Il funerale contro
l’Ilva che uccide
MIGLIAIA IN PIAZZA CONTESTANO IL DECRETO
CHE RIAPRE GLI STABILIMENTI - AL VAGLIO DEL GIP
La procura ha chiesto
un mandato
di arresto
internazionale nell’Ue
per Fabio Riva,
latitante in Inghilterra. Il fatto quotidiano 11 dicembre 2012di Sandra Amurri
inviata a Taranto
In Piazza Castello arrivano
genitori, fratelli, sorelle,
tutti figli della stessa
città: Taranto “con -
dannata a morte per decreto”
come recita il cartello sulla bara
che racchiude una tuta da operaio
con scritto Ilva, una forma
di formaggio, le arance, le cozze
segno del lavoro, della vita, dell’ambiente,
dell’economia distrutte
dai veleni della grande
industria che offre lavoro, malattia,
morte e dolore. I volti tristi
lo sono davvero. Le voci basse
e gli abbracci come accade a
un funerale vero. Segue il corteo
una bambina che tiene in mano
un cartello: “A Gesù la croce a
noi l'Ilva”. Accanto un operaio
innalza uno scheletro di cartone
con su scritto: “Io sono stato
sacrificato sull’altare del Dio
denaro. Todisco salva i nostri
figli”. Il corteo funebre arriva
davanti al comune. Il portone è
chiuso. Dietro alle finestre tante
facce appiccicate ai vetri. Non
c'è il sindaco, invitato con un telegramma
assieme al presidente
della Regione, della Provincia,
i ministri e il presidente della
Repubblica. Ma a partecipare
al cordoglio di una città che non
si arrende non c'è neppure
l’ombra delle istituzioni e della
politica.
I PALAZZI del potere ancora
una volta sono distanti anni luce
dai bisogni, dai diritti negati dei
cittadini. “Oggi Taranto è morta,
ma il 15 dicembre risorgerà”
dice Cataldo Ranieri del Movimento
Cittadini Liberi Pensanti
che ha organizzato il funerale. Il
15 dicembre si svolgerà una manifestazione
unitaria a cui parteciperanno
commercianti,
medici, studenti, lavoratori,
professionisti, disoccupati, precari
e bambini con le loro mam-
AL VAGLIO DEL GIP
La procura ha chiesto
un mandato
di arresto
internazionale nell’Ue
per Fabio Riva,
latitante in Inghilterra
MALITALIA
me: “Il ruggito di Taranto dovrà
sollevarsi fino al cielo”. Un anziano
signore, operaio Ilva in
pensione estrae dalla tasca dei
pantaloni il portafoglio, lo apre
e mostra la foto del cognato, 40
anni, morto un mese fa di tumore
e dice: “La moglie è in
ospedale con un tumore allo
stomaco, tutti e due lavoravano
all'Ilva. Abitiamo ai Tamburi e
adesso il ministro Clini ammette
che lì si muore e ci vuole deportare”.
Una proposta quella
del ministro Clini davvero incredibile
come se da un giorno
all'altro si possano sradicare 17
mila famiglie. “Ancora una volta
a pagare non sono i colpevoli
ma le vittime” è il commento del
Movimento “Donne per Taranto”.
Mentre c'è chi sospetta che
si sia trattato di una mossa strategica
per dare un contentino
alle centinaia di abitanti dei
Tamburi che hanno chiesto all'Ilva
risarcimenti per un totale
di 9 milioni di euro.
IL SOLE TRAMONTAsul mare e
sembra fuoco che arde. Come la
rabbia che ribolle nell’animo di
questa gente onesta che chiede
un lavoro che non ammazzi.
“Taranto libera”. Gridano. Parole
che si perdono tra le note
della marcia funebre e la notizia
appena arrivata che la Procura
ha chiesto alla Gip Patrizio Todisco
di emettere un mandato di
arresto europeo per Fabio Riva,
vicepresidente di Riva Fire, ricercato
dal 26 novembre scorso
nell’ambito dell'inchiesta per
disastro ambientale. Riva, che
ha detto di trovarsi in Inghilterra
e di mettersi a disposizione
delle autorità di quel Paese, raggiunto
da un ordine di custodia
cautelare per associazione a delinquere
finalizzata al disastro
ambientale, emissione di sostanze
nocive e avvelenamento
da diossina di sostanze alimentari,
è divenuto latitante a tutti
gli effetti. Intanto, a Taranto è
nato un bambino affetto da tumore
alla prostata.
Nessun commento:
Posta un commento