mercoledì 17 luglio 2013
TRIVELLE Il sogno delle imprese fa tremare l’ambiente
il fatto quotidiano 17 luglio 2013
Lo shale gas si estrae iniettando acqua e una
piccola quantità di agenti chimici a forte
pressione nel sottosuolo, per frantumare le
rocce e liberare il gas. Un sistema che già in
Usa ha suscitato dure opposizioni dei residenti,
a causa del rumore, della polvere, dell’elevato
consumo d’acqua e soprattutto per il
rischio che il gas e il liquido usato nel fracking
contaminino le falde acquifere.
In Europa, più densamente popolata e con una
legislazione ambientale e mineraria meno
vantaggiosa, lo shale gas rischia di restare un
sogno. Che tuttavia molti coltivano: non solo i
polacchi, nella speranza di affrancarsi dal fornitore
russo, ma anche la Gran Bretagna, unica
per ora con progetti in
corso. Se ne discute in
Germania, la Francia,
silurato di recente il
ministro dell’Ecologia
Delphine Batho, ha ripreso
il dibattito. E nei
giorni scorsi la Lituania,
presidente di turno
Ue, ha invitato gli
europei a non perdere
il treno dello shale.
Del resto finora i dati
Usa non danno indicazioni
evidenti sulla
dannosità del fracking.
Ma è davvero
così?
Qualche dubbio sull’attendibilità
delle
statistiche l’ha avanzato un’inchiesta dell’agenzia
Bloomberg : in un gran numero di casi, a
quanto pare, davanti alle richieste di danni dei
cittadini le compagnie estrattive pagano risarcimenti
chiedendo però di firmare accordi
di riservatezza. Così facendo le cause si chiudono
senza accertamenti, gli eventuali danni
restano fuori dai database dei decisori pubblici
e il pedigree dell’industria del fracking rimane
forse più verde di quanto meriti. Secondo
le imprese del settore si tratta di una
prassi comune, per chiudere in fretta i contenziosi
anche se infondati. Per gli ambientalisti
invece è un modo per comprare il silenzio
dei cittadini. Di sicuro non è il miglior
modo per aumentare la fiducia del pubblico
nelle trivellazioni.
Gion. Pic.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento