità istituzionale se ne era accorto da subito il ministro Clini, già all’epoca del “patto per Roma”. Dopo sei mesi, ha preso una decisione: sia Regione che Comune verranno commissariati e tutti gli atti relativi alla gestione del ciclo, dalle autorizzazioni per gli impianti, sino alle strategie per evitare di pagare un solo giorno in più di sanzioni per Malagrotta, passerà per i commissari. Sindaco e presidente della Regione hanno fallito. Ora si fa sul serio.

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