A questo punto potrebbe "scatenarsi" una guerra tra poteri se la Procura di Taranto decidesse di sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale. La tesi prevalente negli ambienti giudiziari tarantini è che la funzione legislativa crea interferenze con l’ordine giudiziario: e, soprattutto, il decreto legge del governo non difende il diritto alla salute
La procura di Taranto potrebbe sollevare il conflitto. A questo punto potrebbe “scatenarsi” una guerra tra poteri se la Procura di Taranto decidesse di sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale. La tesi prevalente negli ambienti giudiziari tarantini è che la funzione legislativa crea interferenze con l’ordine giudiziario: e, soprattutto, il decreto legge del governo per l’Ilva di Taranto non difende il diritto alla salute e mette in discussione le perizie epidemiologiche e chimiche che sono state affrontate nell’incidente probatorio. L’Ilva inquina e provoca danni alla salute e il decreto legge che salva il colosso siderurgico non può cancellare il pericolo attuale e concreto ancora esistente, secondo gli inquirenti pugliesi. La firma del Colle apre di fatto un contenzioso giuridico con i magistrati che non ha precedenti.
“La questione è complicata”, ammetteva – prima della notizia della firma di Napolitano – il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, che sulla faccenda non si sbilancia. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha cercato di difendere l’operato del governo, affermando che “dire che un decreto costruito così è fatto per salvare l’Ilva” è una “lettura fuori dalla realtà”, ma la procura valuta le due possibili vie. Una è chiedere al giudice che sia proposta una questione di legittimità costituzionale del decreto legge, l’altra è sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione allo stesso decreto. L’occasione potrebbe essere già un’udienza del 6 dicembre, che però forse è un po’ troppo ravvicinata: l’udienza, davanti al tribunale del Riesame, riguarda la richiesta dell’Ilva di dissequestrare il prodotto finito e semilavorato giacente sulle banchine del porto, al quale sono stati posti i sigilli il 26 novembre. L’Ilva – si ipotizza – potrebbe rinunciare al Riesame facendo riferimento proprio all’approvazione del dl che sospende i provvedimenti di sequestro della magistratura.
L’Anm: “Forte assunzione di responsabilità da parte del governo”. Una cosa è certa: il decreto legge va studiato e in Procura sono al lavoro anche su questo fronte. “Saranno verificati – dice Maurizio Carbone, segretario dell’Anm e pubblico ministero a Taranto – gli effetti immediati dell’entrata in vigore del decreto legge che in quanto tale i magistrati sono tenuti ad applicare e ad osservare come qualsiasi disposizione di legge”. Poi “verranno verificati nelle sedi opportune – aggiunge – gli eventuali rimedi e la possibilità di sollevare conflitti di attribuzione o eccezioni di incostituzionalità laddove dovessero essercene i profili”. Il decreto, insomma, ribadisce Carbone “desta più di qualche perplessità oltre ad essere una forte assunzione di responsabilità da parte del governo nel momento in cui ritiene di superare i provvedimenti giudiziari e la situazione di pericolo esistente attraverso l’intervento normativo”. Il decreto, sottolinea ancora Carbone, “vanifica gli effetti di provvedimenti cautelari sui quali era già intervenuto un giudicato cautelare nel senso che il sequestro preventivo di luglio è stato giudicato dal Riesame e verso il provvedimento del Riesame non è stato, da parte dell’Ilva, sollevato il ricorso in Cassazione”.
Manifestazione di cittadini il 15 dicembre. Una delegazione dell’Idv guidata dall’on. Pierfelice Zazzera ha voluto incontrare il procuratore per esprimere “solidarietà” alla magistratura tarantina. E sul dl arrivano nuove parole molto dure da parte degli ambientalisti: “E’ stata scritta una bruttissima pagina di ingiustizia sociale e di arroganza politica”, dicono i rappresentanti di ‘Tarantorespira’, che propongono di andare sotto la prefettura con la Costituzione in mano. Il decreto legge è “illegale” anche per il ‘Comitato Cittadini e lavoratori liberi e pensanti’ del quale fanno parte numerosi dipendenti dell’Ilva e che ha promosso una mobilitazione a Taranto il 15 dicembre a sostegno della salute e dell’ambiente.. Nello stabilimento, intanto, si contano i danni del tornado, aggravati da una denuncia del Fondo Antidiossina di probabile dispersione di amianto. Inoltre, anche oggi, come ormai accade da mesi, una nuova notizia preoccupa le tute blu: l’Ilva – ha reso noto il segretario della Fim Cisl Mimmo Panarelli – “sta per consegnare le lettere di cassa integrazione ai dipendenti dell’area a freddo. Potrebbe farlo domani o dopodomani”. “Non sappiamo – ha detto il sindacalista – quanti lavoratori saranno interessati”. L’azienda ha convocato i sindacati per mercoledì. Si dovrà discutere anche della cassa integrazione disposta per 1.031 lavoratori dell’area a caldo a causa dei danni provocati dalla tromba d’aria: scade oggi ma alcuni impianti non sono stati ancora ripristinati e potrebbe essere prolungata.
Interrogato Archinà dal gip. Intanto il gip Patrizia Todisco, oggi, ha respinto l’istanza di revoca degli arresti in carcere di Girolamo Archinà, l’ex responsabile delle pubbliche relazioni all’Ilva arrestato il 26 novembre per corruzione in atti giudiziari, associazione per delinquere e falso. E, sempre sul fronte giudiziario, l’altra novità è l’interrogatorio dell’ex assessore provinciale all’Ambiente, Michele Conserva, del rappresentante dell’azienda di consulenza ambientale Promed Carmelo Delli Santi, che si trovano agli arresti domiciliari e del funzionario istruttore della Provincia Giampiero Santoro, destinatario di una richiesta di interdizione. Sono stati interrogati dal gip del tribunale di Taranto Vilma Gilli. Ai tre è contestata l’associazione a delinquere finalizzata alla concussione: hanno respinto gli addebiti e cercato di chiarire la loro posizione.
Ecco il testo del decreto.
Art. 1 (Efficacia dell’Autorizzazione Integrata Ambientale in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale) 1. In caso di stabilimento di interesse strategico nazionale, individuato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, quando presso di esso sono occupati un numero di lavoratori subordinati, compresi quelli ammessi al trattamento di integrazione dei guadagni, non inferiore a duecento da almeno un anno, qualora vi sia una assoluta necessità di salvaguardia dell’occupazione e della produzione, il Ministro dell’ambiente può autorizzare, in sede di riesame dell’autorizzazione integrata ambientale, la prosecuzione dell’attività produttiva per un periodo di tempo determinato non superiore a 36 mesi e a condizione che vengano adempiute le prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame della medesima autorizzazione, secondo le procedure e i termini ivi indicati, al fine di assicurare la più adeguata tutela dell’ambiente e della salute secondo le migliori tecniche disponibili.
2. Nei casi di cui al comma 1, le misure volte ad assicurare la prosecuzione dell’attività produttiva sono esclusivamente e ad ogni effetto quelle contenute nel provvedimento di autorizzazione integrata ambientale, nonché le prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame. E’ fatta comunque salva l’applicazione degli articoli 29-octies, comma 4 e 29-nonies e 29-decies del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, e successive modifiche ed integrazioni.
3. Fermo restando quanto previsto dagli articoli 29-decies e 29-quattuordecies del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dalle altre disposizioni di carattere sanzionatorio penali a amministrative contenute nelle normative di settore, la mancata osservanza delle prescrizioni contenute nel provvedimento di cui al comma 1 è punita con sanzione amministrativa pecuniaria fino al 10 per cento del fatturato della società risultante dall’ultimo bilancio approvato. La sanzione è irrogata, ai sensi dell’articolo 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689, dal Prefetto competente per territorio.
4. Le disposizioni di cui al comma 1 trovano applicazione anche quando l’autorità giudiziaria abbia adottato provvedimenti di sequestro sui beni dell’impresa titolare dello stabilimento. In tale caso i provvedimenti di sequestro non impediscono, nel corso del periodo di tempo indicato nell’autorizzazione, l’esercizio dell’attività d’impresa a norma del comma 1. Art. 4 (Efficacia dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata in data 26 ottobre 2012 alla società ILVA S.p.A. con decreto del Ministro dell’Ambiente DVA/DEC/2012/0000547). 1. L’impianto siderurgico della società ILVA S.p.A. di Taranto costituisce stabilimento di interesse strategico nazionale a norma dell’articolo 1. 2. L’autorizzazione integrata ambientale rilasciata in data 26 ottobre 2012 alla società ILVA S.p.A. con decreto del Ministro dell’Ambiente DVA/DEC/2012/0000547, nella versione di cui alla comunicazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 27 ottobre 2012, n. 252, contiene le prescrizioni volte ad assicurare la prosecuzione dell’attività produttiva dello stabilimento siderurgico della società ILVA S.p.A. di Taranto a norma dell’articolo 1. 3. A decorrere dall’entrata in vigore del presente decreto, la società ILVA S.p.A. di Taranto è immessa nel possesso dei beni dell’impresa ed è in ogni caso autorizzata, nei limiti consentiti dal provvedimento di cui al comma 2, alla prosecuzione dell’attività produttiva nello stabilimento ed alla conseguente commercializzazione dei prodotti per un periodo di 36 mesi, ferma restando l’applicazione di tutte le disposizioni contenute nel presente decreto.
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