lunedì 17 dicembre 2012

"I rifiuti tossici dell'Acna nelle discariche dei Casalesi"

In testa all'elenco delle aziende che spediscono i rifiuti in Campania c'è la malfamata azienda di Cengio. Con i camorristi, indagato anche il subcommissario alle discariche dell'era Bassolino

di IRENE DE ARCANGELIS NAPOLI -  Terra avvelenata. La contaminazione a rischio cancro durerà almeno fino al 2080. Tra Giugliano, provincia Nord di Napoli, e le campagne del Casertano, nell'arco di vent'anni sono colate nel terreno 58mila tonnellate di percolato. Veleni che hanno spaccato lo strato di tufo, unica protezione naturale delle falde acquifere ora cariche di sostanze tossiche che finiscono nei pozzi d'acqua potabile. Rischio per la salute umana e animale. Pericoli che vengono dall'acqua e dalle coltivazioni.

Disastro ambientale. Disastro doloso, perché sapevano quel che facevano i protagonisti del traffico di rifiuti. Un giro milionario ideato dal boss dei Casalesi Francesco Bidognetti, ma che coinvolge l'ex subcommissario straordinario ai rifiuti per la Regione Campania degli anni del governatore Bassolino, Giulio Facchi (2000-2006), ora indagato per lo stesso reato. Un grande affare per una ricetta semplice: trasferire e smaltire illegalmente i rifiuti dal Nord Italia.

È il copione di Gomorra, ma nella realtà non è come nel film di Matteo Garrone. Non ci sono camorristi pieni di rimorsi perché con il traffico di rifiuti stanno avvelenando la terra in cui sono nati.

Nella realtà c'è solo il grande affare con il Nord. In testa all'elenco delle aziende che spediscono i rifiuti in Campania c'è la malfamata Acna di Cengio, azienda chimica protagonista di gravi episodi di inquinamento ambientale fino alla chiusura nel 1999. Ed è indagato un nipote di Bidognetti, Gaetano Cerci, considerato in altre vicende l'ambasciatore dei Casalesi presso il Gran Maestro della Loggia P2 Licio Gelli.

Terra irrecuperabile, secondo la Direzione distrettuale Antimafia napoletana, che notifica una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per il boss a conclusione delle indagini della Dia di Maurizio Vallone. Ci sono nuovi dati sul danno provocato all'ambiente proprio mentre è in corso davanti al gup, con giudizio abbreviato, il processo a Bidognetti per avvelenamento della falda acquifera.

Primi anni Novanta: il boss fonda la società Ecologia '89. È il canale ufficiale dello smaltimento illecito "trans regionale" dei rifiuti. Dalle produzioni industriali del Nord alle campagne del Sud, per venire interrati senza rispetto dell'ambiente e delle normative. Le aree destinate a diventare discariche sono gestite dalla Resit spa, l'affare è gestito da Gaetano Cerci e dall'imprenditore Cipriano Chianese.

È lui ad avere il canale aperto con Giulio Facchi, a ottenere autorizzazioni che la Procura di Federico Cafiero de Raho definisce "illecite o abnormi". Realizza quattro discariche a Giugliano, ottiene rimborsi non dovuti per la stessa Resit. Intanto centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti del Nord convogliano sulla Campania.

Gli esperti della Procura fanno i conti e le cifre sono da capogiro. Nel ventennio sotto inchiesta vengono smaltiti tra Giugliano e il Casertano 807 mila tonnellate di rifiuti a fronte delle 99 mila previste dalle autorizzazioni (abnormi) del subcommissario. Nel sottosuolo finiscono 58 mila tonnellate di percolato. E i rifiuti tossici dell'Acna scivolano giù fino a venti metri sotto il piano della campagna. Il picco della contaminazione e dell'avvelenamento della falda acquifera, per gli esperti consulenti della Procura, non è stato ancora raggiunto sulla vasta area di campagna che non è mai stata bonificata. Quel picco arriverà nel 2064.

"Un avvelenamento  -  scrivono gli inquirenti  -  di una imponente falda acquifera, disastro dipanatosi in una spirale con esposizione al pericolo per la salute dei minori, le persone maggiormente esposte a subire interamente un danno in relazione alla potenziale assunzione di sostanze cancerogene".
(11 dicembre 2012) © Riproduzione riservat

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