INGROIA ANNUNCIA LA SUA CANDIDATURA MA DETTA
LE CONDIZIONI: NESSUN SIMBOLO NÉ POLITICI GIÀ VISTI
LE RAGIONI
DEL PM
La battaglia sulla verità
delle stragi di mafia
deve arrivare anche
in Parlamento
Non posso aspettare
in Guatemala che passi
il cadavere dell’Italiadi Caterina Perniconi Il fatto quotidiano 22 dicembre 2012
La sala è buia e lo resta
per oltre un’ora. C’è
un solo faro, puntato
su di lui, arrivato
a Roma per dettare le condizioni
ai suoi alleati. “Sono qui
per questa” esordisce Antonio
Ingroia alzando la Costituzione
mentre suonano le ultime
note di Take care of our own di
Bruce Springsteen. Lui, dice,
vuole prendersi cura del Paese
prima che sia troppo tardi.
“Potevo farlo anche dal Guatemala
– spiega il magistrato
protagonista nell’inchiesta
sulla trattativa Stato-mafia –
aspettando che passasse il cadavere
del nemico. Ma qui l’unico
cadavere che rischia di
passare è quello dell’Italia”.
IL TEATRO È PIENO, come la
piazza antistante. In prima fila
sono schierati tutti i potenziali
alleati: Luigi De Magistris, Antonio
Di Pietro, Leoluca Orlando,
Oliviero Diliberto, Paolo
Ferrero, Angelo Bonelli e molta
società civile. Ognuno di loro
ha organizzato un evento indipendente
dagli altri per lanciare
il nuovo polo e l’appun -
tamento di ieri non fa eccezione.
A distanza, si sono giurati
amore eterno, ma una foto opportunity
ancora non esiste. E
forse non ci sarà mai. Perché
nella lista unica che Ingroia
chiede per candidarsi non c’è
posto per i simboli di partito né
per le “vecchie glorie” del Parlamento.
“Vi vogliamo al nostro
fianco – dice l’ex procuratore
– ma per aiutare la società
civile a fare un passo in
avanti, credo che voi dobbiate
farne uno indietro. Un passo
indietro non significa sparire
ma semplicemente contribuire
a far avanzare esponenti della
società civile”. Le facce dei rottamati
parlano da sole. Ma Ingroia
insiste: “La mia decisione
di candidarmi dipende da voi.
Se esiste un progetto condiviso
io sono pronto a metterci la
faccia”. É più un sì che un no
quello dell’ex procuratore, che
cerca di spiegare ai suoi “ami -
ci”, quelli che lo hanno sconsigliato,
perché vuole impegnarsi
in politica: “Per esempio
devo rispondere ad Antonio
Padellaro, direttore del Fatto
quotidiano che non è convinto
della mia scelta e che ha promosso
una raccolta di firme sul
suo giornale a difesa della procura
di Palermo quando siamo
stati attaccati. Dico a lui e agli
altri amici che la battaglia sulla
verità delle stragi di mafia deve
arrivare anche in Parlamento.
Penso che quando Giovanni
Falcone decise di arrivare a Roma,
al ministero della Giustizia,
lo fece con lo stesso obiettivo
sul quale io sto riflettendo
ora. Un magistrato non è un arbitro
è un cittadino come tutti
gli altri che agendo nella polis
fa anche politica”. E la farà davvero
Ingroia “se il progetto che
è nato oggi sarà l’unico polo alternativo
alle politiche di Berlusconi
e Monti”. Sanità e
scuola pubblica, lavoro, legge
sul conflitto d’interessi alcune
parole chiave. Tra lui e la candidatura
ci sono però una serie
di condizioni. Non solo il passo
indietro dei partiti preesistenti
e dei loro leader, ma anche la
chiarezza che il polo non sarà
arancione ma variopinto, senza
somigliare però all’Arcoba -
leno del 2008. A dimostrazione,
sullo sfondo i colori scelti
sono sì l’arancione ma anche il
rosso, il verde e il blu.
ALLORA CHI DEVE animarlo
questo quarto polo? Ingroia si
rivolge per primo a Maurizio
Landini, il leader della Fiom,
“gli chiedo un passo avanti perché
le sue battaglie sono le nostre
battaglie”. Poi Don Luigi
Ciotti, Salvatore Borsellino, le
donne di “Se non ora quando”,
Michele Santoro, Sandro Ruotolo
(che ha già firmato il manifesto),
le associazioni, i No
Tav, gli operai dell’Ilva. L’espressione
di quella società civile
che al Pd potrebbe mancare
e con cui Ingroia vuole
dialogare: “Ho scritto una lettera
a Bersani, persona che non
conosco ma che stimo. Mi
sembra ben intenzionato, ma
anche la strada dell’inferno è
lastricata dalle buone intenzioni.
Gli chiedo perciò di parlarci,
confrontarci, anche se alcune
idee reciproche non le condividiamo.
Io non ho preclusioni
ideologiche verso nessuno,
solo qualcuna personale,
quindi con Berlusconi e Monti
non mi confronterei”. E con
Beppe Grillo? La risposta arriva
poco dopo: “Non mi sottrarrei
invece a un confronto con il
movimento Cinque stelle. Conosco
Beppe Grillo da anni,
l’ho apprezzato per alcune sue
battaglie prima che intraprendesse
attività politica”. In sottofondo
suonano i Black Eyed
Peas, la rottamazione parte
dalla musica.
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