martedì 23 luglio 2013

Toscana, la giunta Rossi rischia per nuova pista aerea nel parco agricolo

La variante del Piano di indirizzo territoriale per la definizione di 7mila ettari, in attesa di approvazione, prevede una lingua d’asfalto, lunga circa 3 chilometri, per l'aeroporto Firenze-Peretola. I Verdi protestano: "Parco agricolo e aeroporto presentate come la punta avanzata di una politica che coniuga ambiente e infrastrutture. Ma che nella realtà non è percorribile”

Toscana, la giunta Rossi rischia per nuova pista aerea nel parco agricolo
Da alcuni giorni la poltrona del governatore toscano, Enrico Rossi, ha iniziato a traballare pericolosamente. E ad assestare gli scossoni più violenti, che rischiano di far cadere Rossi e dunque di far ritornare anticipatamente i toscani alle urne, è proprio la maggioranza di centrosinistra che lo sostiene. A tenere banco è la discussione della variante al Pit (Piano di indirizzo territoriale), riguardante la definizione di un parco agricolo nella Piana fiorentina, approdata lunedì in consiglio regionale. “Il più grande parco agricolo d’Europa – annunciava lo scorso febbraio il presidente della Regione Toscana, certo dell’approvazione della modifica – Daremo vita ad una grande area verde (7mila ettari in tutto, ndr), in cui non ci sarà più cementificazione”.
Già, ma la variante al Pit prevede anche la cosiddetta qualificazione dell’aeroporto di Firenze-Peretola. In altre parole la realizzazione di una nuova pista di atterraggio (e decollo). Una lingua d’asfalto, lunga circa 3 chilometri, che ricadrebbe proprio su quel parco, “che surrettiziamente – denuncia Legambiente – si fa finta di promuovere”. Spaccandolo di fatto in due. E non solo quello: la pista, fortemente voluta dal governatore, ha già infatti diviso la maggioranza a palazzo Panciatichi. “Parco agricolo e aeroporto, presentate come la punta avanzata di una politica che coniuga ambiente e infrastrutture. Ma che nella realtà non è percorribile” afferma Monica Sgherri, capogruppo Fds-Verdi in Consiglio regionale.
L’ipotesi, inizialmente vagliata dalla Regione (nel 2010), era quella di una pista obliqua rispetto alla limitrofa autostrada A11. Soluzione senza alcuna pesante conseguenza sul progetto del parco della Piana, ma che per il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, sarebbe stata una violenza urbanistica per la sua città. “La pista obliqua finirebbe su terreni vincolati a concessioni edilizie dalla precedente amministrazione, che vorrebbe dire per il Comune di Firenze pagare 30 milioni di penale ai concessionari di quei terreni”. Queste le ragioni del no di Renzi alla pista con orientamento in gergo tecnico 9:27, secondo il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci. E così, visto soprattutto il parere dell’Enac, secondo cui la pista obliqua sarebbe inadeguata, la giunta regionale ha dovuto optare per la pista con orientamento 12:30, parallela cioè alla Firenze-Mare. Quella fortemente osteggiata dai comuni della Piana fiorentina.
Appare tutt’altro che scontata però l’approvazione della modifica al Pit e dunque il via libera alla nuova pista. Nei giorni scorsi infatti il provvedimento ha incassato il parere contrario delle commissioni Trasporti e Ambiente: decisivi i no del presidente della commissione Trasporti, il democratico Fabrizio Mattei e del capogruppo Fds-Verdi, Monica Sgherri (che fa sempre parte della maggioranza). La decisione non ha lasciato per nulla indifferente il governatore Rossi, che si è detto pronto, “se anche in aula dovesse prevalere lo stesso orientamento emerso con il voto delle commissioni”, a dare le dimissioni. “Dimissioni che – ha tenuto a sottolineare Rossi – comportano lo scioglimento del Consiglio, la fine della legislatura e quindi il rinvio alle urne”. Fondamentale adesso convincere i dissidenti, prima del voto finale.

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