martedì 16 luglio 2013
Regione Lazio, il bando punisce i disoccupati, altro che fare impresa
il fatto quotidiano 16 luglio 2013
IN 300 VOLEVANO FARE IMPRESA. SI SONO INDEBITATI ASPETTANDO FONDI EUROPEI CHE NON SONO MAI ARRIVATI di Eduardo Di Blasi
Garzoni di bottega, esodati,
imprenditori nella morsa
della crisi, volontari di cooperative,
meccanici e commesse,
fotografi e insegnanti. All’alba
del marzo 2008 la Regione Lazio,
all’epoca presieduta da Piero
Marrazzo, attingendo alle risorse
che il Fondo Sociale Europeo
destina all’occupazione,
emette un bando a favore dei
disoccupati che vogliano fare
impresa. Dodici milioni di euro
per cofinanziare progetti di
reinserimento lavorativo che
partissero da “un’idea imprenditoriale”:
dateci un progetto e
noi vi daremo 6, 12, 15, 30, 50
mila euro. Partecipano in tanti,
vincono in 300, e per loro inizia
un calvario che non ha, a oggi,
trovato fine.
“I PROBLEMI iniziarono subito
– spiega Alessandro Censi Buffarini,
uno degli sfortunati aggiudicatari
del bando – perché a
noi disoccupati veniva chiesta
una fideiussione che difficilmente,
anche chiedendo aiuto a
parenti e amici, potevamo ottenere”.
È impresa effettivamente
complessa quella di trovare
una banca che presti migliaia
di euro a un disoccupato,
seppure la Regione (aiutata dai
Fondi europei e dallo Stato), vada
poi a coprire parte delle spese.
Il Lazio, del resto, dispone di
una società di scopo che sembrerebbe
fare proprio al caso
della pattuglia di disoccupati. Si
chiama Unionfidi e nel bando è
previsto che possa intervenire
attraverso convenzioni che già
vanterebbe. Peccato, continua
Alessandro, che Unionfidi nulla
sapesse di queste convenzioni
e che ci vogliano sei mesi e un
incontro con Confcommercio,
per far sì che ne venga attivata
una. “Ci vollero comunque garanzie
di parenti e amici per accedere
al credito”, ricorda oggi.
Per questa ragione alcuni rinunciarono.
Per altri la macchina
ormai era in pista e bisognava
solo farla partire. Nel
luglio 2012 la griglia di partenza
è al fine composta. Entro 30
giorni la Regione Lazio pagherà
il proprio anticipo.
I 30 giorni passano. Poi passano
anche settembre e ottobre. Verso
la fine del mese, Sergio Rizzo
del Corriere della Sera scrive per
denunciare la lentezza dell’ero -
gazione di questi fondi rispetto
alla velocità con cui il Consiglio
regionale del Lazio aveva erogato
un ricco finanziamento a
favore dei propri gruppi politici
(era l’epoca di Fiorito & co., siamo
orami in epoca Polverini).
A una settimana dall’articolo
ecco arrivare i primi fondi.
TRE MESI DOPO, però, un’altra
sorpresa: cambia il bando. Per
ottenere il resto dei finanziamenti
(che veniva peraltro modulato
diversamente) le imprese
dovranno richiedere una
nuova fideiussione e certificare
minuziosamente le spese. I
“vincitori” del resto hanno già
caricato in questi mesi le proprie
fatture e le proprie spese in
una apposita piattaforma internet.
Basterebbe autocertificare
quelle, uno immagina. Non alla
Regione Lazio, che delega l’in -
tera questione a una singola dirigente:
300 disoccupati, 300
aziende, una serie infinita di
fatture e una persona che allarga
le braccia e dice che i tempi
“si dilateranno”. In tale maniera,
questa la triste parabola finale
della storia, la Regione Lazio
si vedrà sfilare il finanziamento
europeo (il timore è che i
fondi Ue possano essere ritirati
già a fine luglio), con il duplice
risultato, non certo esaltante, di
aver fatto di trecento disoccupati,
300 indebitati che sono a
un passo dal ritornare disoccupati.
Il consigliere del Pd Riccardo
Agostini ha presentato un’in -
terrogazione al Presidente Nicola
Zingaretti, eletto lo scorso
febbraio. Gli “imprenditori” si
sono dotati di una mailing list
per restare in contatto ed esigere
i propri diritti (beneficiaribandipubblici@
gmail.com ).
Frattanto, a fine giugno, la Regione
Lazio ha annunciato l’ar -
rivo di circa un miliardo di euro
dal Fondo Sociale Europeo per
gli anni 2014-2020: saranno
impiegati per finanziare altre
iniziative di auto-imprenditorialità
di disoccupati, lavoratori
precari e imprese in difficoltà
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