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Demolizione
degli immobili abusivi del "Sacco del Circeo" degli anni '70 da parte
del Comune di San Felice Circeo e dell'Ente Parco Nazionale del Circeo.
Le
Circeo, operazione antiabusivismo:
demolito ecomostro dopo 36 anni
Ruspe in azione a Quarto caldo. Il sindaco Petrucci: "Questo è solo il
primo tempo". L'assessore regionale Ciocchetti: "Gli interventi sulla
costa devono essere una priorità"
di Giovanni Del Giaccio
SAN FELICE CIRCEO - Ci sono voluti 36 anni, ricorsi e passaggi
burocratici che sembravano non avere mai fine, ma oggi è stato demolito
l'ecomostro sul promontorio di Quarto Caldo. Una lottizzazione abusiva
realizzata con singole licenze rilasciate prima del '73 e poi al centro
di una vicenda giudiziaria che portò alla decapitazione del consiglio
comunale.
La revoca delle licenze avvenne nel '76. «Non siamo eroi - dice il
sindaco, Gianni Petrucci - ma questo è solo il primo tempo. Contro gli
abusi non ci fermeremo». La demolizione è stata possibile grazie al
contributo della Regione Lazio e oggi era presente il vice presidente
Luciano Ciocchetti. «Ero al mare qui e ho notato, cinque sei anni fa,
questi scheletri. Appena diventato assessore ho accelerato le pratiche
per arrivare a questa giornata».
La nuova amministrazione di San Felice ha acquisito l'area in un mese e
oggi sono partite le ruspe. «Gli interventi sulla costa sono una
priorità - ha aggiunto Ciocchetti - i Comuni avranno l'anno prossimo 3,5
milioni di euro a disposizione per le demolizioni». Soddisfazione è
stata espressa dal Parco del Circeo e da Legambiente.
Mercoledì 31 Ottobre 2012 - 13:37
Ultimo aggiornamento: 15:51
© RIPRODUZIONE RISERVATA
dal quotidiano online de la Provincia di Latina demoliti gli scheletri
abusivi di Quarto Caldo al Circeo
http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/121101latina/index.html#/22/
Circeo,
dopo 35 anni addio all’ecomostro di Quarto Caldo
31/10/2012, di Redazione (online) (modificato il 31/10/2012 alle 7:26
pm).
Demolito dopo 35 anni il complesso abusivo di Quarto Caldo a San Felice
Circeo. «Giù l’Ecomostro del Circeo. Sventato il nuovo scandaloso
condono edilizio, cancellato dal calendario dei lavori dell’aula del
Senato, Legambiente festeggia due volte, con lo striscione
Abbattiamolo!, all’avvio della demolizione di due degli scheletri
abusivi di Quarto Caldo nel cuore del Parco Nazionale del Circeo. Dopo
oltre 35 anni, concluso il lungo iter burocratico, il Comune di San
Felice Circeo ha acquisito di diritto e gratuitamente l’area e inviato
le ruspe per la demolizione, grazie alla collaborazione dell’Ente Parco e
dell’Ufficio Vigilanza sull’abusivismo della Regione Lazio».
«Affonda le radici negli anni ’70 la storia della lottizzazione abusiva
di Quarto Caldo, una sventola da quasi 3 ettari per una capacità
edificatoria vicino a 100.000 metri cubi in una zona di grande pregio
naturalistico, bloccata dall’amministrazione che annullò le concessioni
edilizie alla società Malora III – si legge nel comunicato – Undici anni
dopo i quattro edifici realizzati in maniera parziale e l’intero lotto
furono acquistati dalla società Acantos che presentò domanda di condono,
l’istanza fu respinta nel 1994 ed il Comune diffidò la società a non
effettuare ulteriori lavori abusivi, nel 1999 venne ordinata la
demolizione ma la società propose ricorso al TAR che nel 2010 dichiarò
di fatto estinto il ricorso». «La demolizione degli abusi nel Parco
Nazionale del Circeo è un gran bel segnale di legalità per una terra
afflitta da una presenza radicata della criminalità organizzata, dove
vengono recapitati proiettili a forze dell’ordine e magistrati – afferma
Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – Nel Lazio è
allarmante la situazione dell’illegalità ambientale, dall’abusivismo
edilizio, al traffico illecito di rifiuti, dall’inquinamento delle acque
a quello atmosferico, con pesanti interessi della criminalità
organizzata. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2009 ben 6.200
abusi hanno creato una profonda ferita ai danni del territorio del
Lazio: un abuso su quattro si compie nelle aree vincolate e uno su
cinque sfregia le coste. L’assalto criminale legato all’edilizia va
fermato con una nuova stagione di demolizioni in tutto il territorio,
dopo l’Isola dei Ciurli a Fondi, Ardea e San Felice bisogna mantenenere
accese le ruspe contro i ritmi impressionanti dell’abusivismo,
sostenendo i Comuni come è avvenuto in questi casi anche con il fondo di
rotazione per la lotta all’abusivismo».
«Ben 41.588 abusi edilizi hanno sfregiato il Lazio – continua la nota –
tra il 2004 e il 2009, periodo nel quale non agisce alcun condono
edilizio, un numero increbibile pari quindi a 18,9 abusi al giorno. Il
25% degli abusi -ossia 10.397 abusi- deturpa aree vincolate, mentre ben
9.149 (22%) hanno riguardato comuni costieri del Lazio e 14.430 abusi
(il 30% del totale) sono compiuti nella Capitale». «Dopo l’abbattimento
dell’Isola dei Ciurli, il più grande ecomostro della Regione Lazio e la
demolizione della darsena con annesse strutture abusive sul Lago di
Paola, in pieno Parco del Circeo, un’altra importante operazione, tesa a
ripristinare la legalità sul territorio pontino e in tutto il basso
Lazio, vede oggi la luce, e cioè l’inizio degli abbattimenti del più
vecchio ecomostro di uno dei più antichi parchi nazionali italiani –
afferma Marco Omizzolo, presidente circolo Legambiente Larus Sabaudia e
coordinatore provinciale Legambiente Latina- Grazie infatti alla
demolizione di alcuni degli scheletri di Quarto caldo a San Felice
Circeo, case abusive costruite in una delle zone più belle del Circeo e
che attendevano questa sorte da molto tempo dopo il sequestro dei
cantieri disposto addirittura nel lontano 1976, assistiamo ad un ritorno
alla legalità in un territorio di straordinaria importanza ambientale e
di grande suggestione paesaggistica. L’auspicio è che non si tratti di
un episodio occasionale, ma che si continui su questa strada affinchè
abusivismo ed illegalità, cause principali di scempi ai danni del nostro
territorio, cessino per sempre». «Tanti altri Ecomostri rimangono da
demolire anche nel Lazio e Legambiente terrà alta l’attenzione con la
nuova campagna nazionale contro l’edilizia illegale ‘Abbatti l’abusò –
continua la nota – Solo nel 2011, molteplici casi indagini, abusi e
sequestri hanno evidenziato decine di casi: proprio a San Felice Circeo
sono scattati i sigilli a una villa del valore di 400 mila euro a quanto
pare senza nessuna concessione, a Formia a 16 appartamenti del valore
di circa cinque milioni di euro sorti in violazione dei piani
territoriali a due passi dal mare dello splendido Golfo, in località
Acquatraversa; le ruspe sono ferme di fronte a diversi ecomostri, primo
tra tutti le 285 unità abitative della lottizzazione abusiva Bella
Farnia ancora a Sabaudia, in attesa del giudizio della Cassazione, così
come i dieci villini della lottizzazione abusiva nella piana di
Sant’Agostino a Gaeta e gli abusi del camping Santa Anastasia di Fondi,
come nel caso del parcheggio sulla spiaggia a Lavinio (Rm) abbandonato
da molti anni. Nell’area romana, una lottizzazione abusiva è sorta alla
luce del sole su un’area di quattro ettari a Pomezia (Rm), mentre
un’altra indagine ha disposto ad Ardea (Rm) il sequestro di un’area
agricola di circa 35 mila metri quadri sulla quale sono stati realizzati
168 manufatti destinati ad abitazioni civili. Nella Capitale, poi, sono
stati sequestrati 33 ettari all’interno dell’area protetta della pineta
di Castelfusano per opere abusive nel campeggio, denunciate da
Legambiente sin dal 2004, su cui insistono circa 800 unità abitative,
numerosissimi ormeggi per circa 200 imbarcazioni.
E secondo l’ex direttore dell’ufficio condono edilizio gli abusivi
avevano un vero e proprio listino prezzi da 5 mila euro per una veranda
in periferia, a 250.000 euro per una mini lottizzazione».
«L’abbattimento dell’ecomostro del Circeo fa ben sperare per i tanti
altri mostri di cemento abusivo che rimangono da demolire anche nel
Lazio – afferma Valentina Romoli, responsabile ambiente e legalità di
Legambiente Lazio – Con l’Osservatorio Ambiente e Legalità di
Legambiente Lazio, che raccoglie centinaia di segnalazioni dei cittadini
al numero verde 800 926248, continueremo l’attività di denuncia e
informazione per battere le illegalità».
LA LUNGA STORIA DI QUARTO CALDO. Sono di oggi le demolizioni a Quarto
Caldo, nel cuore del Parco nazionale del Circeo, di dieci ville composte
da 16 unità abitative per un volume complessivo di circa 10.000 metri
cubi, ma la storia degli abusi edilizi in quell’area è lunga quasi 40
anni. Tutto parte nel 1973 quando il Comune di San Felice Circeo
rilascia alla società Maiora III le licenze edilizie per la costruzione
di quattro nuclei abitativi separati per un totale di 21 appartamenti in
via delle Batterie, sul promontorio fronte mare nell’area denominata
Quarto Caldo del Parco nazionale.
Nel 1974 arrivano le Comunicazioni giudiziarie a due sindaci e al legale
rappresentante della Maiora III, che aveva iniziato la costruzione
delle ville. Nel 1976, con l’ordinanza n. 73 dello stesso anno, il
comune di San Felice annulla per lottizzazione abusiva le licenze
edilizie. Successivamente con l’ordinanza n.125 del 1976 la società
Maiora III viene diffidata a demolire le opere già realizzate (diffida
non ottemperata). Sempre nel 1976, nel mese di giugno, parte
l’operazione «Sacco del Circeo» con centinaia di cantieri sequestrati,
con il pretore Infelisi, inclusi quelli della Maiora III.
Quindi nel 1986, a seguito del fallimento della Maiora III, il Tribunale
di Roma autorizza la società Cti (aggiudicataria del complesso
immobiliare) a presentare istanza di condono edilizio ai sensi della
legge 47/85. Nel 1987, la società Acantos immobiliare e finanziaria, con
sede a Roma, acquista gli immobili, che erano rimasti allo stato di
rustico. È invece il 1994 quando l’Acantos dichiara al Comune di voler
completare i lavori a seguito del condono che era stato presentato. Il
Comune respinge l’istanza, diffida a non dar corso ai lavori e a
ottemperare l’ordinanza di abbattimento mai eseguita.
Nel 1999 con l’ordinanza comunale n. 257 del 1999 si dichiara
improcedibile l’istanza di condono edilizio e nuovamente si ordina
all’Acantos la demolizione di tutte e quattro le strutture edilizie. E
nel 2000 il Comune di San Felice Circeo procede alla demolizione di 7
delle ville in costruzione e l’Acantos deposita un ricorso al Tar del
Lazio contro il Comune per l’annullamento dell’ordinanza 257/1999. Il
Tar del Lazio accoglie la domanda di sospensione cautelare per la misura
demolitoria e acquisitiva, con il divieto in ogni caso di espletamento
di qualsiasi attività edilizia senza la prescritta autorizzazione di
legge. Trasferisce quindi la competenza al Tar di Latina.
Nel 2010 il Tar Lazio, sezione staccata di Latina, dichiara ‘perentò,
decaduto, il ricorso proposto dall’Acantos contro il Comune di San
Felice Circeo. Nel 2011 con la direttiva 8066/2011 la giunta comunale
affida al responsabile del settore urbanistica e pianificazione del
territorio l’adempimento delle precedenti ordinanze rimaste inevase.
Sono seguite verifiche effettuate anche dalla polizia locale che hanno
portato alla determinazione n.195/2011 con cui si provvedeva
all’acquisizione a favore del Comune di tutte le strutture edilizie
abusive e delle aree a queste relative. È stata poi disposta la
demolizione delle strutture edilizie a partire dal 12 ottobre.
Il Comune e il Parco nazionale hanno verificato l’eventuale interesse
pubblico a salvare alcune strutture abusive mentre il Parco autorizzava
gli interventi sulla vegetazione necessari all’apertura del cantiere per
la demolizione. Il Parco inoltre ha messo a disposizione 250.000 euro,
proveniente da un fondo del Ministero dell’Ambiente per la repressione
dell’abusivismo edilizio nei Parchi Nazionali. Si arriva, infine, al
2012 ed il Parco Nazionale concorda con il Comune l’importo di 176.462
euro per l’esecuzione dell’abbattimento. Sulla base di questo, il Comune
provvede nei termini di legge alla selezione della ditta poi incaricata
per l’esecuzione dei
lavori.http://www.latina24ore.it/breaking-news/50440
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