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Il motivo? Semplicemente non servono più. Secondo i dati ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e protezione Ambientale del Veneto) il conferimento è ai minimi (non raggiunge il 18% sul totale). Nel solo 2011 la produzione di rifiuti nel territorio regionale è calata del 4,3%, attestandosi a 2.305 tonnellate, ossia 465 kg all’anno per ciascun abitante. Un segno meno cui ha contribuito in maniera importante anche la crisi dei consumi.
Dati estremamente interessanti arrivano anche dal riciclo, con valori medi che si attestano al 60,5% (nel 2010 era al 58,3%), con punte record superiori al 70% nel Trevigiano e nel Bellunese. Dall’altra parte prosegue la crescita della differenziata e contestualmente diminuiscono le quantità di rifiuti destinate all’incenerimento, appena l’8,1% (188 mila tonnellate), così come quella relativa al deposito in discarica, che è solo dell’8,2%.
Il trend ha suggerito alla Regione Veneto di cambiare strategie, anzitutto rivedendo la pianificazione degli impianti di termovalorizzazione. Stop a nuove aperture e dimensionamento ridotto del 20% per l’impianto veronese di Ca’ del Bue.
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Si pensa anche a convertire alcune linee alla combustione dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti dall’industria, mentre per le 10 discariche a gestione pubblica presenti in Veneto il destino è segnato: chiuderanno e verranno bonificate entro i prossimi 8 anni.
Una notizia positiva, finalmente, in un’Italia fanalino di coda europeo delle politiche di gestione e smaltimento dei rifiuti. Dopo decine di immagini dei cumuli di spazzatura depositati in strada diffuse in tutto il mondo e le annose polemiche e scandali che circondano la raccolta e lo sversamento nelle discariche, questa è una boccata di ‘aria fresca’!
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