domenica 9 dicembre 2012
verdi Alex Langer il fiume da attraversare come San Cristoforo
Non so se tu ti ricorderai di me come io di te. Ero un ragazzo che ti vedeva dipinto all’esterno di
tante piccole chiesette di montagna. Affreschi spesso sbiaditi, ma ben riconoscibili. Tu – omo -
ne grande e grosso, robusto, barbuto e vecchio – trasportavi il bambino sulle tue spalle da una
parte all’altra del fiume, e si capiva che quella era per te suprema fatica e suprema gioia. Mi
feci raccontare tante volte la storia da mia madre, che non era poi chissà quale esperta di
santi né devota, ma sapeva affascinarci con i suoi racconti. Così non ho mai saputo il tuo
vero nome né la tua collocazione ufficiale tra i santi della chiesa (temo che tu sia stato
vittima di una recente epurazione che ti ha degradato a santo minore o di dubbia esistenza).
Ma la tua storia me la ricordo bene. Tu eri uno che sentiva dentro di sé tanta forza
e tanta voglia di fare, che dopo aver militato sotto le insegne dei più illustri e importanti
signori del tuo tempo, ti sentivi sprecato. Avevi deciso di voler servire solo un padrone
che davvero valesse la pena seguire, una Grande Causa che davvero valesse più delle
altre. Forse eri stanco di falsa gloria e ne desideravi di quella vera. Non ricordo più
come ti venne suggerito di stabilirti sulla riva di un pericoloso fiume per tra -
ghettare i viandanti che da soli non ce la facessero, né come tu abbia accettato un
così umile servizio. Ma so bene che era in quella tua funzione, vissuta con modestia,
che ti capitò di essere richiesto di un servizio a prima vista assai “al di sotto” delle
tue forze: prendere sulle spalle un bambino per portarlo dall’altra parte, un compito
per il quale non occorreva certo essere un gigante come te e avere quelle gam -
bone muscolose con cui ti hanno dipinto. Solo dopo aver iniziato la traversata ti
accorgesti che avevi accettato il compito più gravoso della tua vita. Dopo di che
comprendesti con chi avevi avuto a che fare e che avevi trovato il Signore che valeva la
pena servire, tanto che ti rimase per sempre quel nome. Perché mi rivolgo a te, alle soglie
del 2000? Perché penso che oggi in molti siamo in una situazione simile alla tua e che la
traversata che ci sta davanti richieda forze impari, non diversamente da come a te doveva
sembrare il tuo compito in quella notte, tanto da dubitare di farcela. E che la tua avventura possa
essere una parabola di quella che sta dinanzi a noi. Ormai pare che tutte le grandi cause riconosciute
come tali, molte delle quali senz’altro importanti e illustri, siano state servite, anche con dedizione,
e abbiano abbondantemente deluso. Quanti abbagli, quanti inganni e auto-inganni, quanti fallimenti,
quante conseguenze non volute (e non più reversibili) di scelte e invenzioni ritenute
generose e provvide. I veleni della chimica, gettati sulla terra e nelle acque per “migliorare” la
natura, ormai ci tornano indietro: i depositi finali sono i nostri corpi. Ogni bene e ogni attività
è trasformata in merce, e ha dunque un suo prezzo: si può comperare, vendere, affittare.
Persino il sangue (dei vivi), gli organi (dei morti e dei vivi) e l’utero (per una gravidanza in
“leasing”). Tutto è diventato fattibile: dal viaggio interplanetario alla perfezione omicida di
Auschwitz, dalla neve artificiale alla costruzione e manipolazione arbitraria di vita
in laboratorio. (...) La corsa al “più” trionfa senza pudore, il modello della gara è
diventato la matrice riconosciuta ed enfatizzata di uno stile di vita che sembra
irreversibile e incontenibile. Superare i limiti, allargare i confini, spingere in
avanti la crescita ha caratterizzato in misura massiccia il tempo del progresso
dominato da una legge dell’utilità definita “economia” e da una
legge della scienza definita “tecnologia”. Che cosa resterebbe da fare a
un tuo emulo oggi, caro San Cristoforo?
di Alex Langer(Politico italiano, tra i fondatori dei Verdi e uno dei leader dei verdi in
Europa. Il discorso è sul sito della fondazione www.alexanderlanger.it)
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