martedì 4 dicembre 2012
Ilva di Taranto “Napolitano ha firmato la nostra condanna”
TONIA MARSELLA, autrice della lettera inviata al presidente
della Repubblica dopo la firma al decreto sull'Ilva ha 45 anni,
fa parte del comitato “Donne per Taranto”. In un solo anno ha
perduto entrambi i genitori per tumore. Non ha figli, ma come
lei ripete spesso: “Ogni donna è mamma, tutti i bambini di
Taranto sono nostri figli”.
Pubblichiamo il testo della sua lettera: "Avevo davvero riposto
in lei la mia fiducia, credevo che fosse una persona perbene,
che difendesse la nostra Costituzione. Credevo che quei valori,
di cui tanto parla, fossero davvero radicati in lei e fossero
il punto di riferimento per ogni sua azione, per ogni sua decisione.
Credevo che avrebbe scelto la vita e non la morte... E
invece ha firmato la nostra condanna. La condanna di una città
sacrificata da anni in nome del profitto più squallido e criminale,
abbandonata nelle mani di una famiglia di imprenditori
senza scrupoli, plurindagati e pluricondannati e tutt'oggi
agli arresti domiciliari o addirittura latitanti. Come credere
ancora nello Stato italiano? Come credere nella politica e
in chi dovrebbe difendere e
promuovere il bene comune...
e invece ci ha rubato anche il
diritto alla vita? A Taranto c'è
un'ordinanza del sindaco che
vieta il pascolo entro un raggio
di non meno 20 km attorno all'area
industriale... ma in quei
20 km noi ci viviamo. Vivono i
nostri bambini. Le pecore e le
capre sono state uccise... ora lo Stato uccide anche noi... per
decreto. Ho bisogno di sapere da lei, signor presidente, cos'hanno
di diverso i bambini di Genova rispetto ai nostri".
Perché l'area a caldo è stata chiusa in quanto incompatibile
con la città, e la produzione spostata a Taranto? Chi ha compiuto
il "miracolo" rendendola "compatibile"? Venga qui, venga
a visitare i nostri bambini devastati dal cancro (e non solo),
li guardi negli occhi e sostenga il loro sguardo, se ci riesce, gli
spieghi perché lo Stato ha preferito darli in pasto al Mostro,
quel mostro che ha distrutto il nostro mare, violentato la
nostra terra, insozzato il nostro cielo. Dica alle loro mamme
che la malattia e la morte del figlio è necessaria altrimenti cala
il Pil". Il fatto quotidiano 5 dicembre 2012
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