mercoledì 31 luglio 2013

doping “Io, anabolizzato della domenica”

Alla fine della gara non contava mica vincere il
prosciutto o il parmigiano Dop ma arrivare.
Quanto meno arrivare, senza troppo distacco per
evitare le risatine degli amici, il lunedì al bar. E
così alla bicicletta, alla passione di sempre, è facile accoppiare
qualche “aiutino” consigliato dagli esperti del ramo.
Due ruote e il farmaco “miracoloso”, il tandem dei sogni.
Così da 62enne appassionato di bici, si diventa dopati per
necessità, per non finire sommerso dalle battute al vetriolo
di chi ti lasciava indietro come l'ultimo degli sfigati. Non c’è
la competizione sportiva a guidare la scelta ma ragioni più
personali, a volte inconfessabili.
“Io ho iniziato così per restare vivo, sentirmi al passo. Vedevo
gli altri sfrecciare e io arrancare. Ho cominciato prendendo
il Ventolin, mi apriva i bronchi, più ossigeno, più
pedalate”. Un farmaco, usato contro gli attacchi d’asma,
all’occorrenza assunto con la malsana idea di volare sul
sellino e non restare indietro. Sentirsi un po’ più uguale agli
altri, un po’ più giovani. Il racconto di Andrea, un sessantaduenne
emiliano è l'esperienza di un amatore finito
nel girone infernale dei dopati, lui che inseguiva il successo
nei tornei di provincia tra borraccia e fatica. Però è finita
male. Andrea è andato a sbattere contro la sua vana gloria e
un fisico che gli ha risputato contro gli intrugli digeriti.
“Assumevo anche farmaci antinfiammatori come l’Aulin.
Scioglievo nell'acqua quattro o cinque bustine prima della
gara”.
Correre più degli altri
L'idea, assolutamente sballata, è che la combinazione consenta,
alla lunga di sentire e ammortizzare meglio le fatiche.
Balle. Ma la combinazione, la formula magica fatta in casa
per il successo domenicale, aveva anche un altro componente.
“Quando la gara era importante ho iniziato ad assumere
anche supposte di cortisone”. Sono iniziati i problemi
gastrici, ma quasi per miracolo senza provocare l’ulcera.
Gli effetti di un miscuglio mortifero. “La tachicardia è
stato il primo sintomo quello che ha acceso una spia, ma
non mi sono fermato”. C’era un’altra barriera da superare,
Andrea vedendo gli amici prendersi ulteriori pasticche,
spacciate per integratori, ha provato anche l’ultima frontiera.
“Io sono andato oltre il Ventolin, l’Aulin, il cortisone,
ho iniziato ad assumere anabolizzanti”. I derivati sintetici
del testosterone. L’obiettivo era quello di ridurre la parte
grassa, aumentare la muscolatura e migliorare le prestazioni,
correre più degli altri. Prendeva la sostanza iniettandosela
nei muscoli da potenziare: gambe e polpacci.
Trasformandosi così in un tossicodipendente in piena regola.
Oltre la tachicardia ha iniziato a fare la sua comparsa,
con l’assenza di cicli di assunzione, anche l’impotenza.
Questa volta Andrea ha preferito fermarsi. Da impiegato in
azienda, a un passo dalla pensione,
forte della passione per
le due ruote, si è trasformato
tristemente in uno sportivo
dopato. “Io volevo un fisico
asciutto, una buona massa muscolare,
ma che fosse efficace
alla disciplina che svolgevo”. Si
è ritrovato impotente e tachicardico.
È ripartito da un bravo
endocrinologo, iniziando la
disintossicazione.
Andrea ha i figli ormai grandi,
realizzati e lui è benestante,
una condizione comune, del
resto, per chi coltiva la scorciatoia
delle sostanze. Per gli
anabolizzanti, infatti, si arriva
a spendere non meno di 500
euro a settimana. Cifre importanti
che danno la misura del
giro di affari del mondo degli
sportivi malati di gloria effimera.
Ma quella di Andrea non è una
storia isolata, è un tratto distintivo
che accompagna lo
sport amatoriale, un tarlo, un
vizio che vale milioni di euro e
mette a rischio la salute degli
atleti. Ma non solo. Anche il
doping della domenica, quello
amatoriale, è infatti un reato.
Perché viola le leggi, oltre il
senso del ridicolo. Scorrendo i
gli archivi dei Nas, i Nuclei antisofisticazione
e sanità dei
Carabinieri, di casi analoghi se
ne trovano numerosi. “Eravamo
in Sicilia, a una gara ciclistica:
alcuni corridori ci hanno
visto in prossimità del traguardo,
raccontano gli inquirenti,
e invece di fermarsi dopo
l’arrivo hanno continuato a
pedalare”. Non sono propriamente
fuggiti. Pedalata dopo
pedalata, infatti, sono arrivati
all’ospedale, piuttosto lontano:
“Hanno chiesto referti medici,
sostenendo di essere caduti”.
Dario Praturlon, capitano
dei carabinieri del Nas, racconta
con il tono di chi non
può più sorprendersi. Dal
2007 gira l’Italia con militari e
medici per stanare gli sportivi
dilettanti che si dopano, e il
sottobosco che li rifornisce:
dall’amico che smercia fiale e
compresse, al gestore della palestra
che arrotonda, sino al
farmacista spregiudicato. “Ma in tanti comprano su internet,
all’ingrosso” spiega Praturlon.
Il lavoro è tantissimo, a conferma che il doping non è affare
solo degli sportivi professionisti, quelli che finiscono in
copertina o in tv: anzi. “Tra i dilettanti è un fenomeno di
grandi dimensioni” conferma Praturlon. L’ultimo report
per l'agenzia mondiale anti-doping, realizzato dal consulente
dell’agenzia e maestro di sport Alessandro Donati e
dalla criminologa belga Letizia Paoli ha esaminato indagini
giudiziarie, sequestri di sostanze, controlli antidoping per
arrivare a questi numeri: più di 250 mila persone assumono
sostanze dopanti, tra professionisti e amatori, per un giro di
affari di 425 milioni di euro.
A combattere il fenomeno ci sono (anche) i 160 carabinieri
del Nas, che assieme alla Commissione di vigilanza del
ministero della Salute controllano i non professionisti. Gli
atleti che gareggiano per lavoro sono invece di pertinenza
della procura antidoping del Coni. Ma la giustizia ordinaria
non fa troppa differenza tra dilettanti e professionisti. Chi
si dopa, chi vende farmaci vietati o li somministra rischia
una condanna penale, perché il doping in Italia è reato.
Il fenomeno le pene e il mercato
La pena base va dai tre mesi ai tre anni di carcere: aumenta
per atleti e medici professionisti. La lista “delle sostanze e
pratiche mediche il cui impiego è vietato per doping” viene
aggiornata periodicamente dal ministero della Salute. Continua
ancora Praturlon: “Le sostanze più usate dai dilettanti
sono gli ormoni, come il Gh (ormone delle crescita, ndr), il
testosterone e gli stimolanti, come l’efedrina. L’Epo (ormone,
aumenta l'ossigenazione del sangue, ndr) invece non è molto diffusa: costa troppo”.
Il mercato è comunque fiorente. Solo nel 2012, il Nas ha
sequestrato 54 mila tra fiale e compresse e arrestato 67
persone: 440 gli indagati. Un lavoro fatto su segnalazioni da
parte di procure e cittadini, ma anche in seguito a controlli
a campione sulle gare e le manifestazioni sportive. “Giriamo
l’Italia, e possiamo anche presenziare ai test dei medici”
spiega Praturlon, che aggiunge: “Il 2,5-3 per cento
degli atleti risulta positivo, una percentuale alta”. Dai numeri
si passa agli aneddoti. “Quando ci vedono alcuni atleti
vengono presi dal panico. Mesi fa, in una gara di body
building, una pesista è letteralmente scappata, e altre due ci
hanno provato. Talvolta assistiamo a sceneggiate. Un ciclista
di 50 anni, per giunta, medico, ci ha giurato e spergiurato
che non aveva mai assunto farmaci: eppure il test
era chiarissimo”. Il fatto quotidiano 29 luglio 2013 di Luca De Carolis e Nello Trocchia

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