domenica 21 luglio 2013
VAL DI SUSA, NOTTE DI SCONTRI NO TAV: IO, PALPATA DAGLI AGENTI
Sette arresti, 13 feriti. Una militante denuncia: “Picchiata e toccata nelle parti intime”
Oggi gli amministratori e il grillino Scibona tenteranno ancora di violare la zona rossa di Cosimo Caridi
Sette arresti, una militante
No Tav che denuncia
di essere stata
percossa e toccata nelle
parti intime, tredici agenti feriti.
È il bilancio di un’altra notte
di scontri in Val di Susa. Quella
tra venerdì e sabato. Cappuccio
nero, scarpe da montagna e torcia
elettrica, un serpentone di
400 NoTav si arrampica sul sentiero
che da Giaglione porta alla
Clarea. Poche le bandiere del
movimento e pochi i valsusini,
ci sono invece attivisti che arrivano
da tutta Italia e poi francesi,
tedeschi, greci e altri ancora.
Parte di questi ha trovato
ospitalità nel campeggio di Venaus.
Altri sono arrivati in macchina
dopo aver superato i blocchi
lungo la valle. Prima ancora
che la manifestazione iniziasse
oltre 120 persone erano state
identificate.
Il corteo si muove velocemente.
Il morale è alto, gli attivisti intonano
cori contro la polizia e
contro il treno ad alta velocità.
Dopo venti minuti di marcia il
gruppo si ferma, cala il silenzio,
le torce si spengono e dagli zaini
emergono caschi e maschere
antigas. “La polizia è già fuori
dai cancelli”, dice un manifestante
mentre s’infila un k-way
nero con stampato sopra “Re -
sistenza NoTav”. “Sono già al
ponte in tenuta antisommossa”
annuncia una vedetta.
CON UN’ORDINANZA prefettizia
la “zona rossa” attorno al
cantiere è stata allargata fino al
torrente, una cinquantina di
metri in più rispetto a prima.
Questo costringe i manifestanti
a rimanere nei boschi, senza
uno spiazzo nel quale radunarsi
e ben lontani dal loro obbiettivo:
la recinzioni del cantiere. Le
Forze dell’ordine attendono
schierate. Spuntano gli scudi artigianali
dei NoTav, si forma
una linea. Il silenzio viene interrotto
dallo sbattere di due pietre.
È una sorta di segnale, i NoTav
sanno che non potranno arrivare
alle reti e scelgono di attaccare.
Pietre, bengala e petardi.
La polizia risponde immediatamente
con i lacrimogeni, che
rimbalzano sui tronchi degli alberi
diventando proiettili impazziti.
Spuntano delle fionde,
l’aria si fa irrespirabile: “Chi ha
le maschere antigas vada avanti!”.
La guerriglia prosegue per
oltre un’ora. Le forze dell’ordine
riescono a scendere sul sentiero
a spaccare in due il corteo. Le retrovie
vengono tagliate fuori e la
testa del corteo resta chiusa tra
due cordoni di polizia. I NoTav
decidono di rientrare, in molti
fuggono per i boschi. È in questi
momenti che vengono fatti i fermi,
7 dei quali si tramuteranno
in arresti, “tutti legati agli ambienti
antagonisti” fanno sapere
dalla questura di Torino.
“Mi hanno colpita alle spalle nei
boschi e poi trascinata dentro al
cantiere, dove mi hanno ancora
colpita e toccata nelle parti intime”.
Marta Camposana, 33
anni pisana, è una dei due fermati
e poi denunciati a piede libero
per resistenza. “Mi hanno
portata in questura e poi denunciata
solo perché avevo nello
zaino Maalox a limoni, che servono
ad alleviare l’effetto dei
gas”. I NoTav hanno fatto il conto
dei feriti ieri a Susa: “sono almeno
63, ma molti di loro non si
rivolgeranno all’ospedale per
paura di essere identificati dalla
polizia”. Dalla questura di Torino
denunciano invece 13
agenti feriti. Immediata la dichiarazione
di solidarietà di Angelino
Alfano: “Si tratta di episodi
gravissimi che, per modalità
e violenza, non possono definirsi
manifestazioni di dissenso,
ma sono dei veri e propri attacchi
mirati alle Forze dell’or -
dine. Lo Stato non si ferma e non
consente alcuna forma di intimidazione”.
OGGI UN GRUPPO di amministratori
locali NoTav, guidati da
Marco Scibona, senatore M5s,
tenteranno nuovamente di infrangere
la zona rossa: “Ho perso
il conto, forse questa è la diciassettesima
ordinanza che vieta
l’accesso all’area, è incacettabile”.
Scibona non ha partecipato
al corteo di venerdì notte:
“Ho scelto altri metodi per combattere
questa battaglia ma non
posso dire se una cosa è più giusta
dell’altra. Il movimento No-
Tav è sempre stato eterogeneo e
una parte di esso accetta i sabotaggi
in un contesto di guerriglia
ambientale. Il fatto quotidiano 21 luglio 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento