giovedì 27 dicembre 2012

Fiumicino ultimo cdm via libera aumento biglietti scalo aereo

IL REGALO DI MONTI A BENETTON
ULTIMO CDM: VIA LIBERA ALL’AUMENTO DEI BIGLIETTI PER LO SCALO DI FIUMICINO

AFFARI D’O RO
10,5 euro in più sulle
tariffe per finanziare
la cementificazione
dell’aeroporto, sui terreni
dell’i m p re n d i to re ,
in conflitto d’intere ssi . di Alessandro Ferrucci
Venerdì sera, Mario
Monti è oramai
un presidente
dimissionario.
I membri del governo sono
più impegnati a capire cosa
faranno da grandi che a pensare
alle ultime mosse da ministri.
Eppure, in un clima da
“tutti a casa”, l’esecutivo trova
il tempo per dare il via
libera all’aumento delle tariffe
aeroportuali di Fiumicino,
da 16 euro a passeggero
a 26 e 50. Quindi, di conseguenza,
dare l’avallo all’opera
infrastrutturale più
grande nella storia del nostro
Paese: parliamo di 12
miliardi di euro (sì, sono dodici)
per raddoppiare il Leonardo
da Vinci. Tradotto:
chi gestisce lo scalo romano
e i suoi 36 milioni e oltre di
“visitatori”, troverà nelle
casse almeno 360 milioni di
euro l’anno, con un fine concessione
fissato al 2044. Soddisfatto
il ministro dello Sviluppo
economico e Infrastrutture,
Corrado Passera,
improvvisamente convinto
il collega all’Economia, Vittorio
Grilli, pubblicamente
dubbioso fino a poche ore
prima.
PASSO INDIETRO. La società
che gestisce lo scalo capitolino,
l’Adr, presenta nel
2009 all’Enac (Ente nazionale
per l’aviazione civile) e al
governo un piano di sviluppo
per passare da 36 milioni
di passeggeri a 70, poi 100.
Quindi, a cascata, maggiori
posti di lavoro diretti e indiretti,
un ruolo centrale come
hub del Mediterraneo e la
possibilità di confrontarsi alla
pari con Londra e Atlanta.
Così dicono. Piccolo dettaglio:
l’aeroporto londinese di
Heathrow ha le stesse dimensioni
di quelle attuali di
Fiumicino, solo che lì hanno
ottimizzato i tempi di atterraggio
e decollo, senza spendere
cifre del genere. Ma
questo, pare, conti poco “an -
che perché lì non vivono un
conflitto di interesse marcato
come da noi”, spiegano dal
comitato Fuoripista, l’unico
che da anni si batte contro la
cementificazione del Litorale.
Interessi, parola magica.
Ben mille dei 1.300 ettari
coinvolti nell’operazione sono
della Maccarese Spa, la
più grande azienda agricola
d’Italia, interamente coltivata.
La proprietà è della famiglia
Benetton, lesta, nel 1998,
ad acquistarla dall’Iri (società
dello Stato) per 93 miliardi
di lire “con l’impegno di
mantenere la destinazione
agricola e l’unitarietà del
fondo”, come recita l’accor -
do. A meno di un esproprio.Proviamo l’equazione: la
“Maccarese Spa” è di Benetton.
Gemina possiede il 95
per cento di Adr. In Gemina
c’è Benetton. Cai, quindi la
nuova Alitalia, sta concentrando
sulla Capitale quasi
tutto il suo traffico aereo nazionale
e internazionale.
I BENETTON, dopo Air
France, il gruppo Riva (i patron
dell’Ilva di Taranto) e
Banca Intesa, sono i quarti
azionisti di Cai con l’8 e 85
per cento. Insomma, gli
“united colors” rivendereb -
bero allo Stato, quello che
dallo Stato hanno acquistato,
per poi ottenere i finanziamenti
utili a realizzare un
qualcosa da loro gestito. E
non parliamo di pochi euro. Secondo le tabelle nazionali,
i Benetton dall’esproprio potrebbero
incassare almeno
200 milioni di euro (20 euro
al metro quadro), ai quali
vanno aggiunti i danni riconosciuti
in caso di strutture
già presenti. Ciò non ha loro
impedito, dieci giorni fa, di
comprare pagine e pagine di
quotidiani per sollecitare il
governo ad approvare l’au -
mento delle tariffe e a fare
pressione sull’esecutivo come
denuncia al Fatto Esterino
Montino. Ma a ridere non è
solo il gruppo trevigiano. A
Roma il cemento è di casa, e
uno dei protagonisti è Silvano
Toti. Caso strano, quest’ultimo
è anche il secondo
azionista di Gemina con il
12,80 (come da tabella). Non
solo. Oltre all’aeroporto verranno
realizzati palazzi, centri
commerciali, varianti
stradali. L’editore del Messaggero
ha una quota piccola
azionaria in Generali, il
gruppo assicurativo ne ha
una in Mediobanca. Il quotidiano
capitolino è stato il
giornale maggiormente attento
alla vicenda. Un caso?
Bene, tutta la storia era vincolata
solo all’aumento delle
tariffe, la conditio sine qua non
posta dalle banche (in Gemina
c’è anche Unicredit) per
finanziare il progetto. Questo
perché dal “contributo”
dei passeggeri arriva il 50 per
cento del totale, il resto i capitani
del cemento lo otterranno
dagli istituti bancari
coinvolti.Il fatto quotidiano 27 dicembre 2012

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