domenica 2 dicembre 2012
Ilva inquina e noi paghiamo 600 mila € un inutile commissario
questi ci fanno perdere la pazienza e cercano in tutti i modi di farsi prendere a randellate. Secondo me dicono cosa altro dobbiamo rubare, in quale altro modo possiamo dissanguare la società, come distruggere ancora l'Italia e prendere in giro i fessi? Cosa dobbiamo fare per essere presi a calci nel sedere. Ecco un altro esempio sull'Ilva di oggi:
Bonifica Ilva, stipendio d’oro per il garante
IL GOVERNO HA PREVISTO UN COMPENSO DI 600 MILA EURO IN TRE ANNI PER CHI CONTROLLERÀ L’A Z I E N DALA “TA SSA”
I fondi vengono sottratti
agli stanziamenti
per il dissesto
idroge ologico
e per il risanamento
del territorioDuecentomila euro all’anno per l’ennesimo
incarico burocratico. È quello che prevede
il Decreto sull’Ilva, all’articolo 3 comma 2, che
mette a bilancio, così, un costo complessivo di
600 mila euro per i tre anni di durata dell’attività
del Garante. Si tratta di una figura, “di indiscussa
indipendenza, competenza ed esperienza” inca -
ricato di vigilare sull’attuazione delle disposizioni
stabilite “dal presente decreto”.
COME nella miglior tradizione italiana, quindi,
per far affermare un diritto occorre pagare. Nonostante
le disposizioni già esistenti, come quella
emanata dal Gip di Taranto, Patrizia Todisco, nel
luglio scorso che ha già individuato le norme a cui
l’Ilva dovrebbe attenersi e anche le persone, i custodi
giudiziari, incaricate di
esigerne il rispetto.
Il decreto, invece, nell’intento di
dare una veste accettabile al sostanziale
via libera all’attività
produttiva dell’Ilva, ha voluto
creare un nuovo incarico con
tutti gli orpelli conseguenti. “Il
Garante - si legge nel provvedimento
- avvalendosi dell’Istitu -
to Superiore per la Protezione e
la Ricerca Ambientale, e sentendo
le rappresentanze dei lavoratori,
acquisisce le informazioni
e gli atti ritenuti necessari, che l’azienda, le amministrazioni
e gli enti interessati devono tempestivamente
fornire”. Una volta acquisite le informazioni,
avviene la segnalazione al Presidente
del Consiglio dei ministri, al ministro dell’Am -
biente e a quello della Salute, riguardo a “even -
tuali criticità riscontrate nell’attuazione della predetta
autorizzazione (cioè l’autorizzazione integrata
ambientale che consente all’Ilva di operare,
ndr) e proponendo le idonee misure, ivi compresa
l’eventuale adozione di provvedimenti di amministrazione
straordinaria, anche in considerazione
degli articoli 41 e 43 della Costituzione”.
Al Garante, quindi, viene anche affidato il compito
di proporre un’eventuale provvedimento di
espropriazione dell’azienda come regolato dagli
articoli della Costituzione citati. Un’ipotesi piuttosto
remota, come ha assicurato ieri Passera e
che, in ogni caso, non sarebbe immediatamente
operativa. Il garante, infatti, può solo proporre il
provvedimento di espropriazione che però va determinato
dall’autorità pubblica, in questo caso il
governo. Il quale potrebbe utilizzare il “Testo unico
sulle espropriazioni per pubblica utilità” anche
se il decreto parla di “provvedimenti di amministrazione
straordinaria”, il che fa pensare al ricorso
alla legge Marzano (che però serve a gestire
le aziende insolventi).
RESTA IL FATTO di uno stanziamento di fondi
pubblici, “pari a complessivi 600 mila euro”, per
gli anni 2013, 2014, 2015. Chi paga? Le risorse
provengono dai fondi assegnati da due delibere
Cipe: quella per “interventi di contrasto del rischio
idrogeologico di rilevanza strategica regionale
nel Mezzogiorno” e le “risorse nel Mezzogiorno
nei settori ambientali depurazione acque e
bonifica di discariche”. Quindi, si tratta di fondi
sottratti all’ambiente.
A scagliarsi contro il decreto, però, non sono in
molti. Lo fa il presidente della Regione Puglia,
Nichi Vendola, che accusa il provvedimento di
ignorare il rafforzamento dei presìdi sanitari a
Taranto. La Fiom, invece chiede rassicurazioni
sulle risorse disponibili da parte dell’Ilva in mancanza
delle quali occorrerebbe passare subito “al -
l’Amministrazione straordinaria”. Cioè all’esproprio.
Il più duro, invece, è il presidente dei
Verdi, Angelo Bonelli, secondo il quale “a Taranto
ora si può inquinare per decreto”. Bonelli
attacca anche l’istituzione del garante perché sostituisce
“l’azione di vigilanza sul rispetto delle
leggi” che spetta alla magistratura.
Per quanto riguarda la nomina, l’idea del governo
è di darle ampia risonanza con un coinvolgimento
diretto del presidente Napolitano. Tra i nomi,
sono iniziati a circolare esponenti del mondo ambientalista,
e parlamentari Pd, come Ermete Realacci
(che smentisce seccamente) e Roberto Della
Seta (lo stesso che, secondo le intercettazioni della
magistratura, avrebbe subìto pressioni per i
suoi inverventi parlamentari a sfavore dell’Ilva).
Raggiunto dal Fatto , Della Seta interviene sul merito:
“Mi fa piacere che circoli il mio nome ma
non ne so nulla. L’importante è che il garante abbia
voce in capitolo”. Il ministro Clini, però, nell’intervista
qui a fianco, esclude categoricamente
l’ipotesi di un incarico a uomini politici e tira in
ballo persone di assoluta competenza. Altri tecnici,
sembra di capire, forse un magistrato. Un
altro dei nomi possibili è l’attuale capo dei Vigili
del Fuoco, Alfio Pini. Ma filtra anche quello di
Umberto Veronesi, l’oncologo nazionale che il
presidente Ilva, Bruno Ferrante, ha indicato come
un suo amico del “club del venerdì”.
Sa. Can. Il fatto quotidiano 2 dicembre 2012
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