IL GOVERNO TOGLIE I SIGILLI
A L L’ILVA. CON UN DECRETO
MENTRE IL GIP DICE NO AL DISSEQUESTRO DEGLI IMPIANTI, DIVENTA
LEGGE L’AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE . PRODUZIONE ASSICURATA LE SANZIONI
Se non viene rispettato
il piano di bonifica e
messa in sicurezza multe
salate. Il garante potrà
arrivare fino all’e s p ro p r i o
dello stabilimento di Marco Palombi
Quella che è stata
adottata dal consiglio
dei ministri è
una legge e come
tale dovrà essere rispettata.
Anche dal tribunale del Riesame”.
Corrado Clini mette le
mani avanti sul decreto - varato
ieri dopo una discussione
di sei ore che ha fatto slittare a
mercoledì il Dl sull’incandidabilità
dei condannati - che
consente all’Ilva di riprendere
a produrre. In conferenza
stampa a palazzo Chigi insieme
a Mario Monti e Corrado
Passera, il ministro dell’Ambiente
“avverte” insomma i
giudici attesi ad una scelta giovedì
prossimo. Non dovrà più
succedere quanto accaduto ieri
mattina, quando la gip Patrizia
Todisco ha rigettato
un’istanza di dissequestro dell’area
a caldo dello stabilimento:
d’altronde “non c’era ancora
il decreto”, ha tagliato corto
il premier.
SEMBRANO convinti che la situazione
sia risolta anche gli
operai liguri di Ilva, che ieri
hanno applaudito la nuova legge
e sciolto il presidio davanti
alla prefettura di Genova.
“Questo decreto era necessario
e urgente - ha spiegato Passera
- dovevamo evitare un impatto
sull’economia da otto o nove
miliardi di euro e farlo subito,
perché si stava fermando la filiera
dell’acciaio tanto nel
gruppo Riva quanto negli stabilimenti
di chi aspetta le forniture”.
Funzionerà, promette
invece Monti: “E’ una creatura
blindata dal punto di vista della
sua effettiva applicazione”.
Quanto al merito, il testo partorito
dal governo è quello atteso
nei giorni scorsi, eccetto
forse per la durezza delle sanzioni
in caso di inadempienza,
che arrivano fino all’esproprio.
In sostanza l’Autorizzazione
integrata ambientale del 26 ottobre
diventa una legge dello
Stato e viene inglobata nel decreto:
“Per consentirne la piena
attuazione – ha spiegato poi
l’esecutivo - Ilva può disporre
degli impianti e continuare
l’attività produttiva per tutta la
durata dell’Aia (sei anni, ndr),
sempre che rispetti tutti gli
adempimenti previsti”. In questo
modo, promette Clini,
“cambieranno radicalmente le
procedure produttive dell’area
a caldo, dalle cockerie al parco
minerario”, garantendo quindi
il rispetto dell’ambiente e della
salute dei cittadini senza perdere
i posti di lavoro. La novità,
come detto, sono le sanzioni:
oltre a quelle già previste dall’Aia,
se Ilva non rispetterà il
cronoprogramma di bonifica e
messa a norma degli impianti,
“è stata introdotta la possibilità
di una sanzione fino al 10% del
fatturato annuo dello stabilimento”
(ai valori del 2011 si
tratta di quasi un miliardo di
euro). È la figura del Garante, però,
quello che ha in mano l’arma
finale: sarà, nelle parole dell’esecutivo,
una figura di assoluta
“indipendenza” (anche finanziaria),
competenza ed esperienza”,
verrà nominato dal capo
dello Stato su proposta del
governo e “dovrà vigilare sulla
completa attuazione del decreto”.
I suoi poteri d’intervento
in caso la proprietà non risani
la fabbrica arrivano fino all’amministrazione
straordinaria
secondo gli articoli 41 e 43
della Costituzione (quest’ulti -
mo parla di esproprio) e “al
particolare interesse strategico
che ha l’attività siderurgica a
Taranto”. Il costo degli investimenti
in tutela dell’ambiente,
ovviamente, dovrà essere a carico
dell’azienda: si parla di tre
e più miliardi in pochi anni e,
visto il pregresso, esiste più
d’un dubbio sulle reali intenzioni
dei Riva. Chiosa Passera:
“La proprietà non solo è costretta
a farli, ma se non fa
quello a cui la legge la obbliga,
potrebbe persino perdere la
proprietà stessa”.
RESTA il tema del rapporto
con la magistratura: lo stesso
Giorgio Napolitano, che dovrà
firmare quel testo, ha preteso
che l’esecutivo chiarisse in ogni
modo che non si trattava di un
intervento contro i magistrati.
E infatti Monti l’ha ripetuto come
un mantra: c’è quella faccenda
del dissequestro, ma con
questo testo “vengono perseguite
in maniera inderogabile
le finalità espresse dai provvedimenti
dell’autorità giudiziaria”.
Difficile, però, che la magistratura
tarantina non avvii
almeno un ricorso davanti alla
Consulta. Il premier, però, s’è
detto certo che sulla costituzionalità del decreto è tutto a posto
(anche perché parecchie
ore se ne sono andate proprio
per controllare questo aspetto
con l’Avvocatura dello Stato):
“Non abbiamo bisogno di fare
appelli affinché il provvedimento
non venga impugnato,
perché abbiamo fatto una
grandissima attenzione alla
compatibilità costituzionale” e
comunque i decreti “hanno costitutivamente
bisogno del
consenso del Presidente della
Repubblica, la cui stella polare
è la Costituzione”. Il fatto quotidiano 1 dicembre 2012
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